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mercoledì, marzo 05, 2008

 

Tosti: “La Chiesa cattolica è la più grande associazione a delinquere della storia”

Questo quanto dichiarato in aula dal giudice Luigi Tosti, condannato ad un anno di reclusione ed interdizione dai pubblici uffici per essersi rifiutato di tenere udienze in aule con esposto il Crocefisso

Vietata la registrazione video dell’udienza, richiesta dallo stesso imputato, che accusa le istituzioni di censura

Giovedì 21 febbraio presso il Tribunale penale dell’Aquila è stata emessa la sentenza di condanna nei confronti del giudice Luigi Tosti, al quale è stata inflitta una pena di un anno di reclusione ed un anno di interdizione dai pubblici uffici perché ritenuto colpevole di omissione in atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio.


La vicenda giudiziaria di Luigi Tosti è iniziata nel 2005, anno in cui ha subito un processo che è culminato in una condanna a 7 mesi di reclusione ed interdizione dai pubblici uffici a causa del suo rifiuto di tenere udienze in aule giudiziarie dove fossero esposti crocifissi. Tosti aveva chiesto che venisse rimosso il simbolo cattolico oppure che gli fosse concessa l’autorizzazione ad esporre anche i suoi simboli religiosi, ovvero la menorà ebraica.

Non avendo ottenuto quanto richiesto il giudice Tosti ha avvisato di non voler tenere udienze e questo suo comportamento è stato giudicato un reato e come tale punito con la condanna citata. Dopo la prima sentenza il giudice ha continuato a non soprassedere alle udienze e, desideroso di chiarire questa vicenda, ha deciso di auto-denunciarsi così che si è arrivati a questo nuovo processo.

La Voce d’Italia ha intervistato il giudice Luigi Tosti, personaggio divenuto scomodo, che trova poco spazio sui media nazionali.

Giudice Tosti, potrebbe commentarci questa sentenza?

Si tratta sicuramente di una condanna allucinante. Dopo la prima sentenza, essendo io molto testardo, ho continuato a non soprassedere alle udienze ed ho deciso per questo di denunciarmi. Il Tribunale mi ha ricondannato per il vincolo della continuazione ed ha aumentato la pena. L’udienza si è però svolta in un clima di pregiudizio nei miei confronti. Per prima cosa ho avanzato, come imputato, le medesime richieste che avevo espresso in qualità di giudice, ovvero che venisse tolto il crocifisso dall’aula giudiziaria, oppure, e questo è quasi sempre ignorato dalla stampa, che mi venisse concesso di esporre la menorà ebraica. Se questo non è considerato legittimo si sarebbe dovuto provvedere ad inviare una richiesta alle istituzioni competenti visto che l’Italia, secondo l’articolo 3 della Costituzione, è una Repubblica fondata sull’uguaglianza. La mia richiesta non è stata accolta, ma senza che mi sia stata data alcuna motivazione, la si è semplicemente lasciata cadere nel nulla. L’unica risposta che ho ricevuto è che il crocefisso “non dava fastidio”, mentre per quanto riguarda i miei simboli, che credo anch’essi non diano fastidio, mi è stato riferito che l’autorizzazione non poteva essere data se non dal Ministro della Giustizia, cosa che so bene ed infatti la mia richiesta andava proprio in tal senso, ovvero che i giudici richiedessero tale autorizzazione. Questo, come detto, non è stato fatto.
Un altro elemento che conferma il clima di ostilità in cui mi sono venuto a trovare concerne le possibilità di riprendere il processo. Io avevo portato una telecamera con l’obiettivo di registrare l’intera udienza, ma, prima ancora che cominciasse la seduta e che io potessi presentare la mia richiesta un capitano dei Carabinieri ha requisito la cinepresa. La motivazione era che le riprese non erano state autorizzate, fatto molto strano visto che, ripeto, io non avevo ancora posto tale domanda. Fatto presente ciò al Presidente, questi ha deciso seduta stante di negare l’autorizzazione senza nemmeno ritirarsi per consultarsi con gli altri giudici come da procedura. Se si considera la mediatizzazione di un processo come quello ai coniugi Romano, magari contro la loro stessa volontà, non si spiega questo rifiuto, visto che in questo caso era proprio l’imputato a volere le riprese, se non con la deliberata intenzione di non divulgare le immagini di un processo che avrebbero potuto recare vergogna alle istituzioni. Si è voluto tener nascosta la mia richiesta di uguaglianza, la mia denuncia contro gli abusi della ‘superiore razza cattolica’.
Passando poi alla condanna vera e propria si deve sottolineare l’inesattezza di tale giudizio. Il mio comportamento non può costituire un reato perché io ho avvisato che non intendevo soprassedere alle udienze quindi l’accusa di aver recato disagi ai cittadini italiani è infondata in quanto avrei potuto benissimo essere sostituito. Basti pensare che la Cassazione ha già assolto dal reato di interruzione di pubblico servizio un’insegnante che non si è recata al lavoro presentando un falso certificato medico mentre è stato poi accertato che aveva speso il suo tempo in viaggio. Essendo stata sostituita da una supplente la Corte ha giudicato priva di fondamento l’accusa di interruzione di pubblico servizio, facendo sì che all’insegnante potessero essere applicate solamente le dovute sanzioni amministrative. Va poi notato che io, oltre ad aver avvisato prima, ho anche dato la mia disponibilità ad andare in aula, basta che mi venisse accordata la possibilità di esporre la menorà.Una sanzione amministrativa è proprio quello che avrei voluto così avrei potuto fare ricorso e costringere il giudice a decidere in merito al fatto se fosse discriminatorio, contrario all’articolo 3 della Costituzione e lesivo del diritto di uguaglianza obbligare un dipendente pubblico a lavorare in un ufficio dove c’è un simbolo diverso dal suo. A mio avviso si tratta di un reato di discriminazione che, secondo una legge del 1975, prevede una pena fino a 3 anni di reclusione.
Infine è caduto nel vuoto anche il mio invito ai tre giudici di astenersi dal processo a mio carico nel caso in cui fossero stati battezzati ed appartenessero ancora alla religione cattolica, infatti, dovendo in via preliminare giudicare se fosse o meno legittima la presenza del Crocefisso in un’aula di tribunale, questo avrebbe sollevato un conflitto di interessi.

