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giovedì, settembre 30, 2010

 

LA COERENZA DI NAPOLETANO

L'AMICO MAGISTRATO LUIGI TOSTI, PROBABILMENTE PER QUESTO SUO ARTCOLO, E' STATO RIMOSSO DA FACEBOOK. NOI LO PUBBLICHIAMO INTEGRALMENTE:

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Il Presidente della Repubblica Napolitano è intervenuto sul caso dei simboli della Lega ostentati nella scuola elementare di Adro, “tuonando” contro l’iniziativa leghista perché, a suo giudizio, "nessun simbolo identificabile con una parte politica può sostituire, in sede pubblica, quelli della nazione e dello Stato, nè questi possono essere oggetto di provocazione e sfide". Questo giudizio, Egregio Presidente, mi trova d'accordo: ma altrettanto non sono per la sua “coerenza”. Ella ci ricorda, giustamente, che in Italia vige il principio “supremo” del “pluralismo politico”, in virtù del quale (art. 49) “tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti”, ma nessuno si può arrogare il diritto di “marcare” le istituzioni pubbliche con simboli politici di parte, visto e considerato che le Istituzioni appartengono a tutti gli italiani. Ma dell’altrettanto supremo principio costituzionale del “pluralismo religioso”, in virtù del quale “tutte le confessioni religiose sono eguali di fronte alla legge”, sicché i cattolici non possono arrogarsi il diritto di “marcare” con i crocifissi le scuole, i tribunali, gli ospedali, le caserme e gli uffici pubblici, che appartengono anch’essi a tutti gli italiani, e non ai cattolici, Ella ha forse perso memoria, Signor Presidente? Come mai, Signor Presidente, Ella non ha altrettanto “tuonato” contro questo sopruso della Chiesa, del Vaticano e dei Cattolici e, anzi, è intervenuto nella causa intentata dalla cittadina Lautsi Soile contro l’Italia dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sostanzialmente per auspicare che la Grande Camera “ribalti” la sentenza che ha condannato l’Italia accogliendo le tesi del Governo ("La laicità dell'Europa non può essere concepita e vissuta in termini tali da ferire sentimenti popolari elementari e profondi... la questione, particolarmente sensibile, dell'atteggiamento da tenere nei confronti delle simbologie religiose può essere più opportunamente affrontata - secondo il generale principio di sussidiarietà, che ha finora costantemente ispirato la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo - dai singoli Stati, che sono in grado di meglio percepirne la valenza in rapporto ai sentimenti diffusi nelle rispettive popolazioni")? E come mai, Signor Presidente, quando ebbi a chiederle di inviarmi (a mie spese) sue fotografie da appendere a fianco dei crocifissi esposti nel Tribunale di Camerino, Ella non mi ha degnato di una risposta? Forse si vergogna, Signor Presidente, che nelle aule dei Tribunali siano esposti simboli “neutrali” che identificano tutti gli italiani, piuttosto che simboli partigiani? Oppure, Signor Presidente, Ella ritiene, come altri ritengono, che sia più prudente e più saggio in politica (e non solo) seguire il vecchio adagio secondo cui è meglio essere forti coi deboli e deboli coi forti? Risponda, Signor Presidente, a questi interrogativi: ci dia la dimostrazione, a noi italiani di “religione inferiore”, che Ella ritiene che "anche" uno "sporco" ebreo, uno "sporco" islamico, uno "sporco" buddista e uno "sporco" ateo sono, in questa Repubblica (che non dovrebbe essere) delle banane, esseri umani “uguali” agli adepti della Superiore Religione cattolica, e quindi aventi la stessa dignità e gli stessi diritti, ivi incluso quello di esporre i nostri simboli a fianco di quelli dei cattolici. 29 settembre 2010.

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Luigi Tosti

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Fonte:

http://tostiluigi.blogspot.com/


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giovedì, settembre 23, 2010

 

Crocifisso: Richiesta di rimozione da una camera dell’Ospedale di Jesi Asur 5

Jesi (Ancona) – Ennio Montesi, cittadino italiano e scrittore di narrativa, ha richiesto formalmente il giorno 16/09/2010 la rimozione del simbolo religioso del crocifisso dalla parete della propria camera n. 17 del reparto di chirurgia generale dell’Ospedale di Jesi, Asur n. 5, viale della Vittoria, nella quale camera Montesi era ricoverato per un intervento chirurgico. Il paziente Montesi ha fatto varie richieste: una verbale all’infermiera capo sala del reparto, e contemporaneamente una richiesta scritta a mano consegnata personalmente da Montesi alla dr.ssa Virginia Fedele della direzione medica di presidio ospedaliero di Jesi. Non ottenendo alcuna risposta, nella mattinata di venerdì 17/09 Montesi presenta allora una terza richiesta, sempre scritta a mano, a una collega della dr.ssa Fedele, appartenente della direzione ospedaliera. «La mia permanenza in ospedale sarebbe stata di pochissimi giorni» commenta Montesi «e mi aspettavo una risposta veloce per non dovermi sorbire l’imposizione forzata del simbolo chiodato del crocifisso, simbolo di violenza, torture, morte e di crimini atroci contro l’Umanità. L’ospedale è pubblico e ha sede dentro il territorio laico dell’Italia e mai avrei potuto accettare che mi venisse imposto, oltre che discriminandomi, non avendo io nulla a che fare con la setta della Chiesa cattolica. La risposta è arrivata poche ore dal mio terzo sollecito - e poco prima del mio intervento chirurgico - dalla dr.ssa Fedele la quale mi comunicava, a voce e non per iscritto, che il crocifisso doveva restare lì, punto e basta, adducendo nebulose motivazioni. Ho fatto notare alla dottoressa che la mia lettera per la richiesta di rimozione del crocifisso faceva riferimento agli importanti articoli n. 3 e n.19, della “Costituzione della Repubblica Italiana, faceva riferimento all’articolo 9 della Carta Internazionale per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo, recepita anche dall’Italia, e inoltre faceva riferimento alla sentenza della Corte Europea di Strasburgo del 3/11/2009 (caso Lautsi Soile contro Italia) e alla sentenza del 21/2/2008 (Alexandridis contro Grecia) sempre del C.E.D.U. Tutto questo è accaduto tra miei prelievi del sangue e dell’urina, tra i vari controlli della mia pressione e temperatura corporea, visite mediche, inserimento dell’ago nel polso pronto per l’entrata dei farmaci liquidi, fasi indispensabili prima della mia anestesia totale ed ingresso in sala operatoria. Curioso che nell’assentarmi pochi minuti dalla mia camera per una di queste fasi, al mio ritorno, abbia trovato sul mio comodino accanto al letto un pieghevole in carta con orari di messe a rito cattolico presso la cappella dell’ospedale, con stampate icone di madonne con bambolotto in mano, icone di “santi” e “martiri” e una filastrocca farneticante denominata “preghiera del malato”, pieghevole presumo lasciatomi in omaggio dal frate cappellano che si aggira per l’ospedale a indottrinare i pazienti ammalati e a fare proseliti. Al mio ritorno dalla sala operatoria il crocifisso era, ed è, ovviamente ancora lì, attaccato al muro, a beffa e a dispetto delle mie repentine richieste, ma soprattutto a dispetto delle leggi dello Stato Italiano, a beffa di sentenze di altissimo livello, a dispetto di Carte costituzionali. L’Italia è indubbiamente una colonia del Vaticano e gli italiani non sono considerati cittadini, ma sudditi genuflessi del Pontificio Stato Papalino.»

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