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martedì, marzo 18, 2008

 

Ascolta: Le radici Atee dell'Europa


La costante anticristiana
della democrazia in occidente

Conferenza pubblica del 1 marzo 2008

Ascolta la conferenza su Radio Radicale
clicca qui per ascoltare e/o scaricare mp3
durata: 2h 2' 26":


http://www.radioradicale.it/scheda/248498/conferenza-pubblica-sul-tema-le-radici-atee-delleuropa

Interventi:

Valentina Conti
assessore alla cultura comune di Jesi

Giulio Giorello
filosofo e saggista docente di Filosofia della Scienza
presso l’Università degli Studi di Milano

Sergio Martella
psicoterapeuta e scrittore

Ennio Montesi
scrittore e fondatore di Axteismo,
movimento internazionale di libero pensiero

Luigi Tosti
magistrato presso il Tribunale di Camerino

clicca qui per ascoltare e/o scaricare mp3 - durata: 2h 2' 26":
http://www.radioradicale.it/scheda/248498/conferenza-pubblica-sul-tema-le-radici-atee-delleuropa

Nella foto da sinistra:
Ennio Montesi, Giulio Giorello,
Valentina Conti, Luigi Tosti, Sergio Martella.

Le foto di alta qualità dei relatori sono sul sito:
http://nochiesa.blogspot.com

“Se un filosofo è un uomo cieco che cerca in una stanza buia un gatto nero che non c'è,
un teologo è l'uomo che riesce a trovare quel gatto”. Bertrand Russell

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Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto da sinistra,
Valentina Conti, Luigi Tosti, Sergio Martella

 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto da sinistra, Ennio Montesi e Giulio Giorello


 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto da sinistra,
Valentina Conti, Luigi Tosti, Sergio Martella



 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto da sinistra,
Giulio Giorello, Valentina Conti, Luigi Tosti, Sergio Martella

 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto da sinistra, Ennio Montesi e Giulio Giorello

 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto da sinistra,
Giulio Giorello, Valentina Conti, Luigi Tosti, Sergio Martella

 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto, Luigi Tosti


 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto, Sergio Martella


 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto da sinistra, Ennio Montesi, Giulio Giorello, Valentina Conti

 

Conferenza “Le radici Atee dell’Europa”

Nella foto, Ennio Montesi


venerdì, marzo 14, 2008

 

E’ lecito bruciare gli ebrei negli eco-inceneritori?

Il quesito, apparentemente provocatorio, è stato posto a diversi cittadini della Comunità europea per saggiarne la preparazione giuridica e la capacità di discernimento. La circostanza che la totalità degli interpellati abbia risposto negativamente non dovrebbe suscitare meraviglia: anche il cittadino più sprovveduto, infatti, sa che il “diritto alla vita” è un “diritto inviolabile”, garantito sia dalla Carta Europea che dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo.
Di contrario avviso, però, sembra essere la Commissione europea, stando almeno al tenore della risposta che il Commissario europeo Franco Frattini ha fornito, a nome dell’intera Commissione, alla interrogazione scritta n. E-0284 del 2008 dell’On.le Marco Cappato.
Con questa interrogazione l’On.le Cappato ha invitato la Commissione europea a stabilire se integrasse o meno un atto di “discriminazione religiosa” il comportamento del Governo Italiano che, dopo aver imposto al giudice Luigi Tosti di tenere le udienze sotto l’incombenza dei crocifissi, vietandogli di esporre la sua “menorah” ebraica, lo ha condannato ad un anno di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici, sospendendolo anche dalle funzioni e dallo stipendio, perché il magistrato si è rifiutato di tenere le udienze.
Per la precisione l’On.le Marco Cappato, dopo aver ricordato alla Commissione Europea che “esiste una serie di norme internazionali ed europee che consacrano il diritto alla libertà di religione e il diritto alla non discriminazione come diritti individuali inviolabili”, ha chiesto di valutare “se l'affissione dei crocifissi nelle aule di giustizia in base ad una circolare fascista, congiunto al rifiuto del governo italiano di autorizzare il magistrato Luigi Tosti ad esporre i suoi simboli, integrasse o meno una violazione delle norme internazionali, europee e nazionali sulla libertà di religione e sul divieto di discriminazione religiosa o razziale”.
Il Commissario europeo Franco Frattini, rispondendo “a nome della Commissione europea”, ha declinato la “competenza” della Commissione ad intervenire sulla questione, “ricordando all’On.le Cappato che le leggi nazionali sui simboli religiosi negli edifici pubblici rientrano nell'ordinamento giuridico interno italiano”.
Come dire: se il Governo Italiano infila gli ebrei negli eco-inceneritori, calpestando così il loro “diritto alla vita” -che è un diritto inviolabile al pari di quello alla “libertà religiosa” e di quello alla “non discriminazione”- la Commissione europea non può intervenire perchè “la disciplina dello smaltimento dei rifiuti rientra in modo esclusivo nell’ordinamento giuridico interno”!
Si vocifera che il Ministro di Giustizia italiano, dopo aver preso visione dell’illuminata risposta del Commissario europeo Frattini, abbia intenzione di emanare un’altra circolare con la quale imporrà ai giudici e agli imputati ebrei di presenziare ai dibattimenti penali con un bastone di 5 centimetri di diametro e 40 di lunghezza inserito nell’orifizio anale: anche “la disciplina dello svolgimento delle udienze -infatti- rientra in modo esclusivo nell’ordinamento giuridico interno dell’Italia”.

