paypal
Nome:
Località: Italy
Links
archives
axteismo

venerdì, dicembre 30, 2005

 

Tribunale di L’Aquila. Sentenza n. 15 dicembre 2005, n. 622 nei confronti del giudice Luigi Tosti

Tribunale di L’Aquila. Sentenza n. 15 dicembre 2005, n. 622
TRIBUNALE DI L’AQUILA
Innanzi al Tribunale di l’Aquila, Sezione Unica composto da:
Dott. C. Tatozzi – Presidente
Dott. E. Bozzelli - Giudice
Dott. G. Romano Gagarella - Giudice

Alla pubblica udienza del 18 novembre 2005 ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente
SENTENZA
Nei confronti di:
Tosti Luigi, nato a Cingoli il 3..1948, residente ed elettivamente domiciliato in […]; Libero presente
Imputato nel proc. n. 638/05 del reato p. e p. degli artt. 81, 328 c.p. perché, nella sua qualità di giudice presso il Tribunale di Camerino si asteneva dal tenere udienze nei giorni 24, 25 maggio 2005, 6, 8, 10, 13, 20, 21 giugno e 4 luglio 2055 che doveva trattare senza ritardo per ragioni di giustizia indebitamente motivandola espressamente per la presenza in aula del “crocifisso”.
Acc. in Camerino il 24 e 25 maggio 2005, il 6, 8, 10 13, 20, 21 giugno 2005 e 4 luglio 2005.
Proc. N. 637/05 del reato p. e p. degli artt. 328 c.p. poiché, nella sua qualità di Giudice presso il Tribunale di Camerini di asteneva dal tenere udienze nei giorni 9, 10, 11, 13, 16 e 27 maggio 2055 che doveva trattare senza ritardo per ragioni di giustizia indebitamente motivandola espressamente per la presenza in aula del “crocifisso”.
Acc. in Camerino il 9, 10, 11, 13, 16 e 27 maggio 2005-12-22.

Con l’intervento del P.M. Dr. Pinelli;e di Avv. Visconti in sostituzione dell’Avv. Brandina e Avv. Fabio Pierdominici del Foro di Camerino.
Le parti hanno concluso come segue: il P.M. conclude e chiede la condanna alla pena di anni 1 di reclusione. La difesa Avv. Pierdominici conclude e chiede l’assoluzione perché il fatto non sussiste. L’Avv. Visconti conclude e chiede l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
MOTIVAZIONI
Tosti Luigi è stato tratto al giudizio immediato di questo Tribunale nei distinti procedimenti nn. 673/05 e 638/05 R.G. Trib. secondo i criteri e le modalità di cui agli artt. 453 e segg. c.p.p. per rispondere di diversi fatti-reato di rifiuto di atti d’ufficio –artt. 81 cpv e 328 c.p.– compiuti nel periodo tra il 9 maggio ed il 4 luglio del 2005.
L’odierno pubblico dibattimento è stato celebrato, inizialmente, alla presenza dell’imputato: quest’ultimo, poi, ha ritenuto di allontanarsi, con il che il dibattimento è proseguito in sua “assenza”, non avendo considerato soddisfatte le proprie esigenze, ampiamente esposte dallo stesso Tosti con dichiarazioni spontanee e sostenute pure dai suoi difensori, di vedere proseguire il processo in un’udienza “regolarizzata”, secondo le direttive della circolare del “Ministro Rocco” del 29.05.1926, dalla presenza del crocifisso od, almeno, caratterizzata dalla possibilità di esporre nell’aula stessa i simboli del proprio credo religioso. Dopo la decisione sulle questioni preliminari e sulle altre richieste avanzate dalla difesa, il processo, in esito all’ammissione delle prove richieste dalle parti ed alla loro assunzione, veniva definito con la pronuncia di cui in dispositivo.
E’ stato fatto carico al Tosti di essersi rifiutato indebitamente, quale giudice presso il Tribunale di Camerino, di tenere senza ritardo le udienze per i procedimenti ad esso assegnati per ragione di giustizia nei giorni 9, 10, 11, 13, 16 e 27 maggio 2005 ed, ancora, nei giorni 24, 25 maggio, 6, 8, 10, 13, 20, 21 giugno e 4 luglio 2005, indicando, come motivo della decisione di astenersi, la presenza del crocifisso nei locali destinati alla trattazione delle cause.
E’ stato prospettato dall’accusa che il comportamento reiteratamente assunto dal giudicabile per un lungo periodo e che ha condotto alla sostanziale paralisi dell’attività professionale del Tosti –arbitrariamente rifiutata finanche dopo essere stato autorizzato a tenere le udienze nel proprio ufficio ed, addirittura, in aula priva di crocifisso– valga ad integrare non solo l’elemento oggettivo dell’ipotesi del “rifiuto di atti d’ufficio”, prevista dal 1° comma dell’art. 328 c.p., ma pure l’elemento intenzionale della fattispecie in discussione –dolo generico– senza che possano considerarsi sussistenti plausibili giustificazioni, rinvenibili nella legge o negli atti e comportamenti dell’autorità amministrativa, che valgano a scriminare il carattere indebito del “rifiuto”.
Orbene è convinzione di questo Collegio che la tesi del Pubblico Ministero sia integralmente da condividere.
Non è ozioso premettere che il Tribunale ritiene non debbano essere coinvolti più del necessario, per la soluzione del caso concreto, gli aspetti di carattere ideologico che l’imputato e gli stessi difensori hanno cercato, invece, di prospettare come fondamentali ed, addirittura quelli dirimenti il thema decidendum: le “sentite” digressioni di indole ideologica rappresentate al collegio, con non comune vivacità, dal pervenuto e dai suoi difensori non possono prevalere sugli aspetti, processuali e sostanziali, che, invece, vanno qui precipuamente affrontati.
In punto di fatto è incontrovertibile, ma non è neanche contestato –proprio la posizione assunta dal T. e la sua strategia difensiva finiscono per muovere proprio da tale assunto di fatto– che costui, nel corso dello svolgimento delle proprie funzioni giurisdizionali presso il Tribunale di Camerino, in una certa epoca, inquadrata nel periodo maggio-luglio 2005, si sia, inopinatamente, determinato a rifiutare la prestazione delle sue mansioni (trattazione per ragione di giustizia di udienze) adducendo, come motivazione, la carenza di “neutralità” degli ambienti, in cui si sarebbero dovuti trattare i procedimenti assegnatigli, per la presenza in essi del simbolo religioso dei cristiani o, quantomeno, perché non era parimenti consentito esporre in detti locali i simboli (ad esempio la “menorà”) di “altre ideologie o confessioni religiose”, tra cui quella ebraica. E’, peraltro, certo che l’imputato abbia reiterato il rifiuto delle prestazioni finanche dopo essere stato autorizzato a “tenere le udienze” nella propria stanza (condotta questa solo all’inizio adottata dall’imputato) o dopo che era stata posta a sua disposizione un’aula attrezzata senza il crocifisso. Su entrambi gli aspetti hanno offerto precisazioni sia il presidente del Tribunale di Camerino, Dott. Aldo Alocchi, sia il cancelliere di quell’ufficio, Crucianelli Ermanno, sentiti in udienza (vedi ai fogli 26, 28, 29, 32, 43, 44, 49 del verbale in atti). Risolutiva per tal verso, poi, appare la risposta data dal Tosti il 26 maggio 2005 alla nota in data 25 maggio –n. 18 int.– del Presidente Alocchi (entrambe acquisite agli atti), nella quale risposta il prevenuto aveva inteso spiegare le ragioni del suo rifiuto a tenere le udienze nella propria stanza o in stanza priva del simbolo religioso del crocifisso.
Sussiste perciò la prova in causa che astensione-rifiuto dell’attività giurisdizionale vi sia stata, che essa sia stata ripetuta e, almeno per un certo periodo, continuativa e che la tenuta da parte del T. delle udienze, per la trattazione personale di procedimenti assegnatigli o, comunque, da trattare da parte del tribunale, sia stata dallo stesso imputato volontariamente impedita (per quanto dipendente dalle sue iniziative): circostanze di fatto trasfuse nella rubrica e costituenti nucleo stesso dell’addebito delineato come illecito penalmente sanzionabile.
Resta da verificare se nel caso in esame la condotta obiettivamente antigiuridica del giudice sia stata anche “indebita” ovvero se, nelle ragioni adottate dal Tosti a sostegno del rifiuto da lui consapevolmente prestato, siano ravvisabili gli estremi di quella “giustificazione” costituita dall’inevitabile necessità, in costanza di un conflitto d’interessi tra il compimento dell’atto o dell’attivita richiesta al p.u. e l’esercizio da parte sua di diritti o facoltà costituzionalmente garantiti, di far prevalere questi ultimi; con l’evidente pari esigenza che tra la posizione personale del p.u., meritevole di tutela, ed il rifiuto del compimento dell’atto o dell’attività sussista un vincolo di c.d. causalità immediata.
In funzione di tale verifica riemergono gli aspetti di carattere preponderantemente ideologico cui prima si è fatto riferimento. Il T. adduce che il “rifiuto” della funzione giurisdizionale da lui pure dovuta è giustificato dall’insopprimibile esigenza del rispetto della propria libertà di coscienza –che è inscindibilmente connessa a quello di “laicità” dello Stato ed agli altri della libertà religiosa del cittadino di manifestare il proprio pensiero e di professare la propria fede religiosa– che si concreta, nello specifico, nella "neutralità" delle aule, in sintesi raggiungibile solo attraversi la rimozione del simbolo religioso cristiano neppure prescritto dal legislatore ma previsto da un mero vecchissimo provvedimento ministeriale, in cui svolgere le proprie mansioni di giudice (e non già solo di quello contingentemente occupate per il disbrigo di taluni affari, ma di tutte quelle in cui si concreta la funzione giurisdizionale). L’imputato, facendo determinante riferimento, come sostegno alle proprie argomentazioni, alla pronuncia della S.C. n. 4237 del 1 marzo – 6 aprile del 2000 (ricorrente Montagnana), conclude che l’eventuale accettazione del Crocifisso –che sarebbe stata ineluttabile proseguendo nello svolgimento delle proprie mansioni senza pretenderne la rimozione dalle aule giudiziarie– avrebbe rappresentato, appunto, una lesione, oltre che della pari dignità delle religioni e delle convinzioni di coloro che religioni non hanno e, dunque, della laicità dello Stato, pure del diritto a manifestare liberamente il pensiero e della libertà di coscienza.
E’ convinzione del Tribunale che nel caso in esame il “rifiuto” ripetutamente manifestato dal T. all’esercizio giurisdizionale sia stato “indebito”, soprattutto nella considerazione che certamente il Tosti all’inizio della propria attività e poi a lungo per anni, ha concretamente accettato le condizioni in cui si svolgevano le proprie funzioni sino al 2003 epoca in cui la “coscienza” ha indotto il giudicabile ad assumere l’attuale posizione (si dice, nella memoria difensiva depositata, perché all’uopo sollecitato da due legali presenti nei locali del Tribunale di Camerino e, quindi, se ne deduce una posizione maturata non per proprie, piene e consolidate, convinzioni e determinazioni; vedi foglio 12 della memoria) non dimessa neppure quando le condizioni per lo svolgimento delle sue personali mansioni sono state adattate alle rappresentate esigenze di “neutralità”, di “imparzialità” e di “eguaglianza” dell’ambiente deputato alla formazione del processo decisionale (vedi foglio 9 della memoria difensiva depositata il 16.11.2005 in atti).
Prima di ogni altra considerazione, merita sgombrare il campo dall’incidenza che, nelle aspettative dell’imputato, dovrebbe rivestire in causa il precedente giurisprudenziale costituito dalla sentenza c.d. “Montagnana” alla quale il prevenuto sembra restare “vincolato”, tanto da farne ripetutamente il parametro defensionale più solido della propria attuale strategia processuale. Dovrebbero essere evidenti le differenze, non marginali, tra la materia del contendere oggetto della decisione della S.C. del 16 aprile 2000 e quella oggetto dell’odierno procedimento: mentre la situazione nella quale versava il Montagnana Marcello, chiamato a svolgere la funzione di “scrutatore” nelle elezioni politiche del 27/28 marzo 1994, era caratterizzata dal fatto che egli una volta nominato, ove avesse voluto sottrarsi al doveroso pubblico ufficio di “scrutatore” (con tutto il contenuto, proprio di tale funzione, di espressione e manifestazione della potestà amministrativa”, richiamata dalla S.C.; cfr. a fol. 4 della pronuncia), avrebbe dovuto addurre e dimostrare l’esistenza di un “giustificato motivo” che si ritenne, poi, di individuare proprio nella “libertà di coscienza e religiosa” e nella “laicità dello Stato” che sarebbero state lese dalla necessità di svolgere l’ufficio “impostogli” in un seggio che, seppur non munito del simbolo religioso dei cristiani, era, comunque, parte di una “intera organizzazione elettorale” dotata obbligatoriamente di arredi comprensivi del simbolo contestato, la situazione in cui versava il T. era quella di essere obbligato a svolgere le sue ordinarie funzioni giurisdizionali (di pari, se non superiori, rango e rilievo pubblicistici), per il cui esercizio non è previsto da parte del legislatore alcun “giustificato motivo” atto a legittimarne il rifiuto. La difformità non deve apparire di poco conto in quanto nel caso delle funzioni di scrutatore il “motivo” -legislativamente previsto (cfr. l’art. 108 del d.p.r. 30.3.1957 n. 361)- può giungere, ove “giustificato”, a bilanciare ed, anzi, a prevalere sulla “prestazione richiesta od imposta da una specifica disposizione” e, in generale, sull’adempimento dell’incarico e della funzione, nell’ipotesi, invece, dell’espletamento delle funzioni giurisdizionali -per il quale non sono previste, come già anticipato, situazioni particolari di “giustificato motivo” che abilitino all’astensione- non è possibile, di norma, alcun bilanciamento e, men che meno, alcuna prevalenza di esso “motivo” sull’obbligo della loro prestazione. La diversità ora ricordata rende dunque la fattispecie concreta di cui qui ci si sta occupando non assimilabile, come accennato, a quella vagliata dalla citata sentenza della Corte regolatrice e, dunque, non del tutto appropriato il continuo, pedissequo richiamo a quel precedente giurisprudenziale.
Ad avviso del Collegio per apprezzare ciò che rende “indebita” l’astensione dall’esercizio della funzione giurisdizionale realizzata dal Tosti deve muoversi proprio dalla ricordata differenza: il mancato espletamento della sua attività mai avrebbe potuto essere legittimata da un presunto bilanciamento delle esigenze discendenti dalla legittima tutela della libertà religiosa o di coscienza ovvero del principio di laicità dello stato –ed ancora meno dal loro prevalere– sul dovere di inadempimento delle proprie funzioni di giudice. L’obbligo di esercitare queste ultime sarebbe stato ed è per il Tosti (sul punto vale la pena di rammentare gli artt. 1, primo comma, e 4, secondo comma, della Costituzione) da assolvere in via “primaria”, nella considerazione, peraltro, che subito egli fu posto nelle condizioni logistiche idonee a rendere, comunque, compatibile lo svolgimento della sua attività giurisdizionale con le rappresentate, seppur “tardivamente”, irrinunciabili esigenze, discendenti dalla “libertà di coscienza e di religione”, dalla “libertà di manifestazione del pensiero” e dal “principio di laicità dello Stato”, consentendogli l’esercizio di essa in ambienti privati dei simboli religiosi cristiani, “privilegio” dei cattolici (si è detto sopra con autorizzazione a “lavorare” nella propria stanza, dapprima, ed in un’aula “neutrale” poi). L’evidenza dello squilibrio generato dalla sollecitazione di una prevalenza della tutela delle libertà e dei principi su richiamati sull’adempimento del dovere commesso alle proprie fondamentali funzioni pubbliche, cui era ed è tuttora sottoposto il Tosti per propria scelta, rende ancor meno condivisibili le ragioni che il giudicabile rappresenta oggi a propria “discolpa”: l’invocazione della rappresentata tutela, maturata su sollecitazione altrui anche se, si sostiene, condivisa, appare nella fattispecie, pretestuosa e non comprensibile sol che si consideri che condotta del tutto analoga a quella assunta dal Tosti potrebbe venire adottata da ciascuno dei novemila, circa, magistrati italiani che dovesse determinarsi, di punto in bianco a per il solo fatto della presenza dei Crocefissi in talune delle, pur numerose, sale giudiziarie del paese, a rifiutare le proprie funzioni in nome della necessaria salvaguardia degli stessi libertà e principio prima citati; situazione di possibile totale carenza di “giustizia”, questa, non diversamente risolvibile se non attraverso la generalizzata rimozione del simbolo cristiano realizzata con l’abrogazione dei quell’antico decreto ministeriale che ebbe ad istituirne l’apposizione, in uno con l’effige del Re, nelle aule di udienza.
Quanto all’ultimo degli argomenti trattati dalla difesa del prevenuto nella memoria difensiva, cioè al fatto che l’eventuale prosecuzione della propria attività in aule prive del simbolo dei cristiani avrebbe rappresentato una sorta di “ghettizzazione” per il permanere del simbolo in altre aule e l’essere “costretto” ad amministrare giustizia in ambienti residuali, anche volendo trascurare l’evidenza dell’iperbole terminologica cui si è voluti far ricorso, giova osservare che anch’esso non è pertinente e concludente. Infatti è stato proprio il Tosti a riconoscere di avere, per propria scelta, esercitato, in precedenza, le funzioni nella propria stanza od in altri ambienti privi del Crocefisso; d’altronde una riprova evidente del fatto che “gestire le udienze” in ambienti che non si presentino corredate del simbolo cristiano sia evenienza “normale”, non eccezionale, è data proprio dal fatto che nell’aula in cui è stato celebrato l’attuale dibattimento non sia mai stato presente e non sia stato presente durante questo procedimento il Crocefisso (l’affermazione che quest’aula potesse essere stata predisposta “ad hoc” proprio per ospitare la causa avente per protagonista il Tosti è destituita di ogni fondamento, come già accennato nell’ordinanza adottata in sede preliminare dal Collegio, trattandosi di aula ordinariamente riservata anche alla celebrazione dei dibattimenti oltre che alla trattazione dei procedimenti di competenza del GIP e del GUP e delle cause civili anche collegiali).
In conclusione ritiene il Tribunale che debba essere affermata la colpevolezza del giudicabile in presenza di tutti elementi, obiettivo e subiettivo, dell’illecito configurato dall’accusa.
Ai fini della concreta determinazione della pena da irrogare al Tosti, è innegabile il riconoscimento allo stesso delle circostanze attenuanti generiche avuto soprattutto riguardo alla sua incensuratezza. Considerata la continuazione tra tutti gli episodi di rifiuto, ritenuta peraltro dallo stesso Pubblico Ministero almeno per i fatti trattati nei due distinti procedimenti, e vagliati i criteri tutti di cui all’art. 133 c.p., in specie l’entità del dolo e le ragioni della condotta, equa appare per l’imputato la pena di mesi sette di reclusione (partendo dalla pena base di mesi nove di reclusione, diminuita a mesi sei per le attenuanti generiche ed aumentata, come sopra, ai sensi dell’art. 81 c.p.). Alla condanna segue l’obbligo del pagamento delle spese processuali.
Giusta quanto disposto dall’art. 31 c.p., alla condanna per il fatto di omissione in parola deve seguire l’interdizione del T. dai pubblici uffici per un periodo che può essere determinato nella sua misura minima di anni uno.
I precedenti di vita dell’imputato e la ragionevole certezza che egli possa astenersi in futuro dal commettere ulteriori illeciti inducono a considerare fruibili da parte sua i benefici consentiti dalla legge.
P.Q.M.
Visti gli artt. 533 e segg. c.p.p. e 31 c.p.;
DICHIARA
Tosti Luigi colpevole dei reati ascrittigli nei procedimenti riuniti, ritenuta la continuazione tra i reati stessi, e, concesse le attenuanti generiche, lo condanna alla pena di mesi sette di reclusione nonché al pagamento delle spese processuali.
Lo dichiara, inoltre, interdetto dai pp. uu. per la durata di anni uno.
Ordina che la pena inflitta resti condizionalmente sospesa per i termini e sotto le comminatorie di legge e che alla condanna non sia fatta menzione sul certificato del casellario giudiziale.

