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domenica, maggio 08, 2011

 

GESÙ DI NAZARET: JOSEPH RATZINGER INSISTE IMPERTERRITO SCRIVENDO STUPIDAGGINI COLOSSALI AD USO DEGLI SPROVVEDUTI

Da Giancarlo Tranfo, cristologo esperto di studi avanzati laici sulle Origini del Cristianesimo, riceviamo e pubblichiamo:

Di Giancarlo Tranfo

www.yeshua.it

Recentemente, a pochissimo dall’uscita della prima ristampa con aggiornamenti della mia opera “La Croce di Spine”, il nostro caro amico Benedetto XVI senza purga l’ha fatta di nuovo dura dura… intitolando il suo secondo sforzo Gesù di Nazaret(h)- parte II... con l’”h” persa per strada e provocando un delirio di concitati applausi porporati e di esultanti e corali “alleluia” volati in cielo dalle finestre delle sagrestie, spesso teatro di palpeggiamenti ad opera di mani sudaticce su innocenti ed acerbi sederini…. Ma abbandoniamo la digressione e torniamo al libro.

Era fuori discussione che applaudissero preti, monache, cardinali, accademici asserviti, comunione e liberazione, boy scouts e sottosviluppati da oratorio di ogni genere e fatta: già avevano iniziato a farlo prima che uscisse…!

Ma le persone laiche e normali?

Nulla da dire?

E nel mio piccolo io stesso, scrittorino dilettante e studioso “non accademico”

a tempo perso, potevo lasciarmi sfuggire una simile occasione?

Non avendo il tempo di scrivere una pungente recensione come feci quando uscì il primo massacro della storia ad opera dello stesso “serial killer”

(pubblicata anche in più lingue su decine di siti web), non ho tuttavia rinunciato ad infarcire (come una pizza quattro stagioni) la ristampa del mio libro con numerose e stuzzicanti note a margine.

Ebbene si… avete capito: per fare questo mi sono dovuto sciroppare l’intero tomo dall’inizio alla fine… e invito tutti a farlo (senza comprarlo… magari uno alla volta ve lo presto io) perché è un vero delirio di comicità al punto da lasciare gli addominali indolenziti!

Il buonumore che solleva, in chi non è del tutto a digiuno di storia del cristianesimo, è talmente tanto da superare il disappunto e la rabbia per la palese malafede e l’evidente intento fraudolento volto a sfruttare l’ignoranza storica del “lettore medio”, facendo leva sul proprio magistero.

Per non disperdere nelle risate preziosi argomenti di riflessione sull’altrui malafede, almeno in questa sede restiamo seri e osserviamo che l’intento del nostro amico è stato chiaro fin dal primo libro: proporsi nei panni dello storico per insultare la storia e far finta di seguire i criteri di analisi critica ispirati alla metodologia scientifica per avvilirne il senso e le finalità a favore della cieca, acritica ed anacronistica scelta dogmatica.

E’ così che nasce e viene spudoratamente proposta l’idea di una ““ermeneutica della fede” che, senza prove e senza logica, dovrebbe integrare la “ermeneutica storica”, la quale invece… è bene che resti “consapevole dei propri limiti” !

In altre parole, l’intuizione metodologica proposta come unica valida è quella di coniugare e di fatto assoggettare la ricerca storica alla fede cieca e priva di qualsiasi riscontro reale, non essendo altrimenti la prima in grado di superare i propri limiti di… oggettività!

E’ attraverso questa via che si intende accreditare alla conoscenza la “figura veramente storica di Gesù” .

In effetti il papa ha ragione: è solo attraverso una ricerca cristologica asservita a tale assurdo e strumentale metodo che è possibile assegnare la patente della storia al Gesù dei vangeli!