E’ vero che nel corso dell’udienza Lei ha affermato questa frase: “La Chiesa cattolica è la più grande associazione a delinquere della storia e la più grande banda di falsari”?

Sì assolutamente, e lo avevo già detto, sempre in una udienza pubblica, lo scorso anno, ma tutto è passato inosservato per il regime di censura che vige nel nostro Paese. Si tratta comunque di una affermazione pienamente giustificata e provata da fatti storici. Trovo assurdo che i Cattolici vogliano dipingersi come i depositari di valori universali e giusti e per questo pretendano una serie di privilegi ingiustificabili come la possibilità di avere i propri simboli in luoghi pubblici, oppure di poter imporre la propria visione su temi individuali come l’aborto, l’eutanasia o il divorzio. Credo che nessuna religione dovrebbe pretendere di arrogarsi tali diritti, nemmeno se viene professata dalla maggioranza dei cittadini. Pensate se la maggioranza degli Italiani divenisse Testimone di Geova, sarebbe giusto che venissero vietate le trasfusioni di sangue solo perché questo è un precetto previsto da tale credo?
E’ la stessa Dichiarazione dei diritti dell’uomo, insieme alla nostra Costituzione, a prevedere l’esistenza di diritti individuali il cui rispetto va al di là della legge di maggioranza. E’ per questo che intendo andare avanti in questa vicenda giudiziaria, sia ricorrendo in Appello sia rivolgendomi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, perché in Italia vi è un manifesto problema di mancanza di laicità e di violazione da parte di una maggioranza cattolica di questi fondamentali diritti individuali. Basti pensare alla questione del divorzio: il matrimonio è un semplice contratto e come tale le parti contraenti dovrebbero avere il pieno diritto di scioglierlo nel momento in cui non si sentano più soddisfatte ed invece in Italia ci vogliono oltre 3 anni perché ciò avvenga senza dimenticare le dure battaglie per giungere a questo risultato. Siamo di fronte ad una maggioranza che impone la sua ideologia religiosa, questo è quanto emerge da questo accaduto.

Quali sono le prove storiche che renderebbero la Chiesa cattolica la più grande associazione a delinquere della storia?

Ce ne sono diverse, qui si potrebbe aprire un dibattito veramente ampio, comunque le cito alcuni esempi. Innanzi tutto è stata la Chiesa la prima ad aver imposto agli Ebrei dei simboli identificativi e questo è avvenuto nel 1215, anticipando di molto quanto fatto dai nazisti. E’ sempre la Chiesa la prima che ha ghettizzato questa etnia, nel ‘500. Va poi citata la strage degli Ugonotti che ha causato la morte di 50.000 persone ed è stata ordinata da Papa Pio V che è stato poi santificato. Il suo successore, Gregorio XIII ha pubblicamente lodato questo atto, facendo addirittura delle medaglie commemorative. Anche Cirillo di Alessandria è stato beatificato, lui che ha ordinato la strage dei pagani appena il Cristianesimo è stato approvato. Quello che più impressiona è la mancanza di pentimento, questi personaggi continuano ad essere venerati come santi. Non solo il problema delle connivenze con i regimi dittatoriali, sempre di destra, ma il rifiuto di ammettere l’errore è ciò che più fa specie.
Non capisco poi come si faccia a venerare una religione che nel suo testo sacro, la Bibbia, presenta un Dio vendicativo, crudele, omicida. Dico ciò rispetto alla religione cattolica, ma lo si potrebbe dire anche di altre, è per questo che invoco una piena laicità dello Stato.
Per quanto riguarda l’accusa di essere una banda di falsari basta ricordare che la Chiesa ha cercato di produrre un falso documento che attestasse la volontà di Costantino di affidare alle istituzioni ecclesiastiche l’intero Impero Romano d’Occidente. Il tentativo è fallito, ma c’è stato. Si pensi poi al fenomeno delle reliquie, ai 13 prepuzi di Gesù esistenti nel mondo, alle presunte stimmate di Padre Pio, il quale, una volta morto, è stato dapprima mostrato in pubblico con i guanti e quando poi si è dovuto ammettere che le stimmate non c’erano più si è detto che si erano rimarginate pochi giorni prima del suo decesso. Tutto ciò viene purtroppo passato sotto silenzio, non si vedono mai dibattiti riguardanti tale tema sulle televisioni nazionali. Credo invece che si dovrebbe avere il coraggio di discuterne apertamente.

“Se un filosofo è un uomo cieco che cerca in una stanza
buia un gatto nero che non c'è,
un teologo è l'uomo che riesce a trovare quel gatto”.
Bertrand Russell

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