 

Luigi Tosti commenta la sentenza della sua condanna

Commento la sentenza del Tribunale dell'Aquila del 18.11.05-15.12.05, che mi ha condannato per omissione di atti di ufficio: la sentenza è già pubblicata sul sito www.olir.it . Il mio primo commento telegrafico è il seguente:

1°) Il Tribunale ha completamente eluso la questione relativa alla nullità dell'intero dibattimento, derivante dal giustificato motivo (presenza dei crocefissi nelle aule giudiziarie italiane) per il quale io, nella mia qualità di "imputato" ed adducendo gli stessi motivi di libertà di coscienza ritenuti fondati dalla Cassazione nella sentenza 4273/2000, mi sono rifiutato di presenziare all'udienza: non è stata neppure vagliata la richiesta di sollevare conflitto di attribuzione o eccezione di incostituzionalità delle norme processuali che consentono la celebrazione del processo in assenza dell'imputato che, per motivi di libertà di coscienza collegati alla presenza obbligatoria dei crocefissi nelle aule di giustizia, si rifiuta di presenziare al dibattimento.

2°) il Tribunale ha omesso di esaminare il primo motivo da me addotto a sostegno della legittimità del mio rifiuto, e cioè che l'Amministrazione mi aveva negato il diritto di esporre la mia menorà ebraica a fianco del crocifisso, così compiendo un atto di discriminazione religiosa che ledeva sia il mio diritto costituzionale all'eguaglianza (che implica il diritto alla non discriminazione) che il mio diritto di libertà religiosa (non a caso l'art. 58 del regolamento penitenziario attribuisce a tutti i detenuti (e non ai soli detenuti cattolici) il diritto di esporre i propri simboli nell'ambiente penitenziario). Infatti, in relazione a questo comportamento "discriminatorio" dello Stato italiano "laico" (!?!?!?), che integra gli estremi della disciminazione religiosa prevista e punita come reato dall'art. 3 della L. 654/1975, io ho addotto di essermi rifiuto di esercitare le mie mansioni innanzitutto per legittima difesa, cioè per evitare di subire la discriminazione religiosa derivante sia dal diniego di esposizione del mio simbolo che dalla contestuale imposizione di un altro simbolo, nel quale non solo non mi identifico, ma dal quale mi dissocio per la sua storia criminale. Era dunque onere del Tribunale valutare la sussistenza o meno di questa scriminante e, comunque, di motivare per quale astruso motivo la mia richiesta di esporre il mio simbolo a fianco del crocifisso cattolico -cioè la "pretesa" di avere gli stessi diritti e la stessa dignità dei cattolici- dovesse ritenersi infondata e pretestuosa;

3°) del tutto erronea è l'affermazione che i principi relativi all'esimente della "libertà di coscienza", ritenuta sussistente dalla Cassazione nel caso del prof. Montagnana, non siano applicabili alla fattispecie del reato di "omissione di atti di ufficio", in quanto tale norma penale non prevede l'esimente speciale del "giustificato motivo". Innanzitutto l'art. 328 del codice penale sancisce che la punibilità del reato è subordinata alla circostanza che il rifiuto sia "indebito", e cioè che non sussista un giustificato motivo di rifiuto: pertanto le due ipotesi sono uguali. In secondo luogo -come vanamente esposto nella memoria difensiva- la Cassazione penale ha applicato l'esimente del "giustificato motivo" soltanto perché l'art. 108 D.P.R. 30.3.1957 n. 361 prevedeva espressamente questa scriminante: nel caso in cui essa non fosse esistita, tuttavia, è la stessa Corte di Cassazione che ha ventilato nella sentenza Montagnana, in modo esplicito, la necessità di sollevare una vera e propria eccezione di incostituzionalità.
Così si esprime, infatti, la Corte al punto 9 della motivazione: "la libertà di coscienza.... va tutelata nella massima estensione compatibile con altri beni costituzionalmente rilevanti e di analogo carattere fondante, come si ricava dalle declaratorie di illegittimità costituzionale delle formule del giuramento...: ma, nel caso, non si pongono problemi a livello costituzionale, giacché il bilanciamento degli interessi è già assicurato nella previsione della clausola penale del giustificato motivo". Il che, argomentando a contrario, significa due cose:

A che l'esposizione del solo crocifisso lede i diritti inviolabili (libertà di coscienza) dello scrutatore e, quindi, necessariamente anche quelli dei votanti (si tratta, infatti, di diritti soggetti assoluti inviolabili, che possono esser fatti valere anche dal singolo erga omnes);

B che, se l'art. 108 del DPR n. 361/1957 non avesse contemplato la clausola del "giustificato motivo", la Corte sarebbe stata addirittura costretta a sollevare l'eccezione di incostituzionalità della norma, in quanto lesiva dei diritti inviolabili dello scrutatore (e quindi anche dei votanti).