E’ senza dubbio un criterio di una tale arroganza metodologica da lasciare senza parole. D’altra parte dalla penna del “capo della chiesa” nessuno si sarebbe potuto aspettare un “atto di umiltà” nei confronti della logica, della scienza e della storia ma solo l’ennesimo cieco invito al “Credo quia absurdum”

della fede che si vuole, addirittura, debba illuminare la storia!

Su tali premesse tutto diviene possibile.

Parlando, ad esempio, dell’esistenza del presunto, infondato e assurdo uso romano di liberare un prigioniero in occasione delle feste pasquali, può esser detto che pur in assenza di riscontri storici, vista l’attestazione (unica e

sola) dei vangeli, “non v’è ragione di dubitare” mentre qualsiasi ragionevole ancoraggio ai criteri suggeriti dalla “insufficiente” metodologia storico- scientifica avrebbe suggerito semmai di dire, a proposito dell’uso in questione, che stante l’assenza di riscontri nelle pagine degli storici “non v’

è ragione di ritenerlo reale” .

Parimenti, è sufficiente ignorare gli scenari, le tensioni sociali, le contraddizioni, le aspettative e le rivendicazioni del popolo ebraico del tempo (attestate dagli storici dei primi secoli), per escludere la natura “zelota” o semplicemente insurrezionale di azioni quali l’ingresso con seguito in Gerusalemme.

Con lo stesso “realismo” e pari “senso della storia”, grazie alla “felice”

scelta “ermeneutica”, si nega al “messia” qualsiasi regalità in senso esclusivamente terreno, alla quale viene sovrapposta (con maldestra

retrodatazione) la solita e obsoleta visione ellenistico/ universalista della titolarità messianica in senso celeste, in realtà frutto di un’invenzione dei secoli successivi, assolutamente improponibile nel contesto “esplosivo” di un paese oppresso e in perenne rivolta che non si sarebbe nemmeno sognato di accogliere una simile proposta.

Parlando poi della sfuriata nel tempio, come è possibile che un mite e semisconosciuto pacifista sia stato lasciato fare il diavolo a quattro rovesciando tavoli dei cambiavalute e le gabbie dei venditori di colombi autorizzati ad esercitare il proprio mestiere nel sacro luogo?

Che domande! Gesù ha agito, in ossequio alla “Legge e ai Profeti” a garanzia e ripristino del diritto del tempio violato dall’aristocrazia . Ecco le illuminanti parole del sommo pontefice: “… Solo così si spiega perché non siano intervenute né le guardie del tempio né la coorte romana presente nella fortezza Antonia. Le autorità del tempio si limitarono a porre a Gesù la domanda circa la sua legittimazione per una tale azione” .

E’ sicuramente una risposta esaustiva, anche se noi, a causa della nostra ignoranza, non riusciamo a comprendere come mai nel 1972 un tal Laszlo Toht, geologo australiano di origine ungherese, diversamente da come accadde a Gesù, fu fermato con la forza e reso inoffensivo dalle autorità presenti nella basilica di San Pietro, mentre con un martello tentava di distruggere “la Pietà” di Michelangelo Buonarroti.

In fondo anche la chiesa di Roma ha violato e continua a violare diritti umani elementari (ad esempio accumulando ricchezze che in breve tempo risolverebbero il problema della fame nel mondo) e Laszlo Toth, colpendo un bene di proprietà del Vaticano, avrebbe potuto dire, con pari ragione, di aver agito per fini etici e di “giustizia” e di voler riportare lo stato patrimoniale della chiesa a quello povero (e rappresentativamente più autentico) delle origini.

Se poi, come per Gesù, fosse nato qualche dubbio sulla “legittimazione per una tale azione” sarebbe stato sufficiente, anche in questo caso, chiedere chiarimenti all’autore del fatto.

Oltretutto sotto tale aspetto Gesù offrì incerte garanzie in quanto eluse la domanda dei sacerdoti con un’arguzia mentre Laszlo Toth precedendo addirittura la domanda, urlò già una risposta: “I Am Jesus Christ, risen from the dead!

("Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!")”!!! Accidenti… ma più di così?!

