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Ecco le testimonianze di alcuni dei ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. Dopo decenni di tormenti, gli ex allievi hanno trovato la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì. Sotto ai video, l'articolo con dettagli di Paolo Tessandri
Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.
Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: “Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi”. Un'accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell'Istituto, e che ora scrivono: “Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza”.
Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent'anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della loro esperienza. Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.
La denuncia Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell'orrore. Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).
I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna". E ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.
Le storie I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivono mezzo secolo di sevizie, perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri. Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità complete: "Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell'ecclesiastico.
“Era il 1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha procurato da adulto gravi problemi psicologici”.
Il dramma Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete: "Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago di Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa un altro sacerdote: “Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere rapporti con lui”. Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle mani, mentre di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi svegliava per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare. Non ho mai dimenticato". Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini di famiglie povere, colpiti dalla sordità e poi finiti tra le mura dell'istituto; drammi tenuti dentro per decenni. Ricostruisce Ermanno: "La violenza è avvenuta nei bagni e nelle stanze dell'Istituto Provolo e anche nella chiesa adiacente". "Se rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto in condotta, questi fatti mi tornano sempre in mente", scrive un altro. Giuseppe qualche volta a Verona incontra il suo violentatore, "ancora oggi quando lo vedo provo molto disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare". Stando alle denunce, le vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono anche episodi testimoniati da bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta "all'istituto per sordomuti dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa, durante la confessione faccia a faccia (senza grata), il sacerdote mi ha toccata il seno più volte. Ricordo bene il suo nome. Io mi sono spaventata moltissimo e da allora non mi sono più confessata". Giovanna scrive che un altro prete "ha tirato fuori il membro e voleva che lo toccassi". E per molte ragazzine i fatti avvenivano nella chiesa dell'istituto, sotto l'altare. A qualcuna, però, è andata molto peggio.
Gli esposti Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e missione. Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state ridimensionate e vengono finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso l'attività principale è il Centro educativo e di formazione professionale, gestito interamente da laici, che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è specializzato nella riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che dipendono direttamente dalla Santa Sede. Alla Congregazione si sono rivolti gli ex allievi chiedendo l'allontanamento dei sacerdoti chiamati in causa. Secondo la loro associazione, “c'è già stata più di un'ammissione di colpa”. La più importante risale al 2006, quando don Danilo Corradi, superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe incontrato più di 50 ex allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome dell'Istituto avrebbe chiesto 12 volte scusa per gli abusi commessi dagli altri religiosi. I testimoni ricostruiscono una riunione dai toni drammatici: don Corradi che stringe il capo fra le mani, suda, chiede perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero preteso l'allontanamento dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A 'L'espresso' don Danilo Corradi fornisce una versione diversa: "Ho sentito qualcosa, ma io sono arrivato nel 2003 e di quello che è successo prima non so. Non rispondo alle accuse, non so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto l'articolo".
La Curia Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona, informandola nel corso di più incontri. Il presidente della Associazione sordi Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.
Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad alcune decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me fecero cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma come ricatto rispetto a due richieste di carattere economico, nell'eventualità che non fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero alcuna accusa circostanziata riferita a persone concrete, ma unicamente accuse di carattere generico. Non ho altro da aggiungere se non l'impegno a seguire in tutto e per tutto le indicazioni contenute nel codice di diritto canonico e nelle successive prese di posizione della Santa Sede. Nella speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo di conoscere la verità dei fatti".
L'Associazione sordi Antonio Provolo risponde al vescovo negando qualunque ricatto o interesse economico: "Gli abbiamo soltanto fatto presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti vengano allontanati perché quello che hanno fatto a noi non accada ad altri". 22.01.2009.