Luigi Tosti
magistrato italiano appartenente all’inferiore razza ebraica,
via Bastioni Orientali 38 – 47900 Rimini
tosti.luigi@yahoo.it

mercoledì, marzo 12, 2008

 

Crimini della Chiesa cattolica


venerdì, marzo 07, 2008

 

Breccia di Porta Pia. A quando la nuova, ultima e risolutiva Breccia?

Grazie all’archivio di un amico attento di Axteismo, siamo entrati in possesso di questa foto cartolina storica rarissima e straordinaria della Breccia di Porta Pia. La pubblichiamo con l’intento che venga diffusa massicciamente su internet così che ne resti traccia per sempre. Nelle scuole ormai si evita di insegnare che cosa è stata la Breccia di Porta Pia e che cosa ha significato per l’Italia. E’ diventato un luogo comune il fatto che tutto ciò che non piace ai preti-stregoni del Vaticano non deve essere insegnato nelle scuole italiane.

20 settembre 1870, la presa di Roma comportò l'annessione di Roma al Regno d'Italia e, al contempo, decretò la fine del plurisecolare Stato Pontificio.

«La nostra stella, o Signori,
ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la città eterna,
sulla quale 25 secoli hanno accumulato ogni genere di gloria,
diventi la splendida capitale del Regno italico».

Camillo Benso, conte di Cavour,
discorso al Parlamento italiano 11 ottobre 1860

mercoledì, marzo 05, 2008

 

Tosti: “La Chiesa cattolica è la più grande associazione a delinquere della storia”

Questo quanto dichiarato in aula dal giudice Luigi Tosti, condannato ad un anno di reclusione ed interdizione dai pubblici uffici per essersi rifiutato di tenere udienze in aule con esposto il Crocefisso

Vietata la registrazione video dell’udienza, richiesta dallo stesso imputato, che accusa le istituzioni di censura

Giovedì 21 febbraio presso il Tribunale penale dell’Aquila è stata emessa la sentenza di condanna nei confronti del giudice Luigi Tosti, al quale è stata inflitta una pena di un anno di reclusione ed un anno di interdizione dai pubblici uffici perché ritenuto colpevole di omissione in atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio.


La vicenda giudiziaria di Luigi Tosti è iniziata nel 2005, anno in cui ha subito un processo che è culminato in una condanna a 7 mesi di reclusione ed interdizione dai pubblici uffici a causa del suo rifiuto di tenere udienze in aule giudiziarie dove fossero esposti crocifissi. Tosti aveva chiesto che venisse rimosso il simbolo cattolico oppure che gli fosse concessa l’autorizzazione ad esporre anche i suoi simboli religiosi, ovvero la menorà ebraica.