Ma almeno, il nostro “illuminato saggista”, anche se non tenuto a farlo (ci mancherebbe altro…) ha validato la sua visione di Gesù con qualche conferma testuale?

Si, certamente! Rimanendo alla profetica vetero testamentaria, la conferma l’

ha trovata in Zaccaria: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina.”.

Fingiamo di condividere l’intuizione dell’improbabile “storico razionalista”

che, considerando la sacralità della parola di Zaccaria, trova in un simile “ancoraggio” la certezza di un agire mite “nella povertà e nella pace di Dio”

da parte del messia che entra in Gerusalemme...!

Suggeriamo però all’insigne autore di non trascurare ulteriori simili “agganci” tra le azioni del “pacifico messia” e la parola del medesimo profeta.

A tal proposito.. come dimenticarne uno, decisamente meno mite e conciliante del precedente che, chissà perché, parlando di Gesù sul Monte degli Ulivi, a Ratzinger sembra sfuggire: “… poi il SIGNORE si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni, come egli combatté tante volte nel giorno della battaglia. In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente, e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da oriente a occidente, tanto da formare una grande valle; metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra metà verso il meridione.”

Forse questo ulteriore “aggancio” non tornava comodo, così come, senza rinunciare ad accentare la straordinarietà di episodi tratti dai vangeli quale lo “squarcio del velo del tempio” alla morte di Cristo, si cita Luca e si sceglie di ignorare completamente il delirio allucinatorio di Matteo. Così facendo, infatti, si evidenzia, nella metaforica apertura verso il cielo, la nuova possibilità di ”accesso a Dio” da parte dell’uomo e si stende un velo pietoso sull’oscuramento di tutta la terra, i terremoti, l’apertura delle tombe dei santi, la loro resurrezione e... perché no?... Lo “struscio” degli zombies per le vie principali di Gerusalemme!

Quando poi non sono i vangeli ma è la storia a mostrare qualcosa che non si può semplicemente ignorare… arriva l’”ermeneutica della fede” e quella cosa si può tranquillamente cambiare!

E allora… chi se ne frega delle cronache di Giuseppe Flavio o di Filone d’

Alessandria sul movimento zelota (zitto Ratzy… bravo… non nominarlo!) e sul tempo della sua nascita?

Con un bel colpo di penna lo allontaniamo da Gesù (raccogliendo la lezione di Gamaliele che in un famoso discorso riportato negli Atti degli Apostoli pospose Giuda il Galileo a Teuda) e lo retrodatiamo di circa 200 anni, attribuendone la paternità a Mattatia , padre dei fratelli Maccabei, promotore della rivolta contro gli ellenisti ed antenato (piuttosto remoto) del terribile Giuda il Galileo che invece, oltre ad essere il vero padre genetico della controfigura di Gesù di Nazareth (e questo Ratzy lo sa…) fu anche il vero fondatore della setta zelota!

C’era poi qualcosa di irrisolto nelle scritture neotestamentarie ma il nostro autore dopo duemila anni finalmente l’ha spiegato: come giustificare la “toppa clamorosa” di Gesù di Nazareth sull’imminenza della fine dei tempi, visto che dopo duemila anni siamo ancora tutti vivi e vegeti (per la verità soprattutto loro più che noi…)?

Citando Bernardo di Chiaravalle nonchè una frase estratta da una epistola paolina, il papa si è accorto di colpo che Gesù aveva in realtà inteso differire l’attesa escatologica della fine ad un tempo successivo alla totale evangelizzazione di tutti i popoli.

Bè… altro che duemila anni! Hai voglia a costruire campanili e oratori, incassare miliardi a titolo di otto per mille, palpeggiare sederini acerbi e gettare incenso in lungo e in largo prima di evangelizzare l’ultimo aborigeno delle foreste oceaniche!!!