E la riprova concreta di queste argomentazioni a contrario è rappresentata proprio dalla giurisprudenza costituzionale che si è interessata dei vari casi di "libertà di coscienza" e, in particolare, del caso dei testi che si sono rifiutati di prestare il giuramento a causa dei riferimenti alla Divinità contenuti nelle formule prescritte dalla legge, così incappando nel reato di cui all'art. 366 del codice penale che punisce il teste che rifiuta di prestare il giuramento. In quei casi, infatti, la norma penale non prevede alcuna esimente specifica per l'ipotesi di "rifiuto di testimoniare per giustificati motivi" ma, nonostante questo, il teste è stato poi assolto, dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale delle norme processuali che imponevano di giurare in nome di Dio. Quindi è assolutamente infondato l'assunto che l'esimente della "libertà di coscienza" può essere applicata solo in presenza di norma penale che contempli la clausola del "giustificato motivo".

4°) Singolarissime sono le statuizioni circa la "tardività" dell'esercizio dell'esimente della "libertà di coscienza" e la "pretestuosità" del mio rifiuto ad esercitare le mie funzioni, nonostante mi fosse stata messa a disposizione un' "aula-ghetto" allestita senza crocifisso.
Innanzitutto la Cassazione penale, nella sentenza n. 4273 del 1.3.2000 , ha evidenziato che l'obbligo dello Stato di rimuovere i simboli riguarda tutte le aule, essendo addirittura irrilevante l'occasionale assenza del crocifisso (e il Montagna, in effetti, oppose un rifiutò pur in assenza del crocifisso): sicché la "soluzione" dell'aula-ghetto è giuridicamente ininfluente e inaccettabile.
In secondo luogo la circostanza che io abbia eventualmente tollerato la lesione di miei diritti di rango costituzionale per un determinato tempo o nell'occasione dell'episodio menzionato dal P.M., allorché tra l'altro ignoravo gli esatti termini della questione, non vale a farmi "decadere" dai miei diritti soggettivi assoluti di rango costituzionali, quali il diritto all'eguaglianza ed alla libertà religiosa, trattandosi al contrario di diritti imprescrittibili e non soggetti a decadenze (tra l'altro il diritto di libertà religosa implica la facoltà di mutare opinione e/o credo quando e come si vuole).
L'affermazione che il dott. Tosti avrebbe dovuto accettare la "soluzione" dell'aula "ghetto", appositamente "allestita" per lui, è assolutamente inaccettabile e sconfina addirittura nella "legalizzazione" del reato di discriminazione religiosa, sanzionato penalmente e, comunque, vietato dalla convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. Senza considerare l'assoluta impraticabilità di questa "soluzione" nei giudizi collegiali. Né è da sottovalutare la circostanza che, come magistrato, vengo sovente applicato in altre sedi, anche al di fuori del distretto della Corte di Appello, sicché il regime di apartheid che mi si vorrebbe imporre sino al pensionamento è quanto di più assurdo, ridicolo e lesivo e della mia dignità umana si possa concepire. E' un vero delirioche certe cose vengano scritte dai giudici nelle sentenze.
La soluzione dell'"aula-ghetto" è infine estremamente contraddittoria perché, se l'Amministrazione ha ritenuto che la presenza dei crocifissi fosse legittima e obbligatoria alla luce di una circolare fascista, tuttora vigente, al punto tale da non consentirne la rimozione e da costringermi ad intraprendere un giudizio amministrativo dinanzi al TAR, non si capisce perché poi la stessa Amministrazione violi tale normativa addobbandi alcune aule senza di essi e pretendendo, inoltre, che alcuni suoi dipendenti le debbano utilizzare: la legge è obbligatoria per tutti e non è consentito applicarla o disapplicarla a piacimento di chi, oltre tutto, è istituzionalmente tenuto a farla osservare.
Camerino, 30 dicembre 2005.

Luigi Tosti
Via Bastioni orentali n. 38, 47900 RIMINI; tel. 054179323; cell.: 3384130312.

venerdì, dicembre 23, 2005

 

Petizione a sostegno della lotta del giudice Luigi Tosti

APPELLO AI LAICI : IL GIUDICE LUIGI TOSTI DEVE ESSERE ASSOLTO !
:
Il 15 agosto 2005 il papa Benedetto XVI afferma nella sua omelia: «Nella vita pubblica, è importante che Dio sia presente, ad esempio, mediante la Croce negli edifici pubblici, che Dio sia presente nella nostra vita comune.».
:
Il 19 novembre 2005,
Benedetto XVI e Silvio Berlusconi, al termine di «uno scambio di opinioni sui rapporti Stato-Chiesa in Italia» riaffermano «la volontà di collaborazione delle due parti nell’ambito del Trattato del Laterano».
:
Il 18 novembre 2005, il giudice Luigi Tosti, 57 anni, è condannato dal tribunale de l’Aquila, località situata a un centinaio di chilometri da Roma, a 7 mesi di carcere e a 1 anno di sospensione.

Il suo delitto?
Il giudice si rifiuta di tenere udienze in aule dove sono presenti simboli religiosi.

Il giudice s’appoggia sulla Costituzione repubblicana del 27 dicembre 1947, che stabilisce che tutti i cittadini «sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione» (Art.3). Ma una circolare del ministro fascista Rocco, che risale al 1926, e da allora mai abrogata da nessuno dei successivi governi, stabilisce che i crocifissi devono essere visibili nelle aule italiane, rendendo palese la sentenza di Bossuet : “Il sacerdozio strettamente unito con la magistratura, tutto è in pace dal concorso di queste due potenze.”

Questo perché l’Italia continua a vivere sotto il regime del trattato del Laterano e del concordato firmato l’11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e l’Italia, rappresentata da Benito Mussolini, capo del governo dell’epoca. Nel 1984, il Presidente del Consiglio, il socialista Bettino Craxi, rinnovò il concordato con il Vaticano: certamente ora il culto cattolico non è più religione di Stato, ma le leggi fasciste non sono state abrogate del tutto.

Per riprendere l’espressione del Cardinale Tauran davanti ai vescovi francesi nel 2003, l’Italia conosce una separazione delle chiese e dello Stato “coordinata”, in contrasto con la “separazione pura e semplice” in cui “le confessioni religiose dipendono del diritto privato (USA, Francia)”.

Sette mesi di carcere per il giudice ... questo è il segno di quello che la Chiesa cattolica chiama una “sana e legittima laicità” (espressione di Pio XII)...

La lotta dei cittadini laici e repubblicani italiani è la nostra stessa lotta per la difesa, la promozione e il ripristino della legge del 1905 su tutto il territorio; è quella di tutti i veri laici, ovunque siano nel mondo, per la separazione delle chiese e dello stato e per l’abrogazione dei concordati e di tutte le leggi antilaiche!

Noi esigiamo la cessazione immediata delle azioni giudiziarie contro il giudice Luigi Tosti!
:
Aderisci anche tu inviando una mail col tuo Nome, Cognome, Nazione a:
:
:
Per saperne di più:
:
Lista dei firmatari: http://brightsfrance.free.fr/tostisignatures.htm

La Francia si è mobilitata contro la condanna del giudice italiano Luigi Tosti il quale si sta battendo a difesa e a sostegno del diritto di non discriminazione di tutti i cittadini. L’elenco verrà inoltrato al Parlamento Europeo, alle Nazioni Unite, all’Unesco, ad Amnesty International e ad altri organismi internazionali. Altri riferimenti della petizione li trovi su:
http://brightsfrance.free.fr/tostiitaliano.htm

Se desideri essere informato sulle attività e sviluppi invia una mail a:
In Italia per informazioni telefono: 3393188116

giovedì, dicembre 22, 2005

 

Illusionisti in Gran Bretagna rifanno i "miracoli" di Gesù in TV

LONDRA - E' un programma natalizio sui generis, che non racconta storie edificanti o invita alla bonta': in quello che sembra un tentativo senza precedenti, e sicuramente una sicura fonte di controversie, due illusionisti britannici promettono di 'rifare' i miracoli di cui si parla nel Vangelo, dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci alla resurrezione di un morto, fino al tentativo di camminare sulle acque. E com'era prevedibile, prima ancora di andare in onda, 'The Magic of Jesus' (la magia di Gesu'), in programmazione su Channel 4, ha gia' scatenato le polemiche di gruppi religiosi e leader cristiani, che parlano di programma blasfemo e inaccettabile. Il tentativo di verificare se sia possibile riprodurre otto miracoli contenuti nel Nuovo Testamento e' dei due illusionisti Barry Jones e Stuart McLeod, scrive oggi il 'Sun'. Tra i tentativi che vengono anticipati dal quotidiano, c'e' quello di nutrire una folla di 5.000 tifosi di calcio partendo da cinque pagnotte e due pesci. Poi, dicono Barry e Stuart, riprodurranno a loro dire la gravidanza della Vergine, facendo un'ecografia a una donna non incinta. Pochi istanti dopo rifaranno il test, e la volontaria dovrebbe risultare in stato interessante, pur senza aver avuto rapporti sessuali. Durissima la reazione del vescovo anglicano Michael Reid, fondatore di un osservatorio tv chiamato 'Gruppo per i valori tradizionali', che ha definito i due maghi ''imbroglioni'', criticando lo show, che andra' in onda il 28 dicembre. ''Forse questi due - ha detto al Sun - dovrebbero farsi crocifiggere per vedere se possono risorgere tre giorni dopo. La differenza tra due prestigiatori che creano illusioni e i miracoli di Nostro Signore e' che Gesu' curo' davvero le persone, fece risorgere i morti e lavo' i peccati''. Per John Bayer di Mediawatch ''Channel 4, com'e' sua abitudine, cerca di creare scalpore mettendo in onda un programma del genere nel periodo di Natale. Molte persone saranno sconvolte, mi sembra proprio un tentativo calcolato di offendere''. Non e' stato ancora chiarito come faranno i due illusionisti a ridare la vista a un cieco o a far risorgere qualcuno (pare che verra' usato un cadavere decapitato, secondo il Sun), e Channel 4 non ha dato alcuna anticipazione. Un portavoce dell'emittente si e' limitato a dire: ''Noi abbiamo una tradizione che e' quella di proporre programmi che hanno un approccio insolito al Natale. Questo programma non viene fatto per offendere''. 16/12/2005 17:21

Fonte: www.ansa.it

 

Il creazionismo non è scienza, vietato nelle scuole americane

La decisione in Pennsylvania dopo il ricorso di un gruppo di genitori contro la scuola che impose agli alunni corsi sulle teorie anti darwiniane

WASHINGTON - Un giudice federale ha deciso che il cosiddetto 'disegno intelligente' non può essere insegnato nelle classi di scienze delle scuole pubbliche negli Stati Uniti. Il verdetto è stato pronunciato ad Harrisburg, capitale della Pennsylvania. Il giudice distrettuale John E. Jones III ha giudicato che il Consiglio scolastico dell'Area di Dover, in Pennsylvania, ha violato la Costituzione decidendo di inserire nei programmi di scienze il 'disegno intelligente', cioè il principio che la vita sulla Terra fu generata da una causa intelligente non identificata. Un principio che mira ad escludere le teorie di Darwin. Otto famiglie fecero causa contro il Consiglio scolastico, che, nelle ultime elezioni, nel novembre scorso, è stato bocciato in blocco: la tesi dei ricorrenti era che il 'disegno intelligente' non è una vera e propria teoria scientifica, ma piuttosto un travestimento del creazionismo biblico che, quindi, viola la separazione costituzionale tra Chiesa e Stato. L'insegnamento sul 'disegno intelligente' venne imposto agli studenti prima di seguire i corsi sull'evoluzione. La dichiarazione da sottoporre agli studenti dice che la teoria di Charles Darwin "non è un fatto" e ha "vuoti" che non sono stati ancora spiegati. (20 dicembre 2005).