Non avendo ottenuto quanto richiesto il giudice Tosti ha avvisato di non voler tenere udienze e questo suo comportamento è stato giudicato un reato e come tale punito con la condanna citata. Dopo la prima sentenza il giudice ha continuato a non soprassedere alle udienze e, desideroso di chiarire questa vicenda, ha deciso di auto-denunciarsi così che si è arrivati a questo nuovo processo.

La Voce d’Italia ha intervistato il giudice Luigi Tosti, personaggio divenuto scomodo, che trova poco spazio sui media nazionali.

Giudice Tosti, potrebbe commentarci questa sentenza?

Si tratta sicuramente di una condanna allucinante. Dopo la prima sentenza, essendo io molto testardo, ho continuato a non soprassedere alle udienze ed ho deciso per questo di denunciarmi. Il Tribunale mi ha ricondannato per il vincolo della continuazione ed ha aumentato la pena. L’udienza si è però svolta in un clima di pregiudizio nei miei confronti. Per prima cosa ho avanzato, come imputato, le medesime richieste che avevo espresso in qualità di giudice, ovvero che venisse tolto il crocifisso dall’aula giudiziaria, oppure, e questo è quasi sempre ignorato dalla stampa, che mi venisse concesso di esporre la menorà ebraica. Se questo non è considerato legittimo si sarebbe dovuto provvedere ad inviare una richiesta alle istituzioni competenti visto che l’Italia, secondo l’articolo 3 della Costituzione, è una Repubblica fondata sull’uguaglianza. La mia richiesta non è stata accolta, ma senza che mi sia stata data alcuna motivazione, la si è semplicemente lasciata cadere nel nulla. L’unica risposta che ho ricevuto è che il crocefisso “non dava fastidio”, mentre per quanto riguarda i miei simboli, che credo anch’essi non diano fastidio, mi è stato riferito che l’autorizzazione non poteva essere data se non dal Ministro della Giustizia, cosa che so bene ed infatti la mia richiesta andava proprio in tal senso, ovvero che i giudici richiedessero tale autorizzazione. Questo, come detto, non è stato fatto.
Un altro elemento che conferma il clima di ostilità in cui mi sono venuto a trovare concerne le possibilità di riprendere il processo. Io avevo portato una telecamera con l’obiettivo di registrare l’intera udienza, ma, prima ancora che cominciasse la seduta e che io potessi presentare la mia richiesta un capitano dei Carabinieri ha requisito la cinepresa. La motivazione era che le riprese non erano state autorizzate, fatto molto strano visto che, ripeto, io non avevo ancora posto tale domanda. Fatto presente ciò al Presidente, questi ha deciso seduta stante di negare l’autorizzazione senza nemmeno ritirarsi per consultarsi con gli altri giudici come da procedura. Se si considera la mediatizzazione di un processo come quello ai coniugi Romano, magari contro la loro stessa volontà, non si spiega questo rifiuto, visto che in questo caso era proprio l’imputato a volere le riprese, se non con la deliberata intenzione di non divulgare le immagini di un processo che avrebbero potuto recare vergogna alle istituzioni. Si è voluto tener nascosta la mia richiesta di uguaglianza, la mia denuncia contro gli abusi della ‘superiore razza cattolica’.
Passando poi alla condanna vera e propria si deve sottolineare l’inesattezza di tale giudizio. Il mio comportamento non può costituire un reato perché io ho avvisato che non intendevo soprassedere alle udienze quindi l’accusa di aver recato disagi ai cittadini italiani è infondata in quanto avrei potuto benissimo essere sostituito. Basti pensare che la Cassazione ha già assolto dal reato di interruzione di pubblico servizio un’insegnante che non si è recata al lavoro presentando un falso certificato medico mentre è stato poi accertato che aveva speso il suo tempo in viaggio. Essendo stata sostituita da una supplente la Corte ha giudicato priva di fondamento l’accusa di interruzione di pubblico servizio, facendo sì che all’insegnante potessero essere applicate solamente le dovute sanzioni amministrative. Va poi notato che io, oltre ad aver avvisato prima, ho anche dato la mia disponibilità ad andare in aula, basta che mi venisse accordata la possibilità di esporre la menorà.Una sanzione amministrativa è proprio quello che avrei voluto così avrei potuto fare ricorso e costringere il giudice a decidere in merito al fatto se fosse discriminatorio, contrario all’articolo 3 della Costituzione e lesivo del diritto di uguaglianza obbligare un dipendente pubblico a lavorare in un ufficio dove c’è un simbolo diverso dal suo. A mio avviso si tratta di un reato di discriminazione che, secondo una legge del 1975, prevede una pena fino a 3 anni di reclusione.
Infine è caduto nel vuoto anche il mio invito ai tre giudici di astenersi dal processo a mio carico nel caso in cui fossero stati battezzati ed appartenessero ancora alla religione cattolica, infatti, dovendo in via preliminare giudicare se fosse o meno legittima la presenza del Crocefisso in un’aula di tribunale, questo avrebbe sollevato un conflitto di interessi.