Paolo Tessadri
«Che schifo una società che non difende nemmeno i propri bambini.» Paul Harris
«Il cristianesimo è nemico dell’Umanità.» Ennio Montesi
CRISTO, APOSTOLI E SACRA FAMIGLIA: PERSONAGGI MAI ESISTITI
A beneficio di chiunque desideri conoscere e approfondire, attraverso analisi storico critiche, le verità evangeliche senza basarsi sulla esclusiva propaganda clericale di stampo medioevale, ripresa dai media in modo fazioso, la redazione di Axteismo ritiene doveroso informare con il massimo rigore nel metodo della ricerca le reali vicende legate alle Origine del Cristianesimo. A tal fine abbiamo chiesto al cristologo Emilio Salsi l’autorizzazione a pubblicare i suoi studi avanzati nel nostro sito. In tali studi vengono illustrati i personaggi denominati Gesù Cristo, apostoli e “Sacra Famiglia”. A questi documenti al top di studi laici di cristologia gli abbiamo dato il titolo:
CRISTO, APOSTOLI E SACRA FAMIGLIA: PERSONAGGI MAI ESISTITI
Sono Emilio Salsi, uno studioso di storia dell’Impero Romano, autore di una ricerca sui personaggi teologici descritti nei documenti neotestamentari cristiani intesa a verificarne l’effettiva esistenza attraverso una analisi comparata con la storiografia ed accertare, attraverso le loro gesta, se i Santi fondatori del Cristianesimo furono piuttosto rappresentanti ideologici di una dottrina che, giocoforza, doveva essere “incarnata” in uomini prescelti e ispirati da Dio. Ratzinger Benedetto XVI, gli esegeti cristiani ed i fedeli tutti dichiarano apertamente che l’esistenza di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli, come uomini, è comprovata e documentata dagli storici dell’epoca.
Sin dall’inizio i Padri fondatori si sentirono obbligati a dichiarare ciò perché i protagonisti del nuovo credo furono fatti interagire con persone famose, realmente esistite, pertanto rintracciabili nella storiografia laica, ufficialmente riconosciuta, supportata da archeologia, numismatica, epigrafi ecc. Da una ricerca fondata su avvenimenti datati e comprovati, si riscontrano, senza ombra di dubbio, non solo semplici errori storici, ma numerose falsificazioni mirate che obbligano lo studioso mettere in evidenza. Le manomissioni non sono fini a se stesse ma volute e, attraverso i personaggi dei quali vengono contraffatte le imprese, si possono individuare e riconoscere gli autentici protagonisti di vicende reali dell’epoca la cui testimonianza è sopravvissuta sino ai nostri giorni.
La dottrina cristiana è interconnessa con la vita di questi personaggi; quindi con la storia. La Chiesa ne è consapevole pertanto, ad iniziare dal Papa, tutti i suoi esegeti devono dichiarare che la vita di Cristo è una “Verità” comprovata. Ma…se la storia riuscisse a dimostrare che i “sacri testi” furono inventati, sino a scoprirne le falsificazioni introdotte per crearli, e da chi, come e perché, allora…la “Fede” e i suoi contenuti dottrinali che fine farebbero?
Se la storia, effettivamente, verificasse che Gesù Cristo e Apostoli non sono mai esistiti e, non solo, che lo Spirito Santo e Dio stesso furono concepiti e fatti muovere, da mistici creatori, in un teatro ideologico avente per fine la costituzione di un nuovo potere terreno (fu chiamato Regno dei Cieli) basato sulla persuasione e sul convincimento di altri uomini a poter sopravvivere alla morte, risorgere nella carne e vivere felicemente per l’eternità…uomini e donne che, per tale fine, ieri come oggi, hanno fatto propri i “codici di comportamento” dettati dai ministri di tale culto ai quali si assoggettano, riverendoli e riconoscendoli come loro capi, divenendo, nel contempo, la vera base del potere secolare della Chiesa…
Stiamo per addentrarci in una ricerca critica storiologica tesa ad indagare se gli avvenimenti descritti nei testi evangelici del Nuovo Testamento, oltre ai nomi, trovano una effettiva corrispondenza con la realtà conosciuta di allora, comparando gli “scritti sacri” fra loro stessi e con quelli degli storici vissuti nel I e II secolo, compresi i patristici.