Fonte: www.repubblica.it

 

Chiesa cattolica maestra di torture e pena di morte

Inquisizione e istituzioni mostruose

Varie istituzioni mostruose sono state sconfitte grazie ad alcune persone illuminate e coraggiose come Voltaire, Cesare Beccaria e molti altri, pagando spesso con la prigione e la vita. Uomini che hanno saputo seminare idee di giustizia, uguaglianza, democrazia e libertà. Quando nel 1764 l’illuminista Cesare Beccaria pubblicò “Dei delitti e delle pene”, il libro che più di ogni altro contribuì ad abolire la tortura della “Santa” Sede lo accusarono “…di contrastare alla Chiesa e ai Sovrani di infliggere le giuste torture e la pena di morte e di non considerare l’eresia come un elitto”. Il “Mein Kampf” di Adolf Hitler non è mai stato messo all’indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica. Invece fino al 1962 all’indice ci fu “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria.

lunedì, dicembre 19, 2005

 

Per un Movimento Anticristiano

Alcune considerazioni sulla necessità di costituire un movimento per l'emancipazione della persona e per la liberazione sociale con il quale contrastare la dannosità della sub-cultura cattolica ancora oggi egemone in Italia.

di Sergio Martella


La telematica, lo sviluppo delle comunicazioni, della genetica e delle scienze conferiscono all'uomo un potere inedito e in parte sconosciuto riguardo la capacità di progettare il futuro. Il potenziale enorme di libertà che inevitabilmente accompagna ogni avanzamento della civiltà (un progresso senza libertà non è vera civiltà) è, tuttavia, anche la causa dell'insorgere di spinte reazionarie, violente e autolesive. La religione della croce, della colpa e del sacrificio è, come al solito, in prima fila a guidare la crociata di ritorno al medio evo nel privato e nell'oscurantismo; pur essendo l’ultima ad adeguarsi alle aperture di libertà e giustizia, esige per sé un ruolo egemone in ogni istituzione.

La chiesa di Roma si fa garante presso le ansie di controllo dei poteri forti della possibilità concreta di imbrigliare gli animi delle masse nella mediocrità della confusione. Paventa, nel caso di una riduzione sociale del proprio potere, l'emergere di forze anarchiche e rivoluzionarie ai danni del potere costituito. “Senza di me, senza una opportuna suggestione sui giovani” - dice la chiesa al potere economico – “non c'è più religione e nessuno garantisce l'obbedienza e il consenso ai partiti”. Le lotte di liberazione e di emancipazione del secolo appena passato sembrano dargli ragione.

Ecco, dunque, che oggi si parla di creazionismo come di un nuovo credo formativo nei programmi dei paesi più economicamente avanzati. Attenzione! Ciò che una parte del ciclo di produzione di profitto persegue non è tanto negare l'acquisizione storica dell’evoluzionismo, ma la pianificazione di un modo di fare scienza e progettazione genetica sull'uomo e sull'ambiente all'insaputa di una coscienza sociale ed estesa dell'uomo. È reale la necessità di sottrarre la progettazione dello sviluppo scientifico all’esclusiva logica del profitto e di estenderla a una partecipazione più estesa possibile della coscienza democratica dell'umanità. Si tende invece a rivalutare l'apporto storico di sovradeterminazione, appannaggio delle religioni, e applicarlo nel campo della programmazione umana. Si tenta di accreditare un modello di sviluppo che non tiene conto delle necessarie conseguenze di liberazione e di democratizzazione per tutti. Una parte della scienza si fa chiesa, fidando nell’invisibilità del potere economico e politico, secondo l’impalpabile consuetudine della santa madre vaticana all’esercizio del potere.

Il connubio tra potere e chiesa propone il credo al posto del sapere, il dominio in luogo del diritto. L'appartenere in qualità di risorsa umana a questo o quel potentato economico in luogo del giusto riconoscimento di valore per ciascuno e della rinnovata necessità di democrazia e partecipazione.

La millenaria prassi di asservimento della chiesa in ogni epoca diventa paradigma ufficiale e prescinde dal credito che la religione in sé riscuote nell'epoca attuale. Sorge il bisogno di rilanciare i programmi di educazione privatistici in mano alla religione, l'appalto di importanti segmenti di governo dei servizi dati in gestione alla chiesa; come, per esempio, la coordinazione dei flussi di nuovi schiavi (extra-comunitari), fonte di enormi profitti per le mafie (eserciti spuri per il controllo territoriale nei territori ai confine di Euroland) e per l’industria in vena di squilibri. In questi anni, grazie alle strutture amministrate dalla Caritas, giungono sui mercati della produzione di capitale legale e illegale centinaia di migliaia di persone senza diritti, al di fuori di un diretto coinvolgimento dello Stato. In questo modo la ricattabilità è garantita. Un flusso di uomini sempre sotto coercizione, connotati dalla fragranza di illegalità per statuto di impresa, in grado di influenzare il mercato del lavoro nelle società avanzate come risorsa a danno di altri lavoratori. Sempre la chiesa garantisce poi la tenuta sociale, predicando l'integrazione sotto l'unica bandiera del sacrificio, della carità, per un amore senza diritti e senza il riscatto della dignità. Entra in campo la sua scuola di ipocrisia e di falsità: su questa base si evita di fare chiarezza sulla deportazione in massa della carne da lavoro, di sfruttamento sessuale e di commerci illegali.

La chiesa cristiana rilancia la sua vocazione, proprio nel momento in cui la sua delegittimazione storica raggiunge l’apogeo. Prendere in esame questo stato di cose serve a capire quanto e in che modo la chiesa sia implicata nel progetto di asservimento nemico della civiltà. È possibile considerare quanto diffuse, sotterranee e profonde siano le complicità, l'impunità, le coperture e il sostegno che la chiesa cattolica, in particolare, gode da parte di chi oggi pianifica gran parte del governo globale. Accade così che una organizzazione del controllo sugli animi e sui corpi, che da tempo è ormai fuori dalla storia e che ha visto irrimediabilmente compromessa ogni credibilità culturale, rilanci il suo potere di influire nei destini dell'uomo mantenendo la posizione di dominio. Nonostante l'anacronismo di una presenza che nega la naturalezza degli affetti e il bisogno di felicità nell'uomo, la chiesa cattolica spadroneggia con apparente disinvoltura fino ad occupare i posti tradizionalmente riservati allo stato, sui muri delle scuole, nei tribunali, in tutti i canali dell'informazione, sulla stampa, senza eccezione. La dimostrazione più coerente che una tale egemonia nel sociale sia frutto di una pura malafede e non di una propensione naturale verso il sentimento religioso, risiede nel fatto che nessuno spazio è concesso, rigorosamente, alle ragioni della laicità nell’informazione o nelle scuole, sebbene le fonti della scienza, del rinascimento, le origini stesse dello Stato italiano siano improntate alla massima laicità.

La chiesa ostende le icone simbolo del suo credo antiumano. Le spoglie del figlio cristiano votate al mas-sacro per la salvezza dei peggiori in cui, evidentemente, si identifica la trinità familiare! Bella educazione da dare ai bambini d'Europa. Le nostre radici sono crociate con lo stesso diritto oggettivo con cui gli Europei possono dirsi eredi del fascismo e del nazismo. Altra cosa sono le tradizioni migliori, che si rifanno alla cultura greca e latina, o ai principi di uguaglianza della rivoluzione francese. Per i campioni del credo assoluto, la salvezza dell'uomo è da perseguire, non secondo la responsabilità di ciascuno, ma come conseguenza del rito sacrificale di un debole. Mors tua vita mea! Grande pedagogia per l'umanità ventura!

L'autodistruttività umana prospera e si diffonde a livello dei comportamenti privati che sfociano, aberranti, nella cronaca nera dei giornali o negli spettacoli del cannibalismo televisivo, come pure nell'impoverimento progressivo dei sistemi sociali di solidarietà, a vantaggio del cinismo e di un ulteriore accumulo di disagio e distruttività.

“Non ci sono più i valori di una volta”, si dice. I fatti dimostrano che quei valori sono ancora egemoni e sono i più sbagliati.

Ave Maria di Cogne, emblematica Madonna del presepe vivente della realtà cristiana in Italia. Cattolica fervente oltre ogni metafora. E le ragazze di Chiavenna, nutrite da un odio parrocchiale. Le ragazze di Foggia che uccisero l'amica compagna di scuola e di catechismo. Il masochismo estremo della madre di Erika, che fu educatrice catechista impenitente, tradita dalla componente boomerang del masochismo di una pedagogia del sadismo. I giovani divenuti assassini in nome di Satana, lo stesso demonio che il papa giura e spergiura essere in mezzo a noi, il cui copyright spetta unicamente alla chiesa!

La morale cristiana della croce è la causa della violenza più efferata e impunita mai concepita dall’uomo. La sua storia è una sequenza di eventi criminali la cui responsabilità è falsamente attribuita all’innata cattiveria dell’uomo: dai massacri degli esordi, alle inquisizioni, all’internamento nei ghetti reclusori, alle evangelizzazioni sanguinarie alla testa delle armi cristiane, con la distruzione di enormi patrimoni di cultura, fino ai più recenti roghi crematori, non ancora giustamente compresi, perché alimentati dall’antigiudaismo della civiltà cristiana.

Ancora oggi, un insegnamento sadico impone fin dal battesimo sui bambini l’esordio di una vita connotata dalla colpa. Dunque l’esistenza ha il significato di una espiazione? Si può raccogliere benessere quando si è seminato il male?

Nelle periferie più degradate, brodo di coltura del disagio, nelle bidonville, nei feudi della mafia, può forse mancare ogni sorta di servizio, ogni elementare senso della giustizia e della dignità; mai però in quei luoghi desolati è venuta meno la presenza pastorale della chiesa, il suo insegnamento imperniato nel significato perverso della croce; non manca certo la centralità principesca della parrocchia con gli ori e con i riti sanguinari, reiterati nelle icone e nelle pietose processioni, con i miti diretti a fomentare la credulità popolare, sempre incentrati sul sangue, sulle stimmate e sui peggiori istinti della morte familiare.

Le rappresentazioni della falsità, della sofferenza come valore a priori non sono presentate come esempi di sfogo dell’aggressività umana e degli istinti peggiori (che sarebbe una premessa per poterli trattare), ma vengono proposti rigorosamente in chiave di credo, di fede, di prescrizione e di norma morale da reiterare. Gli istinti peggiori e la falsità palese proposti come modello di santità!

Migliaia di preti pederasti nel mondo (solo in Italia sono rari da trovare!), fanno riflettere la morale della chiesa su come si possa essere ministri del dio dell'astinenza ed "essere veri uomini però". "Lasciate che i fanciulli vengano a me" disse, fra loro, il più abusato. Si sa, che ogni vampiro fu egli stesso, a suo tempo, vampirizzato.

Si tratta di infrangere la rimozione colossale che il marketing dei media impone sul sociale. Le coscienze oggi sopite vanno risvegliate. Ne va di mezzo la prospettiva di sopravvivenza della civiltà. Chi può dire fino a che punto ci si potrà spingere in questo perverso gioco a ritroso verso la crisi, la guerra e lo scontro planetario al limite del nucleare a cui sembra ci si stia rassegnando? Crociati, oscurantisti evoluti, contro i tradizionali barbari delle terre da sempre conquistate.

Non è data oggi aggressione che non sia anche autodistruttiva, nel modo più totale. L’azione civile deve ritornare ad essere una funzione del nostro progetto di vita. A cominciare dal ripristino del necessario rispetto verso le generazioni. Via il crocifisso dalle aule! Basta con l'esaltazione della morte come valore!

Si tratta di insegnare a vivere, educare alla diversità, liberare il corpo e la sessualità da ogni ipoteca di colpa. Se ogni nuovo nato è accolto come portatore di una macchia che va emendata, quale sarà il suo destino? Fin dai primi giorni, la vita perde la sua naturale valenza di opportunità e si profila come luogo implicito di purificazione!

E' davvero così distante dalla nostra cultura limitare l'evento della nascita di un bambino alla gioia e alla pura aspettativa di felicità, quella reale? Se il mondo è una nostra rappresentazione - e il mondo che ci riguarda lo è per certo - perché inculcare il male come valore a priori della vita? Quanto perversi e criminali sono gli esseri che si dicono credenti nei precetti cristiani?

È possibile ancora sminuire le responsabilità della pedagogia nera della religione, dire che, in fondo, non fanno del male? Il cristianesimo si è realizzato fin dalle origini nella falsità e nella violenza: dai tempi dell'imperatore, Costantino, che uccise moglie e figlio prima di fissare le istituzioni della chiesa nello Stato, fino all'ultima inquisizione mondiale (luterani & laterani associati). Basta con il cristianesimo e con i suoi fautori! Dobbiamo reagire contro la barbarie, vestita di peloso buonismo, capace di sconcertanti ammissioni di colpa e, al tempo stesso, di arrogante pretesa di mantenere l'egemonia nell'informazione, nell'economia, nell'etica, nell'educazione.

E' tempo di aprire un confronto diretto coinvolgendo la parte cosciente della società verso un obiettivo di ridimensionamento della chiesa di Roma, dello strapotere temporale che tuttora gestisce, entro i limiti di una pura opzione rituale. I simboli cristiani sono del tutto estranei agli ambiti del consorzio civile dove vigono le istanze di dignità umana, di igiene degli affetti e di responsabilità verso le esigenze di un mondo che appartiene a tutti e a ciascuno, secondo i dettami della parità dei diritti e della partecipazione nelle differenze. È tempo di unirsi in un movimento anticristiano.