Bravo Ratzinger e grazie per averci fatto sciroppare ancora una volta il solito noioso “Messia cristiano”, nato così fuori dal suo tempo e, contro ogni logica del suo tempo, da trovare nella separazione tra religione e politica, anche se storicamente improponibile, il senso della sua esistenza, e nella croce il suggello di un nuovo, autentico ed irripetibile ruolo messianico di carattere universale.

Non importa se questo “nuovo modo in cui Dio domina nel mondo”, da più di duemila anni continua ad ignorare volutamente la storia e perfino il senso stesso della croce alla quale, superato l’unico e certo significato reale di infame patibolo destinato a criminali e rivoltosi, viene da sempre pedantemente riconosciuta, in una contorta teologia salvifica, un’accezione di respiro universale.

In fondo l’hai premesso: la storia non è sufficiente alla verità ma deve essere integrata dalla fede e sottomessa a questa!

Un’ultima nota: possiamo ben supporre che dall’alto della “cattedra di Pietro”

il nostro Ratzinger non si sporchi di certo le mani con la carta stampata dei nostri libri (il riferimento è agli autori della nuova scuola di critica storico/ cristologica battezzata con il nome della località dove si è svolto il primo congresso di studi laici: Arpiola di Mulazzo). Ma allora come mai negando la natura zelota di Gesù il nostro autore ripete (facendone il verso) intere righe riportate nei nostri libri e nei nostri siti web (del sottoscritto, di Cascioli, di Salsi di altri autori)?

Come mai si accorge per la prima volta che “Barabba” non era un delinquente comune (come asserito per secoli dalla chiesa) ma “una specie di figura messianica” o, facendo riferimento alla definizione offerta nel testo giovanneo, un “terrorista” il cui appellativo, peraltro, si traduce in … “figlio del padre”?

Che strano! I portatori di questa convinzione siamo noi “arpiolidi” e il primo a parlarne addirittura negli ultimi anni dello scorso secolo (dimostrando le proprie asserzioni con intere pagine di approfondimento critico testuale) è stato David Donnini che, benché non “arpiolide”, ha scritto numerosi libri sulla vera figura storica di Cristo, in linea di massima da noi condivisi.

Lo “scopiazzamento”, per quanto trovi noi per primi sbalorditi, è evidentissimo anche se non certificato da una pur dovuta minuscola citazione a margine che per la verità... ci saremmo aspettati ancor meno.

La strategia seguita è quella di cedere parzialmente alle nuove argomentazioni di carattere laico che si dimostrino convincenti e già condivise da molti, cercando in qualche modo di governarne gli sviluppi dibattutali e facendone addirittura propri i contenuti, grazie anche alla maggior risonanza mediatica che gli scritti del Papa possono avere rispetto alla saggistica storico/ cristologica ritenuta ancora “di frontiera”.

E’ così che l’adesione alla logica e alla storia, diventa “nuova proposta”, segno di modernità ed adeguamento.

Tale atteggiamento concettuale, già inaugurato dall’illustre… “storico” nel primo tomo della citata opera (accennando ad esempio alla possibile origine essena di Gesù o di Giovanni Battista), risparmia alla chiesa la perdita di credibilità che inevitabilmente le deriverebbe (con pericoloso seguito di

massa) opponendo la consueta contrarietà dogmatica alle istanze più avanzate del dibattito storico.

E’ per questo che qualunque cosa ora scriva il nostro autore, considerando il misurato seguito di noi “saggisti di frontiera”, diventerà per milioni di fedeli una nuova “concessione al progresso e alla conoscenza storica”.

Ancora bravo! Dopo l’immensa doppia fatica dei due tomi di Gesù di Nazaret (che è costata l’”h” sul secondo titolo), ora attendiamo che l’illustre “storico” onori l’impegno assunto di trasformarsi in “evangelista del secondo millennio” e, come ha annunciato, aggiunga ai quattro canoni il proprio vangelo dell’infanzia!

Amen!

Giancarlo Tranfo

www.yeshua.it

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