E’ vero che nel corso dell’udienza Lei ha affermato questa frase: “La Chiesa cattolica è la più grande associazione a delinquere della storia e la più grande banda di falsari”?

Sì assolutamente, e lo avevo già detto, sempre in una udienza pubblica, lo scorso anno, ma tutto è passato inosservato per il regime di censura che vige nel nostro Paese. Si tratta comunque di una affermazione pienamente giustificata e provata da fatti storici. Trovo assurdo che i Cattolici vogliano dipingersi come i depositari di valori universali e giusti e per questo pretendano una serie di privilegi ingiustificabili come la possibilità di avere i propri simboli in luoghi pubblici, oppure di poter imporre la propria visione su temi individuali come l’aborto, l’eutanasia o il divorzio. Credo che nessuna religione dovrebbe pretendere di arrogarsi tali diritti, nemmeno se viene professata dalla maggioranza dei cittadini. Pensate se la maggioranza degli Italiani divenisse Testimone di Geova, sarebbe giusto che venissero vietate le trasfusioni di sangue solo perché questo è un precetto previsto da tale credo?
E’ la stessa Dichiarazione dei diritti dell’uomo, insieme alla nostra Costituzione, a prevedere l’esistenza di diritti individuali il cui rispetto va al di là della legge di maggioranza. E’ per questo che intendo andare avanti in questa vicenda giudiziaria, sia ricorrendo in Appello sia rivolgendomi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, perché in Italia vi è un manifesto problema di mancanza di laicità e di violazione da parte di una maggioranza cattolica di questi fondamentali diritti individuali. Basti pensare alla questione del divorzio: il matrimonio è un semplice contratto e come tale le parti contraenti dovrebbero avere il pieno diritto di scioglierlo nel momento in cui non si sentano più soddisfatte ed invece in Italia ci vogliono oltre 3 anni perché ciò avvenga senza dimenticare le dure battaglie per giungere a questo risultato. Siamo di fronte ad una maggioranza che impone la sua ideologia religiosa, questo è quanto emerge da questo accaduto.

Quali sono le prove storiche che renderebbero la Chiesa cattolica la più grande associazione a delinquere della storia?