Sergio Martella
www.arte-e-psiche.com
mobile 3283841536
sergio.martella@alice.it

mercoledì, dicembre 14, 2005

 

La Chiesa riceverà presto un colpo mortale da qualcuno in Italia

“La Chiesa riceverà presto un colpo mortale da qualcuno in Italia”.

Dichiarazione del medium Allen Kardek riportata nel libro “Opere Postume” Ed. Union Spirit Francaise -1927.
:
Credere ai medium è irrazionale, ma forse questa premonizione sarà di buon auspicio [NDR].

 

Crocefissione della vita e celebrazione del nulla


“I tre principali monoteismi, animati dalla stessa pulsione di morte, condividono identici disprezzi: l’odio per la ragione e l’intelligenza; l’odio della libertà; l’odio di tutti i libri in nome di uno solo; l’odio della vita; l’odio della sessualità, delle donne, del piacere, l’odio del femminile; l’odio del corpo, dei desideri, delle pulsioni. Al loro posto, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam difendono: la fede e la credenza, l’obbedienza e la sottomissione, il gusto della morte e la passione per l’aldilà, l’angelo assessuato e la castità, la verginità, la fedeltà e la monogamia, la sposa e la madre, l’anima e lo spirito. Vale a dire: la crocefissione della vita e la celebrazione del nulla.”

Michel Onfray, “Trattato di ateologia” Fazi Editore (traduzione Gregorio De Paola) Editions Grasset & Frasquelle


Site officiel de Michel Onfray et de l'Université Populaire de Caen:
http://perso.wanadoo.fr/michel.onfray

martedì, dicembre 06, 2005

 

Procedimento disciplinare contro il giudice Luigi Tosti



Crocifisso nei luoghi pubblici
Chiesta la sospensione dalle funzioni ed avviato un procedimento disciplinare
contro il giudice di Camerino Luigi Tosti che si rifiuta di tenere le udienze a causa del crocifisso
:
Camerino (Macerata) - Dopo la condanna a sette mesi di reclusione con l'interdizione dai pubblici uffici per un anno, inflitta dal Tribunale dell'Aquila il 18 novembre scorso, la Procura Generale presso la Corte di Cassazione ha promosso contro il giudice di Camerino Luigi Tosti, che si rifiuta di tenere le udienze perché l'amministrazione non lo autorizza ad esporre la menorà ebraica a fianco del crocifisso o, in subordine, a rimuovere il simbolo dei cattolici, dapprima un procedimento disciplinare e, poi, la procedura di "sospensione dalle funzioni" e dallo stipendio. L'Avvocato Generale Antonio Siniscalchi e il Procuratore Generale Francesco Favara motivano la richiesta di sospensione dalle funzioni col fatto che “il dott. Tosti, da oltre sei mesi, persiste nel ritenersi legittimato a sottrarsi ai propri doveri di ufficio -che scaturiscono da un rapporto di impiego sorto e tuttora in corso per sua libera determinazione- per un preteso inadempimento da parte dello Stato che continua a non rimuovere dalle aule di udienza il crocifisso, simbolo della religione cattolica che è a lui estranea. I motivi addotti per sottrarsi all'obbligo della prestazione non possono giustificare -a prescindere dallo loro fondatezza o meno- il protratto e ancora attuale inadempimento, così come non lo potrebbe una qualsiasi altra ragione eventualmente legittima con riferimento a posizioni o comportamenti dello Stato in ordine a diverse altre apprezzabili problematiche (partecipazione ad atti di guerra, provvedimenti razziali ecc.) che, comunque, restano estranee agli obblighi derivanti da un rapporto di impiego. La vicenda ha determinato e determina grave disservizio in una struttura giudiziaria di ridotte dimensioni qual'è il Tribunale di Camerino e, per la sua assoluta singolarità, sconcerto e disorientamento nella opinione pubblica; con menomazione del prestigio dell'Ordine Giudiziario cui occorre por termine, tanto più che il dott. Tosti pretende di rimanere fermo nel proprio atteggiamento con il rifiuto di riprendere il proprio lavoro anche in aula di udienza priva di qualsiasi simbolo religioso. L'atteggiamento di sfida nei confronti delle istituzioni esige un provvedimento che valga a far cessare la incresciosa situazione, le cui conseguenze ricadono anche sui cittadini che chiedono giustizia”. La richiesta di sospensione dalle funzioni sarà discussa e decisa dalla Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura il prossimo 16 dicembre. Camerino, 5 dicembre 2005

Luigi Tosti
tel. 0541789323 – mobile 3384130312
via Bastioni Orientali, 38 – 47900 Rimini

La Francia si è mobilitata contro la condanna del giudice italiano.
Firma l’appello a difesa e sostegno del giudice Luigi Tosti e del diritto
di non discriminazione di tutti i cittadini:
http://brightsfrance.free.fr/tosti.htm

lunedì, dicembre 05, 2005

 

Noi e dio. Se ci sei batti un colpo


EPICURO fu certamente il più grande filosofo materialista e ateo della storia ellenica: perfezionò la teoria atomista di Democrito introducendo la nozione della “deviazione” (il famoso clinamen) per ciò che riguardava la traiettoria rettilinea degli atomi. Negando l’intervento degli dei negli affari del mondo, proclamava la materia principio eterno nel suo eterno movimento, quel movimento nel quale nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, che fu poi dimostrato da Lavoisier 2300 anni dopo. E’ Epicuro che ha dimostrato che Dio non esiste e che le religioni sono sorgente di tormento per l’uomo e che l’uomo, per realizzarsi, deve, perché lo può, seguire un’etica di ragionevole piacere. Il ragionamento di Epicuro che dimostra la non esistenza di Dio, è rimasto inconfutabile per quanto i credenti (creduli) si siano accaniti a sovvertirlo.

Il male esiste, quindi di due cose l’una: o Dio ne è a conoscenza o lo ignora.

1) Dio sa che il male esiste, può sopprimerlo ma non vuole... un tale Dio sarebbe crudele e perverso, dunque inammissibile.

2) Dio sa che il male esiste, vuole sopprimerlo ma non può farlo... un tale Dio sarebbe impotente, dunque inammissibile.

3) Dio non sa che il male esiste... un tale Dio sarebbe cieco ed ignorante, dunque inammissibile.


LUCREZIO, continuatore di Epicuro, nella sua opera “ De Rerum Natura” distrugge ogni concetto di divinità scrivendo: “Il principio che noi poseremo sopra tutto è che nulla nasce da nulla per un potere divino (ex nihilo nihil). Il timore che attualmente domina tutti i mortali e li rende succubi delle religioni, dipende dal fatto che essi vedono compiersi sulla terra fenomeni dei quali non conoscendone la causa li attribuiscono alla potenza divina. E’ soltanto in seguito alla convinzione che ci porta ad affermare che nulla si può creare dal nulla che noi potremo giungere a scoprire l’oggetto delle nostre ricerche il cui risultato dimostrerà come tutto si compie senza l’intervento degli dei”.
:::
Tratto da:
"La favola di Cristo - Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù"
di Luigi Cascioli
tel. 0761910283

 

Incinta con lo Spirito Santo

Secondo Carlo Collodi:

"Se è dato credere che una donna possa restare incinta per opera e virtù dello spirito santo..., allora dimostrerò che un uomo, per di più un falegname di nome Giuseppetto, è in grado con una sega e una pialla di fare un figlio da sé..."

S.M. in "Pinocchio eroe anticristiano. Il codice della nascita nei processi di liberazione", Ed. Sapere, Pd. 2000.

 

Catechismo della Chiesa Cattolica

Catechismo della Chiesa Cattolica, Vaticana ed., Roma, 1992.

A pagina 557 si legge:

"…l’insegnamento tradizionale della Chiesa ha riconosciuto fondato il diritto e il dovere della legittima pubblica autorità di infliggere pene proporzionali alla gravità del delitto senza escludere – in casi di estrema gravità [sic!]– la pena di morte".

domenica, dicembre 04, 2005

 

Viva Pinocchio

di Sergio Martella

Non finisce ancora di stupire e di ferire l’ostentazione sadica e oscena del rito della morte del figlio. È un rito tutto cristiano quello della crocifissione e del monito pedagogico e perverso insito in questo simbolo di morte che viene affisso sui muri perfino nelle scuole e nei tribunali. Come potranno mai capire i fautori dell’amore cristiano che mai, l’amore vero ha bisogno di sacrifici umani, comunque essi siano giustificati? È la guerra che impone le sue vittime, non certo l’amore. Quando poi l’oggetto di tanto malinteso amore è il proprio figlio che viene educato attraverso il monito pedagogico della croce, allora si capisce che tanta perversione è solo il frutto di un immaturo modo di vivere le relazioni famigliari.

Il Cristo in croce deve aver spaventato più di una generazione di bambini se è vero che il genio di un novelliere italiano, Carlo Lorenzini, noto come Collodi, nei primi anni dell’800 ha voluto, forse inconsapevolmente, ripercorrere al contrario il calvario del figlio giungendo a rivendicarne il diritto alla vita e all’amore del padre: stiamo parlando della favola di Pinocchio, non a caso famosa in tutto il mondo, che narra di un burattino nato direttamente dall’amore del padre, plasmato da un pezzo di legno (proprio sul legno il Cristo aveva trovato la morte) e che arriva a diventare un essere umano consapevole dopo un percorso di maturazione attraverso avventure e pericoli.

Prima di procedere nelle analogie e nei contrari nelle storie di Gesù e Pinocchio, è opportuno dare brevemente degli elementi atti a precisare quale sia il ruolo della figura paterna nelle comunità di religione cristiana.

Il matriarcato è ciò che di fatto connota questa cultura degli affetti famigliari. Nella religione cristiana - che rappresenta, lo ricordiamo, in tutta la sua estensione teologica la psicologia della madre - la centralità del matriarcato è rappresentata simbolicamente in tre modi: a) dallo spirito santo che dà il senso a ogni relazione tra il padre e il figliolo; b) con il dogma dell’unicità e trinità di Dio, il tre infatti simboleggia la composizione della famiglia che trova nella madre fonte e ispirazione unica e totale; c) nell’ossessione ginocentrica della madonna e del mito della ricostruzione dell’integrità verginale, ossia della negazione di ogni sviluppo della sessualità e dell’autonomia dei figli, a partire dal debito di dolore inaugurato con il trauma del parto che pesa su ciascuno come peccato originale (anche l’ostensione dell’ostia e del sangue idealmente contenuto è una celebrazione della verginità dell’imene).

Il mancato distacco dal corpo della madre, la cui presenza è esasperata e preponderante, è la condizione stessa dell’incesto e del mancato sviluppo di una adeguata identificazione sessuale e sociale. Queste due funzioni di identificazione pertengono alla figura del padre il cui ruolo rimane subordinato e marginale, quando non assume, come spesso è successo, la funzione violenta della spada, del fallo punitore. Ma anche in questo caso, ricordiamo, non c’è spada o arma in grado di ferire o uccidere che non sia guidata da una mano che la impugna. La mano solo apparentemente è indifesa. Mano e spada rappresentano la differenza sessuale tra chi è il fallo e chi in realtà lo gestisce.

Nel modello affettivo cristiano l’amore tra padre e figli è spesso assente, il genitore maschio è putativo, comunque subordinato al ruolo della madre, che non è ancora la moglie compagna, ma la Madre del giardino terrestre delle rispettive famiglie di origine. Insomma il Dio creatore e padrone di tutte le cose. L’aggettivazione al maschile non tragga in inganno. San Giuseppe è un pallido padre: come potrebbe avanzare proprietà di ruolo quando non può possedere la donna ancora schiava della sua appartenenza di origine allo spirito santo? Neanche la donna nella giovane coppia ha proprietà di ruolo: è prigioniera nella turris eburnea, nessuno ha ancora sconfitto il drago, nessuno l’ha ancora risvegliata dal letargo dei cento anni nella sua reggia di famiglia. Le favole, per il fatto che nascono dalla spontaneità, hanno una morale ben più avanzata di quella cristiana, prospettano simbolicamente almeno una soluzione fantastica a questo problema del distacco-maturazione dalla famiglia di origine, distacco che la morale cristiana non prevede. La realtà invece la impone; basti pensare alle fughe d’amore o al rapimento prima del matrimonio riparatore in vaste zone del meridione per capire come il trauma del distacco sia necessario alla nuova coppia in formazione, ai novelli Eva e Adamo che comunque pagheranno a lungo il fio di questo peccato con una maternità sofferente e con la schiavitù del lavoro non creativo. La sacra famiglia si riproduce alienata sul modello dell’unità placentare realizzando il ciclo di minaccia, punizione e colpa. L’emancipazione è vista come peccato nella morale cristiana.

Nella lucidità onirica delle favole la madre è invece individuata come matrigna, spesso e volentieri in conflitto con la figlia. In Pinocchio è il pescecane che inghiotte il padre e il figlio assieme nella sua grande pancia-utero. Ogni bocca dentata è simbolo del trauma del parto, quindi della madre. Suscita paura e conflitto. Pensate a Moby Dick, alla nonna-lupo in Cappuccetto Rosso e in mille e mille altre immagini letterarie fantastiche. Nel mezzo della selva, anche Dante si fa accompagnare da un padre simbolico come Virgilio di fronte alle tre fiere. Hemingway ne Il vecchio e il mare racconta del pescatore che uccide marlin e sharks per amore di un fanciullo. È la storia di ogni tempo, la questione è rimasta invariata fino ai nostri giorni.

Ancora in Pinocchio la donna è rappresentata dalla fatina turchina che tortura non poco con pani di gesso, pillole e punizioni il povero burattino. Ma la favola di Collodi è più incentrata sul riscatto dell’amore paterno, un riscatto dal destino di passione e di morte del mito cristiano. La storia di Pinocchio nasce là dove finisce quella di Gesù: dal legno. Solo dopo la morte Gesù accede all’identificazione paterna (sale alla destra del padre). Pinocchio invece è la diretta creazione del padre. Uno si chiama Giuseppe, l’altro G(ius)eppetto; entrambi sono falegnami. Il racconto si snoda sul filo di un’ironia che diviene realismo e quindi morale di stampo deamicisiano; ma intanto l’autore parte da una considerazione piuttosto irriverente, nella sua logica schiettezza, direi palesemente agnostica e anticristiana: se è dato credere che una donna possa rimanere incinta per opera e virtù dello spirito santo, sarà allora altrettanto verosimile che un uomo, per di più falegname, possa fare da sé un bambino con una sega e una pialla. Questione di credo.

Nella favola lo spirito santo è presente sotto forma della voce della coscienza doppiata dal grillo parlante. La parodia al mito cristiano continua poi con l’analogia dei trenta denari e delle monete d’oro, naturalmente riferiti al tradimento e all’inganno; l’orto degli ulivi trova il suo corrispettivo nel campo dei miracoli, e così via.

L’amore del padre riscatta dall’indifferenziata appartenenza al corpo unico (il pescecane); apre al concetto dell’altro, della differenza, dell’intelligenza, della comprensione e tolleranza, ma soprattutto della maturità sociale, cioè nel luogo esterno alla famiglia; è il vero modello dell’identificazione sessuale matura. Così è nella realtà là dove la figura paterna è presente ed è valida. Ciascuno può fare una verifica in questo senso a partire dalla personale casistica di conoscenti. Di contro, la sola presenza materna, se è indispensabile alla vita, è carente da sola a garantire un adeguato sviluppo dei figli. Pensiamo ad un albero grande e florido, in grado di fare ottimi frutti e semi, cosa accadrà a quei semi se finiranno con il cadere ai piedi dell’albero, se non saranno invece dispersi dal vento? Ebbene, i nuovi alberelli cresceranno malati o non cresceranno affatto o, per vivere, dovranno augurarsi la morte dell’altro (arriveranno ad odiare gli anziani? assistenza, pietà ed eutanasia). Così è anche la società chiusa, «privata» che non è matura a sufficienza per garantire ai bambini un esordio immediatamente pubblico e sociale, oltre il corpo della madre che li considera ancora proprietà privata. Saranno facilmente legati all’utero della fabbrica da un catena di montaggio, saranno centrifugati nelle discoteche, sotto la dipendenza artificiale della droga, coloro che danno garanzia di obbedienza, saranno dipendenti in una banca o saranno comunque garantiti; le celle delle prigioni accolgono invece i feti umani più riottosi. L’esito sociale sconta il limite sadico dell’appartenenza prolungata, dell’incesto, dell’accumulo di aggressività, dell’inevitabile controllo come fuga dalla libertà. Per questo ogni inno all’unità placentare della famiglia dovrebbe perlomeno limitarsi ad un’epoca in cui i figli sono ancora bambini e non oltre.

Le madri cristiane non ne sono capaci. La figlia rimane attaccata alla madre nell’unità mistica di Maria Vergine il cui figlio sarà il frutto di un incesto ideale ma non di una libera scelta, l’identificazione sessuale della figlia (là dove è presente) è invece scissa nella figura di Maria Maddalena, la meretrice. Le suore realizzano la perfetta fede a Dio madre; i preti sono garanti eunuchi della sintesi androgina di donna-uomo: Duomo o chiesa madre (con gli attributi). Recentemente la star americana dello spettacolo Madonna ha tentato una personale riunificazione dei due opposti attributi di santa e prostituta che connotano la figlia cristiana; inutilmente, la donna emancipata anche nella sessualità non può prescindere dall’aver avuto un buon rapporto con la figura maschile, innanzitutto con il padre. È lo stesso immaturo sviluppo della sessualità femminile che porta oggi a prefigurare una soluzione industriale alla riproduzione biologica con l’inseminazione artificiale. Pur di non mettere in crisi il rapporto con la mamma attraverso un sano conflitto di separazione molte donne sopportano l’impotenza nei rapporti affettivi; in casi estremi, sono disposte ad appaltare la proprietà dell’utero (grande conquista del movimento femminista) alla scienza di mercato. Di regola invece infelicità e separazioni; il rapporto con l’uomo è fuori portata.

Il figlio maschio appare privilegiato, vezzeggiato dalla madre e invidiato dalla sorella; in realtà non esiste di per se stesso ma solo come fallo della madre. Solo finché sarà il fallo riparatore della mancanza materna avrà diritto a ogni sfrontatezza, il suo narcisismo è perfino irritante. Ma cosa accade a chi voglia varcare le Colonne d’Ercole del libero arbitrio, verso l’autonomia affettiva? Se l’eterno ragazzo vuole accedere alla consapevolezza, all’autonomia e alla libertà? Disgrazia, passione e crocifissione. Morte per sangue. Cristo o Che Guevara, purché muoia; una rabbia emorragica gli presenta il conto del debito del parto, la sua autonomia non esiste perché viziata all’origine da un debito di sangue. L’agnello non può difendersi dicendo che quell’offesa non l’ha fatta lui, che lui è venuto dopo, non per scelta, il lupo insiste: «Mi sporchi l’acqua». E lo sbrana.
Oggi i figli non possono dire di non saperne, a questo serve l’educazione cristiana: il crocefisso fa bella mostra di sé sul muro della scuola. Non avete capito? Capirete! E, soprattutto, l’importante è credere, non sapere.
La conoscenza è uno stupro, è una lacerazione alla placenta del credo religioso. Il sapere religioso è rivelazione, cioè resistenza e paziente rattoppo degli strappi; ma periodicamente sa anche essere inaudita ferocia: quando interpreta il ruolo di belva umana, per ricucire, con filo spinato, gli strappi della storia.

Nella quotidianità cristiana, la placenta materna rivendica il suo contenuto per non sentirsi vuota: la Sacra Sindone reclama il suo contenuto (con-te-nato) umano, placenta e sudario di un corpo che non si vuole dare alla vita ma trattenere per sé come fallo autoprodotto e sempre desiderato. È amore ciò che è capace di distruggere per desiderio di possesso pur di non liberare? Quanto miseri e poco misteriosi sono questi misteri della fede.

Pinocchio fa marameo; si fa beffe della morte da impiccato: «Se non è morto allora è segno che è vivo», sentenzia il dottore; il naso gli ricresce per negare di essere castrato. È dunque il fallo il vero oggetto del desiderio. Del desiderio di chi ci ha creato.
:
Sergio Martella
mobile 3283841536

 

Il giudice Luigi Tosti condannato al processo de L'Aquila

L'AQUILA - E' stata scritta il 18.11.2005, in un'aula-ghetto allestita "senza crocifisso" e destinata appositamente ad uno "sporco" imputato non cattolico, una delle pagine più epiche della Giustizia italiana, perché si è finalmente inflitta una giusta ed esemplare condanna a chi, pretendendo di affiancare al sacro simbolo del crocifisso i propri falsi simboli, ha manifestato con sconfinata arroganza l'assurda pretesa di godere degli stessi diritti e della stessa dignità che la Repubblica Pontificia italiana accorda, giustamente, alla sola superiore razza dei Cattolici. Plaudo alla totale prevaricazione del mio diritto di difesa e all'imposizione del termine preventivo di "due minuti", che mi è stato benevolmente concesso dal GUP-Presidente del collegio per formulare ed illustrare le mie richieste. Mi rammarico pubblicamente con la Stampa per la limitazione del Suo diritto di cronaca e di ripresa audiovisiva, che ha impedito la documentazione della celebrazione del dibattimento nell'interesse della collettività e a garanzia della trasparenza della Giustizia. Spero che la mia sentenza di condanna -contro la quale ricorrerò- sia l'inizio di un incendio che risvegli le coscienze dei sudditi italiani che non intendono più tollerare l'emarginazione e la discriminazione che parte dei Cattolici attua ai danni degli atei, degli agnostici, degli ebrei, degli islamici, dei buddisti, degli evangelisti, dei valdesi, dei testimoni di Geova e di tutti coloro che si identificano in religioni diverse dalla loro. Spero che i 40 giorni per il deposito della motivazione della condanna siano sufficienti per giustificare la violazione dell'art. 9 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, che sancisce che "ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione: questo diritto importa la libertà di cambiare religione o pensiero, come anche la libertà di manifestare la propria religone o il proprio pensiero individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, per mezzo del culto, dell'insegnamento, di pratiche e compimento di riti".
Ringrazio tutti coloro che si sono sobbarcati i disagi e le spese di un viaggio per assistere alla celebrazione di questo cristallino processo che, spero, resterà impresso nella loro memoria. Ringrazio i deputati Enrico Buemi e Marco Pannella per l'appoggio morale e per la stima che mi hanno dimostrato con la loro presenza fisica a L'Aquila. Ringrazio infine il Dio dei Cattolici per avere offerto a mia moglie e a me l'opportunità di conoscere Marco Pannella e di stringere la "zampa" di questo leone radicale che è riuscito, contro la volontà della maggior parte degli italiani, a rendere più libera e più dignitosa l'esistenza di tutti gli italiani.

Luigi Tosti
el. 0541789323 – mobile 3384130312
via Bastioni Orientali, 38 – 47900 Rimini

Chi vuole ricevere la “Memoria” del dibattimento depositata presso il Tribunale de L’Aquila scriva a:
axteismo@yahoo.it
oppure la può prendere online cliccando su questi link:

http://www.perlulivo.it/docs/TOSTI_III_memor_dibattimento.PDF

http://www.primadanoi.it/DOCUMENTI_LINK/IIImemoriatosti.PDF

 

La Vergine Maria e la fecondazione assistita(*)

Ovvero la guerra tra le donne e il dictat del Vaticano. E io mi "sbattezzo"
:
di Ennio Montesi
:
Pubblicato in 2 puntate il 19.09.2004 n.239 e il 26.09.2004 n.266 sul quotidiano Avanti!

La Vergine Maria, se vivesse ai giorni nostri, si sottoporrebbe alla fecondazione assistita? Parto da questa domanda scivolosissima e, senza temere di cadere, vado avanti impavido. Sto scrivendo ma è come se parlassi con me stesso e quando uno parla con se stesso pensa e dice fra sé le cose più vere che gli escono dall’animo. La Vergine Maria fu donna e ha avuto un bambino di nome Gesù.

La Vergine Maria se fosse una donna come tante altre dell’Anno Domini 2004 andrebbe a fare la Fivet (Fecondation in vitro and embryo transfer) o Icsi (Intracytoplasmic sperm injection)? La Madonna si sottoporrebbe, se avesse bisogno, a una delle tecniche, sì o no? Chi alza la mano per rispondere? Questa domanda mi gira in testa da mesi e ho deciso di scrivere questo articolo percorrendo a ritroso qualche concetto insito nella specie umana. A volte i concetti sembrano scontati quando invece non lo sono affatto. Lo stesso dicasi per i dogmi che i custodi cattolici cercano di continuo di imbrigliare e tenere all’interno del proprio recinto religioso e ideologico, ma qualche volta questi dogmi scappano via recalcitrando al controllo e non li ferma più nessuno. Questo attorno alla fecondazione assistita è proprio uno di quei dogmi lazzaroni che non si riescono, ahimè, a tenere a freno.