Ce ne sono diverse, qui si potrebbe aprire un dibattito veramente ampio, comunque le cito alcuni esempi. Innanzi tutto è stata la Chiesa la prima ad aver imposto agli Ebrei dei simboli identificativi e questo è avvenuto nel 1215, anticipando di molto quanto fatto dai nazisti. E’ sempre la Chiesa la prima che ha ghettizzato questa etnia, nel ‘500. Va poi citata la strage degli Ugonotti che ha causato la morte di 50.000 persone ed è stata ordinata da Papa Pio V che è stato poi santificato. Il suo successore, Gregorio XIII ha pubblicamente lodato questo atto, facendo addirittura delle medaglie commemorative. Anche Cirillo di Alessandria è stato beatificato, lui che ha ordinato la strage dei pagani appena il Cristianesimo è stato approvato. Quello che più impressiona è la mancanza di pentimento, questi personaggi continuano ad essere venerati come santi. Non solo il problema delle connivenze con i regimi dittatoriali, sempre di destra, ma il rifiuto di ammettere l’errore è ciò che più fa specie.
Non capisco poi come si faccia a venerare una religione che nel suo testo sacro, la Bibbia, presenta un Dio vendicativo, crudele, omicida. Dico ciò rispetto alla religione cattolica, ma lo si potrebbe dire anche di altre, è per questo che invoco una piena laicità dello Stato.
Per quanto riguarda l’accusa di essere una banda di falsari basta ricordare che la Chiesa ha cercato di produrre un falso documento che attestasse la volontà di Costantino di affidare alle istituzioni ecclesiastiche l’intero Impero Romano d’Occidente. Il tentativo è fallito, ma c’è stato. Si pensi poi al fenomeno delle reliquie, ai 13 prepuzi di Gesù esistenti nel mondo, alle presunte stimmate di Padre Pio, il quale, una volta morto, è stato dapprima mostrato in pubblico con i guanti e quando poi si è dovuto ammettere che le stimmate non c’erano più si è detto che si erano rimarginate pochi giorni prima del suo decesso. Tutto ciò viene purtroppo passato sotto silenzio, non si vedono mai dibattiti riguardanti tale tema sulle televisioni nazionali. Credo invece che si dovrebbe avere il coraggio di discuterne apertamente.

“Se un filosofo è un uomo cieco che cerca in una stanza
buia un gatto nero che non c'è,
un teologo è l'uomo che riesce a trovare quel gatto”.
Bertrand Russell

 

Italia crocifissa, crocifissi in Italia

AL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI RAGUSA

di Michele Duchi
Presidente del Tribunale di Ragusa

Rispondendo alla lettera del 2.3.2005, preliminarmente mi scuso del ritardo, dovuto da una parte alla delicatezza della questione sottesa al chiesto provvedimento –che richiedeva un adeguato approfondimento di carattere giuridico- dall’altra alla urgenza di decisioni su ben più impegnativi problemi di organizzazione del Tribunale e sul contenzioso giurisdizionale.
Per quanto non creda che il Consiglio o qualcuno dei suoi membri ritenga anche alla lontana che la questione del crocifisso nelle aule giudiziarie abbia nulla a che vedere coi gravissimi problemi di una retta amministrazione delle giustizia e che la sua positiva soluzione possa in qualche modo incidere in essa, la sottoposizione della stessa al mio esame non mi sorprende, venendo in un contesto storico ove il crocifisso –da anni non più attuale nelle nostre aule giudiziarie senza che nessuno abbia mai nulla osservato– assume per tutti quei cittadini (e per quegli avvocati) di più insicura cultura una tavola a cui afferrarsi di fronte all’intravisto pericolo dato dalla sempre più massiccia presenza di cittadini di altra cultura religiosa, esasperati anche da atti di qualche provocatore di origine nostrana e dalla consapevolezza di non potervi opporre un’altrettale forza di convincimento religioso e di fede.
A mio parere, l’uomo di cultura, qual è indubbiamente anche l’avvocato, non può temere di essere prevaricato da un’altra cultura, convinto, com’è fra l’altro, che il confronto non può che essere foriero di frutti positivi per l’una e l’altra civiltà e per la formazione di una civiltà superiore.