Giovedì 22 maggio 2003 Giovanni Paolo II lanciò un allarme sulla fecondazione assistita prendendo a prestito le parole di Madre Teresa di Calcutta:

«La venerabile Madre Teresa di Calcutta (...) ebbe il coraggio di affermare di fronte ai responsabili delle Comunità politiche: “Se accettiamo che una madre possa sopprimere il frutto del suo seno, che cosa ci resta? L’aborto è il principio che mette in pericolo la pace nel mondo”. E' vero! Non può esserci pace autentica senza rispetto della vita, specie se innocente e indifesa qual è quella dei bambini non ancora nati. Un’elementare coerenza esige che chi cerca la pace difenda la vita. Nessuna azione per la pace può essere efficace se non ci si oppone con la stessa forza agli attacchi contro la vita in ogni sua fase, dal suo sorgere sino al naturale tramonto. Il vostro, pertanto, non è soltanto un Movimento per la Vita, ma anche un autentico Movimento per la pace, proprio perché si sforza di tutelare sempre la vita».

Nel messaggio di Giovanni Paolo II è insita, con estrema chiarezza, la volontà di spinta di aggregazione e di schieramento contro la fecondazione assistita. Per Giovanni Paolo II è basilare coagulare le varie frange delle forze cattoliche e politiche attorno all’oggetto della fecondazione assistita sbandierandolo e riducendolo solo fine a se stesso. Egli chiama in causa il Parlamento italiano a prendere netta posizione e a non perdere tempo e fare subito una legge. Giovanni Paolo II continua:

«Consapevoli della necessità di una legge che difenda i diritti dei figli concepiti, come Movimento vi siete impegnati di ottenere dal Parlamento italiano una norma rispettosa, il più concretamente possibile, dei diritti del bambino non ancora nato, anche se concepito con metodiche artificiali di per sé moralmente inaccettabili. Colgo l'occasione per auspicare che si concluda rapidamente l'iter legislativo in corso e si tenga conto del principio che tra i desideri degli adulti e i diritti dei bambini ogni decisione va misurata sull'interesse dei secondi».

Il Parlamento italiano reagisce presto in maniera positiva all’“invito” di Giovanni Paolo II di mettere in campo una legge e, apparentemente, sembra che la comunità cattolica abbia vinto la propria guerra sulla fecondazione assistita avendo dalla loro ormai una legge. Tuttavia, la loro è solo la vincita di una battaglia di Pirro. Poiché la guerra vera non è ancora nemmeno iniziata. Molti parlamentari - a prescindere dallo schieramento politico di appartenenza - storcono il naso e alcuni pure la bocca in merito alla legge che dovrebbe dettare regole sulla procreazione a tutti gli Italiani. Un numero rilevante di deputati - benchè siano essi stessi anche i firmatari - accettano solo sulla carta non potendo schierarsi apertamente e pubblicamente contro il dictat del Vaticano. Andare in opposizione dell’“invito” del Vaticano di certo è contro gli interessi politici e di ricandidatura di tanti parlamentari. “Va bene, avallo la proposta di legge” dice tra sé il parlamentare, “poi qualcuno di sicuro penserà di farci sopra il referendum per abrogare la legge. Io intanto faccio vedere al Vaticano che sono d’accordo con la sua linea. Ma figurati se soprattutto le donne accetteranno questa proposta di legge talebana, vedrai che battaglia ne uscirà fuori”. LLuoa bocca una legge e ideoloiziata. co di appartenenza - anche i firmatariè solo la vincita di una battaglia. a sottile e forte sudditanza tra politica e clero non lascia posto a scelte politiche, culturali ed etiche, libere e personali. I parlamentari più legati alle matrici cristiano cattoliche ci mettono nulla a seguire l’invito di Giovanni Paolo II, anzi, è per essi un momento politico utile di coagulazione sotto un medesimo tetto.

Esiste un motivo del perché il Vaticano è contro la fecondazione assistita? Risponderò più avanti a questa domanda.

A grattare bene le scritture definite sacre, compresi i Vangeli Apocrifi, la Vergine Maria è stata fecondata dall’angelo con una serie di “preghiere, di processi mentali e spirituali”, ma sempre processi erano che avevano a che vedere, in ultimo, esattamente con la fecondazione della donna.

“Ed ecco un angelo del Signore si presentò davanti a lei e le disse: - Non aver paura Maria: infatti hai trovato favore presso il Signore di tutte le cose, e concepirai per opera della sua parola. Udendo queste parole, ella rimase perplessa dentro di sé e domandò: “Concepirò io dunque per opera del Signore il Dio vivente, e partorirò come partorisce una donna?”. Protovangelo di Giacomo, vangeli dell’infanzia, XI, 2.

A questo punto l’accostamento con la Vergine Maria alla fecondazione assistita viene naturale da pensare. Le simbologie, le immagini e i segni si sovrappongono senza sforzo, ma anzi, combaciano perfettamente. Le varie spiritualità messe in gioco creano un momento di forte astrazione e di fuori fuoco dalla realtà concreta suscitata dagli spermatozoi maschili e dall’ovulo femminile, ma l’immagine di una donna fecondata appare molto nitida. E’ dunque proprio la figura della Vergine Maria e del suo iter di concepimento, che danno alla fecondazione assistita l’accettazione benevola che merita. Forse a pochi è noto (dato che i clerici evitano di parlarne) che Gesù avesse quattro fratelli e diverse sorelle, sempre figli naturali della stessa Vergine Maria che sono stati concepiti e partoriti in maniera normale, cioè senza l’ausilio dell’angelo, ma figli di Giuseppe e Maria e da loro concepiti con rapporto sessuale come una qualsiasi altra coppia di sposi. I fratelli carnali di Gesù si chiamavano Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda.

«I parenti di Gesù. E uno gli disse: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e desiderano parlarti”. Ma egli, rispondendo a chi gli aveva parlato, disse: “Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?”. Poi, stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli. Perché chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è mio fratello e mia sorella e mia madre”». Matteo 12, 47-50.

«Gesù a Nazareth. “…Non è egli forse il figlio del falegname? Sua Madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? Le sue sorelle non sono tutte fra noi? Di dove, dunque, vengono a costui tutte queste cose?”». Matteo 13, 55-56.

Spingendosi oltre, è possibile affermare che la simbologia è quella di un Gesù Cristo concepito proprio grazie a un processo molto vicino e sorprendentemente simile a quello di una fecondazione assistita. Nulla di scandaloso né di blasfemo a guardare e rivalutare l’immagine di Gesù Cristo da questa nuovissima prospettiva che invito a riconsiderare e a discutere anche da parte del Vaticano stesso, figura di Gesù che non esito a rilanciare. Alla Vergine e giovane Maria, sposata con Giuseppe, l’angelo annuncia che avrà un bambino. Ed ecco intervenire l’elemento della fecondità in questo caso “spirituale” identico oggettivamente al processo di fecondazione assistita come è conosciuto oggi. Concepimento spirituale e fecondazione assistita si fondono in un disegno unico e moderno. E ancora, la presenza dell’angelo che “assiste” Maria e la rassicura che tutto andrà bene, è un ulteriore elemento simbolico del concatenarsi dal quale trarre ulteriori analogie e considerazioni. Nell’Antico Testamento ricordiamo la storia di Abraamo e di sua moglie Sara, storia di una coppia sterile. In quell’epoca c’era l’usanza, per sopperire alla sterilità femminile, di far accoppiare il consorte con la propria schiava. Abraamo, con il benestare di sua moglie, si congiunse sessualmente con Agar, giovane schiava egiziana di Sara, la quale dopo nove mesi partorì Ismaele. Ecco quindi l’uso di mediazione della pratica dell’utero in affitto. Se ai tempi di Abraamo fosse esistita la tecnica della fecondazione assistita, sicuramente Sara sarebbe ricorsa a questa piuttosto che mandare al letto il marito con un’altra donna! Dopo anni che Agar partorì Ismaele, Dio intervenne su Sara “rendendola feconda” così che lei potesse finalmente partorire suo figlio Isacco.

Credo che non verrò bruciato sul rogo dall’Inquisizione e dagli intellettuali gesuiti se affermassi, senza esitare, che la gravidanza della Vergine Maria potrebbe essere identificata e sollevata proprio come caso emblematico ed eclatante di fecondazione assistita, assistita dalle cure dell’angelo. Leggendo bene le scritture sembra quasi un uovo di Colombo, tanto appaiono efficaci, fondati e fusi tra loro gli accostamenti.

Jaques Cohen, direttore dell’Istituto di Medicina Riproduttiva Assistita a St. Barnas nel New Jersey, è il pioniere della fecondazione assistita primo a mettere in atto le tecniche di micromanipolazione, con strumenti capaci di operare su ovociti, sperma ed embrioni, che hanno portato all’elaborazione e all’applicazione di metodi come l’Icsi, impiegata oggi in tutto il mondo per permettere anche agli uomini che producono poco sperma di procreare. Sentiamo il commento di Jaques Cohen:

«Molti, e tra questi coloro che hanno scritto la vostra legge sulla fecondazione assistita, considerano quella dell’embrione una vita da tutelare. Ma questo è bizzarro. Se chiediamo a uno scienziato cos’è la vita, ci sa rispondere, anche se magari la risposta di oggi potrà apparire poco precisa in futuro. Ma se chiediamo quando inizia la vita, allora non otterremo una risposta scientifica, ma solo opinioni personali. Io per esempio, penso che la vita inizi quando il feto prende le sembianze umane, intorno alla ottava settimana, ma è solo la mia opinione. La Bibbia non parla di sperma e ovuli, non parla di congelamento. La legge spesso vuole stabilire una volte per tutte il momento originario della vita, quando nessuno sa quale sia. Per me sono molti i momenti nel ciclo riproduttivo di una cellula che sono meravigliosi e meritano il nostro rispetto. Ma non si può dire esattamente quale sia il più meraviglioso o importante».

La Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) sottolinea:
«Negli ultimi tempi le gerarchie vaticane non si limitano a rendere note le proprie opinioni, indirizzandole ai propri fedeli: intervengono, continuamente e deliberatamente, sulla scena politica al fine di ottenere quanto da loro richiesto, affinché sia applicato a tutta la popolazione. All’estero questo interventismo ha già suscitato polemiche: in Germania il Vaticano è intervenuto per vietare ai consultori cattolici il rilascio del certificato necessario per legge per abortire. In Polonia, il governo filo-papale ha nuovamente limitato l’interruzione di gravidanza, ripristinata nel 1993 dal precedente governo. I vescovi sono anche intervenuti affinché la carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione Europea contenesse un articolo sul «rispetto del diritto alla vita dal suo inizio alla sua fine naturale», al fine di rendere illegali le leggi nazionali su aborto ed eutanasia. La legge 194 fu approvata, non a caso, in un momento di transizione e di relativa debolezza del Vaticano (Paolo VI, molto malato, sarebbe morto dopo poche settimane): con l’attuale papa, e con la sua capacità di far rigar dritto i politici, cattolici e non, probabilmente non sarebbe mai stata approvata. La strategia cattolica è molto semplice, ed è spudoratamente esplicita: anzitutto, nell’ambito della legge sulla fecondazione, far passare il concetto che «l’embrione è una persona». Ottenuto ciò si aprirebbe infatti un conflitto con l’articolato della 194, per cui si sarebbe «costretti» ad intervenire anche su quest’altra legge, per modificarla in un senso ovviamente più restrittivo, se non per abolirla. La sterilità di coppia in Italia raggiunge oramai cifre da brivido: oltre una coppia su cinque non è in grado di assicurarsi una discendenza, una percentuale che tende ad aumentare di anno in anno. Con queste premesse, già oggi ben 300 strutture italiane praticano la fecondazione assistita: si stima che tra le 50.000 e le 70.000 coppie si rivolgano a questi centri, e che oltre 100.000 siano i pre-embrioni custoditi nei criocongelatori. Stiamo quindi parlando di un fenomeno di massa, che come tale deve essere considerato. Le tesi cattoliche sono facilmente smontabili. Moralmente possono pensarla come vogliono e giudicare anche ininfluente il parere della scienza, resta il fatto che queste tesi sono rivolte solo alla popolazione cattolica (circa il 17% della popolazione mondiale e l’80% - nominale - di quella italiana), e non si capisce per quale motivo dovrebbero essere applicate a tutta la popolazione: nessuno, ovviamente, si è mai sognato di imporre tali pratiche a donne e coppie non consenzienti. La fecondazione artificiale è una libera scelta e pertanto uno stato laico non deve basarsi sulla morale di una parte della sua popolazione per frapporre divieti ad una pratica volta, fino a prova contraria, a superare i problemi di sterilità e di infertilità di una coppia. Alla stessa stregua vanno considerate le obiezioni secondo cui la fecondazione eterologa minerebbe la stabilità della famiglia: statistiche USA mostrano dati che vanno nella direzione diametralmente opposta sia per quanto riguarda la solidità della coppia sia per quanto riguarda la cura nei confronti dei bambini. La decisione di accedere a questa pratica non è mai facile e, si presume, vagliata anche alla luce di queste problematiche: le medesime considerazioni possono valere per le responsabilità che si assume il padre o la madre prestando il suo consenso (identiche, del resto, nel caso dell’adozione). Quanto alla (eventuale) sofferenza che proverebbe il bambino nel non conoscere il padre o madre biologici, è agevole constatare come tali difficoltà siano riscontrabili, anche in questa circostanza, nel caso dell’adozione. L’alternativa per il bambino è tra il non nascere ed il nascere attraverso l’AID (Artificial insemination by donor) cioè fecondazione artificiale eterologa: difficile quindi individuare un danno in questo. Sulle donne sole e/o lesbiche che intenderebbero accedere all’AID, alle quali una certa corrente di pensiero (soprattutto cattolica) non vorrebbe concedere tale possibilità, si può rilevare come, nella stragrande maggioranza dei casi, esse potrebbero comunque raggiungere lo scopo anche attraverso una rapporto eterosessuale tradizionale: dovremmo quindi vietare anche queste gravidanze? Dovremmo conseguentemente considerare illecito il figlio di una ragazza madre? Un discorso valido, a maggior ragione, per l’inseminazione post-mortem. Per finire, un’osservazione sulla fecondazione di donne anziane. Chi è contrario basa la propria opinione sulla minore speranza di vita delle stesse: secondo la logica sottintesa, le stesse persone dovrebbero essere contrarie a che malate terminali portino a termine la gravidanza. In definitiva, bisogna considerare la fecondazione assistita un nuovo metodo riproduttivo, alternativo a quello tradizionale: visto sotto quest’ottica, non è altro che una possibilità in più per raggiungere lo scopo a cui si aspira».

Ora, cerchiamo di pulirci bene la mente dalle scorie della consuetudine imbarbarita sempre più dalla propaganda martellante che proviene dalle file di coloro che hanno la verità dei dogmi e della fede in mano e la verità della vita sotto braccio. Pascal diceva che un vero viaggio non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi. Mettiamoci dunque in cammino dentro noi stessi e teniamo bene aperti gli occhi del pensiero mutevole e razionale. Ogni volta che sento parlare della legge sulla fecondazione (attualmente vigente in Italia) sono assalito da sconforto e amarezza. Una legge che va immediatamente abrogata e pure dimenticata tanto è vergognosa. Se penso poi all’assoluta assenza di informazione su questo grandissimo tema, il sangue mi inonda il cervello come fosse un uragano caraibico. La disinformazione è diventata un gravissimo problema sociale che - se non arriveranno soluzioni drastiche e in qualche modo radicali - formerà una popolazione sempre più inerte e sempre meno critica verso il proprio destino, inconsapevole che saranno altri a decidere del proprio futuro.

Tornando alla legge sulla fecondazione assistita, mi chiedo come è possibile che qualcuno abbia scritto queste cose facendole diventare pure legge? Come? Forse è stato qualche alieno bicefalo ermafrodita trisessuale venuto dallo spazio che ha scelto questo pianeta per le vacanze. Nessun essere umano che si dica pensante avrebbe mai potuto partorire niente di peggiore. Eppure è accaduto. Se non ci stupiamo più delle guerre nelle quali viviamo quotidianamente, ci stupiamo di una leggetta che non permette alle coppie di avere la felicità unica e immensurabile di un figlio? Bazzecole. Se non diremo la nostra al più presto, diverremo un popolo ancora più sofferente. E non è affatto vero che la cosa non interessa tutti noi, ma proprio tutti. Un giorno i nostri figli e i nostri nipoti potrebbero desiderare un figlio e per vari motivi non potranno averlo, allora vorranno ricorrere anche loro alla procreazione assistita, se ci sarà questa libertà di scelta. Ammesso che la legge non lo proibirà loro.

Solo il fatto che alcuni uomini e donne (eletti democraticamente) abbiano avuto il coraggio di proibire con una legge disgustosa ad altri uomini e donne la libertà di essere padroni di se stessi e delle proprie scelte mi fa inorridire. Inorridire e vergognare di far parte di questa specie che si definisce umana. Ci sono persone che si arrogano il diritto di decidere della nostra vita e di quella dei nostri figli; costoro sono da tenere lontano il più possibile dalle poltrone del potere e molte di loro sono dentro il Vaticano.

Mi sono riletto i nomi dei firmatari della legge e mi auguro proprio che non vengano mai più rieletti in Parlamento. Questo me lo auguro di cuore. Le persone che hanno avallato e firmato questa legge non debbono mai più permettersi di scrivere altre di leggi ottuse e offensive verso l’intelligenza e la sensibilità di ognuno di noi. Il danno arrecato, in particolar modo alle donne, è immenso e qualcuno deve pagare per questa leggerezza. Di campi da arare e da seminare, solo che abbiano voglia, ce ne sono a iosa per queste persone che già definisco ex parlamentari. Così ogni volta che aspergeranno i semi di grano sulle zolle di terra profumata si ricorderanno, come fosse un marchio indelebile, di quale grave torto abbiano fatto agli esseri umani del proprio Paese.

Rispondo alla domanda, esiste un motivo del perché il Vaticano è contro la fecondazione assistita?

Ci sono molti motivi, ma il vero motivo è quello che dal discorso della fecondazione assistita il Vaticano intende “rivedere” e “riaffrontare” il tema dell’Aborto. E dopo l’aborto il Vaticano intende “rivedere” e “riaffrontare” il tema del Divorzio. E’ evidente che resta ancora aperta la ferita dogmatica provocata a Paolo VI per gli assensi a favore del divorzio nella società, quando un giornale estero titolò “L’Italia è finalmente uscita dal Medioevo”. Un boccone amaro che il Vaticano non ha ancora digerito e per questo vuole rigurgitare sulla strada dei diritti sociali e personali. La mancanza di influenza totale sulla vita privata della gente rende la politica del Vaticano instabile e meno monolitica e la propria forza di penetrazione meno efficace.

La posta in gioco è di conseguenza molto alta e si tratta della posta di poter scegliere della nostra vita in maniera autonoma, liberale e molto personale. La lotta non è tra i Cittadini e il Parlamento per ottenere l’abrogazione della legge; la lotta è di tutt’altra natura e l’asse della diatriba è spostato verso il femminile. E’ infatti in corso un duro braccio di ferro tra le Donne e il Vaticano. La volontà importantissima della donna di diventare mamma è al di sopra e al di là di qualsiasi dichiarazione emessa dal Vaticano sulla fecondazione assistita. Questo aspetto rende la politica e la propaganda vaticana inattuale, bigotta e totalmente al di fuori delle esigenze vere delle persone. Da ciò, è probabile che il Vaticano pagherà questo arroccamento e chiusura con una perdita consistente di seguaci, più o meno praticanti, alla propria religione. Io sono uno tra i primi ad andarmene.

Le Istituzioni pubbliche si comportano sempre più come se ci fosse la religione di Stato, come se l’Italia fosse una Repubblica Cattolica, simile alle Repubbliche Islamiche, invece che una Repubblica laica, come vuole la Costituzione e come quasi tutte quelle del mondo occidentale. Mi sono svegliato come da un lungo sonno, da un torpore prolungato causati dalla mia negligenza di vederci chiaro e prendere coscienza. Proprio durante la stesura di questo articolo ho attivato la procedura per essere “sbattezzato” e per la mia cancellazione alla “Chiesa cattolica apostolica romana” inviando per raccomandata a.r. la lettera, di cui riporto il testo sotto, al parroco della parrocchia dove fui battezzato quasi mezzo secolo fa:

OGGETTO: Istanza ai sensi dell'art. 7 del Decreto Legislativo n. 196/2003.
Io sottoscritto Ennio Montesi nato a (…) il (…) e residente in (…) con la presente istanza, presentata ai sensi dell'art. 7, comma 3, del Decreto Legislativo n. 196/2003, mi rivolgo a Lei in quanto responsabile dei registri parrocchiali. Essendo stato sottoposto a battesimo nella Sua parrocchia in una data a me non nota ma presumibilmente di poco successiva alla mia nascita, desidero che venga rettificato il dato in Suo possesso, tramite annotazione sul registro dei battezzati, riconoscendo la mia inequivocabile volontà di non essere più considerato aderente alla confessione religiosa denominata "Chiesa cattolica apostolica romana". Chiedo inoltre che dell'avvenuta annotazione mi sia data conferma per lettera, debitamente sottoscritta. Si segnala che, in caso di mancato o inidoneo riscontro alla presente istanza entro 15 (quindici) giorni, il sottoscritto si riserva, ai sensi dell'art. 145 del Decreto Legislativo n. 196/2003, di rivolgersi all'autorità giudiziaria o di presentare ricorso al Garante per la protezione dei dati personali. Ciò, in ottemperanza del Decreto Legislativo n. 196/2003 (che ha sostituito, a decorrere dall’1/1/2004, la previgente Legge n. 675/1996), in ossequio al pronunciamento del Garante per la protezione dei dati personali del 9/9/1999 e alla sentenza del Tribunale di Padova depositata il 29/5/2000. Si allega fotocopia del documento d'identità. Distintamente E.M.

Proporrò questo articolo per la pubblicazione al Corriere della Sera e a La Repubblica, benché sia quasi certo che non verrà accettato adducendo magari come problema la sua lunghezza eccessiva. Lo tradurrò in inglese e lo invierò ai giornali statunitensi, New York Times, Washington Post e The New Yorker auspicando un’adeguata accoglienza tra le loro pagine. Comunque vada, lo renderò disponibile su internet, unica piazza mediatica ancora totalmente libera. Concludo con questo brano:

«Le colpe dei Farisei. “Allora Gesù, volgendosi alle turbe e ai discepoli, disse: «Sulla cattedra di Mosè si sono assisi gli Scribi e i Farisei. Fate, dunque, e osservate tutto ciò che vi dicono: ma non agite secondo le opere loro, perché dicono e non fanno. Legano, infatti, pesi gravi e insopportabili e li caricano sulle spalle degli uomini, ma essi non li vogliono muovere neppure con un dito. Fanno poi tutte le loro azioni per essere veduti dagli uomini: portano, infatti, larghe le loro filatterie e mettono lunghe frange sui mantelli; amano i primi posti nei conviti e i primi seggi nelle sinagoghe; vogliono essere salutati nelle pubbliche piazze ed essere chiamati maestri dalla gente. Ma voi non vogliate essere chiamati maestri, perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno sulla terra padre vostro, perché uno solo è il vostro Padre, quello che è nei cieli. Né fatevi chiamar dottori, perché uno solo è il vostro Dottore, il Cristo. Chi è il maggiore fra di voi, sarà vostro servo. Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Matteo, 23, 1-12.

E ancora:
«Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, perché chiudete agli uomini il regno dei cieli, e non entrate voi, né lasciate che entrino quelli che vorrebbero entrare! Guai a voi Scribi e Farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per farvi anche un solo proselito, e quando lo è diventato, ne fate un figlio della Geenna il doppio di voi!» Matteo, 23, 13-15.

Per quanto mi riguarda gli uomini dalle ampie vesti e dalle lunghe frange sui mantelli, con me hanno chiuso bottega. E pensare che Gesù Cristo, nella Bibbia, ci mise in guardia.

Ennio Montesi
mobile 3393188116

Questo testo è in regime di Copyleft: la pubblicazione e riproduzione è libera e incoraggiata purchè l’articolo sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo,
citando il nome dell’autore e riportando questa scritta.
:::
(*)
Una piccola ma, a mio giudizio, dirimente osservazione è assolutamente indispensabile. Nel fervore del negare la verginità ci si dimentica di un atto di fede (forse due) che, ammettendo la verginità di Maria, distrugge il messaggio evangelico. Ci viene detto che Gesù si è fatto uomo ed ha vissuto la vita di un uomo. Benissimo. Ora, a partire dalla condanna di Dio ad Eva ("partorirai con dolore!"), è conoscenza comune che, nell'atto del nascere, la sofferenza non è solo della madre ma (forse) soprattutto del neonato. Sottrarre Gesù a questa sofferenza è, rispetto a quanto la stessa Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento) sostiene, una pura eresia. O Gesù si è fatto uomo con tutto ciò che ne consegue o Gesù esiste solo nella mente fertile dei narratori di favole dell'antichità (Roberto Renzetti). www.fisicamente.net
:
La foto ritrae Tommaso coi suoi 8 minuti di vita. Grazie Tommaso e ai tuoi genitori per la gentile concessione.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?