Fatta tale premessa di carattere extragiuridico, non posso, giuridicamente, che disattendere la richiesta di ricollocamento nelle aule giudiziarie di quello che, per quanto sia il simbolo più pregnante della nostra civiltà e per questo caro, anzi carissimo, anche al miscredente che scrive, sarebbe inesorabilmente e ingiustificatamente discriminante.
So bene che la religione cattolica o meglio cristiana è più o meno bene –o più o meno male- masticata dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Ma fra tali cittadini, per il rimescolamento di razze, culture e credo, ce ne sono tanti (in certi centri anche del circondario addirittura tantissimi) che cristiani non sono, hanno altre credenze religiose, o non hanno –e consapevolmente e volutamente non hanno– un credo religioso, sono addirittura atei e comunque miscredenti, orgogliosi di esserlo non meno di quanto siano orgogliosi di essere credenti i credenti convinti, e gli stessi verrebbero, da quella collocazione di un simbolo proprio di un credo necessariamente discriminati.
Tengo a precisare che la questione posta non sarebbe meno tale se in Italia non ci fossero immigrati islamici o buddisti o comunque non cristiani. Essa si porrebbe anche se solo un cittadino, uno solo, fosse contrario a quella collocazione.
La quale non è imposta da alcuna norma legislativa ed è prevista, per quanto riguarda gli uffici pubblici in genere e quelli giudiziari in particolare, da norme assolutamente secondarie, neppure regolamentari, e precisamente dalla ordinanza del Ministero dell’interno n.250 dell’11.11.1923 e dalla circolare del Ministero di Grazia e Giustizia n.2134/1867 del 29.5.1026, oggi –ad onta di quanto ritenuto dal ministero dell’interno in una nota del 5.10.1984 n.5160/M/1, proprio in risposta a un quesito ad hoc– travolte inesorabilmente dal nuovo ordinamento costituzionale (Cass.1.3.2000 Sezione Quarta Penale in Foro Italiano 2000 parte II 12), dal quale emerge la configurazione di uno stato assolutamente laico, nel quale ogni riferimento che possa suonare confessionale appare persino dissonante e dissacrante per la stessa confessione privilegiata.
Senza ricordare a quest’ultimo proposito affermazioni di esponenti di spicco della stessa attuale maggioranza di governo, che ritengono offensivo (‘una bestemmia’) per lo stesso simbolo crocifisso la sua collocazione nelle aule giudiziarie (e direi nelle stesse privatissime camere da letto dei credenti che sottopongono il Cristo Dio all’ignominia di assistere magari a violenze e turpitudini anche sessuali), è elementare richiamare l’art.3 della Cost. a mente del quale “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e sociali”.
Conformemente l’art.8 dispone che ‘Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge’, che non è solo l’affermazione della libertà di culto, ma ancora più di uguale dignità e di assoluta eguaglianza.
L’art.97 infine dispone che “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”.
Particolarmente rilevante è nel caso l’imposizione ai pubblici uffici del dovere di imparzialità, essendo più che evidente che la collocazione di simboli religiosi nelle aule giudiziarie –come in altri uffici pubblici– sarebbe affermazione clamorosa di parzialità, tanto più ingiustificata nel momento in cui la composizione sociale economica e culturale della nazione si fa sempre più varia, e positivamente più varia, e più avvertita è l’urgenza di non creare steccati e contrapposizioni. E’ chiaro d’altra parte che chi prende spunto –e tanti prendono spunto- dal carattere maggioritario della diffusione del credo cristiano per dare alla relativa religione giuridicamente una preminenza qualsiasi sulle altre, non può che essere imputabile dello stesso integralismo massimalista che ci è facile rimproverare all’Islam ( ma solo per la verità alla minoranza facinorosa di esso che ha il suo pendant nel fanatismo e integralismo di tanti cristiani ) e che, come quello cristiano di una volta e di sempre, si macchia, anche nei nostri tormentati giorni, di delitti immani, in nessun modo giustificati e giustificabili, meno che mai nel nome di questo o di quel Dio (che alla fine è sempre lo stesso Dio) in nome del quale vengono commessi o criticati.
Proprio nella considerazione della laicità costituzionalmente fondata del nostro Stato –che anche per questo si pone fra i più moderni ed egualitari del mondo– il nostro legislatore, sia pure di malavoglia, costretto dal pungolo inesorabile della Corte Cost., ha dovuto apportare nel campo della religione e dei suoi simboli più di una modifica al proprio ordinamento giuridico, non ultima quella per noi giuristi più pregnante e usuale dell’abolizione della formula del giuramento, nel quale il nome di Dio è stato in più tappe eliminato, con beneficio anche degli stessi credenti, che se possono incorrere nei rigori della legge penale per falsa testimonianza, non più incorrono nel pericolo del fuoco dell’inferno per spergiuro religioso.
Ma poi, per concludere, non fu Gesù stesso a dire di non fare confusione fra Cesare e Dio e di non mischiare sacrilegamente l’Uno all’altro?
Con ossequi.
Ragusa 20 luglio -settembre 2005.

Dott. Michele Duchi

IL PRESIDENTE

 

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