Prima di iniziare ho il dovere di mettere in guardia gli eventuali visitatori credenti curiosi: se vogliono conservare intatta l’illusione della vita eterna è bene evitino di approfondire la conoscenza in materia. La storia è neutrale ma il suo innocente, lucido, candore verrà percepito come un pugno nello stomaco da chi è uso inghiottire l’ostia consacrata convinto che il pasto teofagico del proprio Dio gli possa aprire, un domani lontano nel tempo, le porte del paradiso.
Dopo aver riprodotto la Bibbia, a fine ‘400, gli allievi di Gutemberg iniziarono a diffondere il nuovo sistema di stampa che, a sua volta, accrescerà il propagarsi della cultura, ma, anziché compiacersi ...
Concilio di Trento, di Papa Giulio III (sessione IV, 8 Aprile 1546) “Il sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale, seguendo l’esempio dei padri della vera fede, con uguale pietà accoglie e venera tutti i libri, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, essendo Dio autore di entrambi”… “darsi da fare, in tutti i modi e con tutte le forze, affinché a nessuno venga consentita, né oggi né in futuro, la lettura, anche solo frammentaria, del Vangelo” (Regola Ecclesiastica). Giulio III e gli alti prelati del clero, sin dal lontano passato, sapevano che i Vangeli contenevano “verità” che non dovevano essere rivelate ai fedeli...tali che avrebbero finito col distruggere la dottrina cristiana.
San Luca evangelista l’impostore
Atti degli Apostoli: Dopo l’ascensione di Gesù sopra una nube, gli Apostoli, rimasti nella Città Santa, danno inizio alla diffusione della dottrina predicata da Cristo al fine di salvare gli uomini dalla morte e dalle fiamme dell’inferno. Sotto il portico di Salomone e nelle piazze, emulando il loro “Maestro”, dimostrano le loro capacità miracolistiche esibendosi in guarigioni straordinarie, esaltano il popolo e attirano la folla delle città vicine “che accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti”. Il Sommo Sacerdote e i Sadducei, “pieni di livore”, li fanno arrestare con l’accusa di “aver predicato in nome di costui ” (Gesù) e, convocato il Sinedrio di Gerusalemme, il massimo Tribunale giudaico, avviano l’atto processuale minacciando di “metterli a morte”. “Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, Dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso,e quanti s’erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch’egli perì e quanti s’erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini (gli Apostoli) e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; (come avvenuto a Tèuda e Giuda il Galileo n.d.a.) ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!». Seguirono il suo parere e li rimisero in libertà” (At. 5, 34-39).
Tutti i personaggi descritti erano veramente esistiti all’epoca ma la prima considerazione da fare è che questo evento, se fosse veramente accaduto, si è verificato quando Re Erode Agrippa I era sempre vivo, cioè prima del 44 d.C., anno della sua morte. Infatti i dodici Apostoli sono ancora tutti vivi e fra questi, oltre a San Pietro, è presente anche Giacomo il Maggiore che, secondo San Luca, verrà ucciso successivamente da Re Agrippa I, che regnò sulla Giudea dal 41 al 44 d.C., mentre Simone Pietro riuscirà a salvarsi grazie all’intervento di un angelo del Signore che lo farà fuggire dal carcere (At. 12, 1 e seg.).
Seguiamo ora gli eventi accaduti in Giudea e descritti da Giuseppe Flavio nel XX libro di “Antichità Giudaiche”:
97. (numerazioni dei versi usate nei codici) “Durante il periodo in cui Fado era Procuratore della Giudea, (44-46 d.C.) un certo sobillatore di nome Tèuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo loro un facile transito. (stile Mosè n.d.a.) Con questa affermazione ingannò molti. 98. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Tèuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme. 99. Questi furono gli eventi che accaddero ai Giudei nel periodo in cui era procuratore Cuspio Fado. (dal 44 al 46 d.C.) 100. Il successore di Fado fu Tiberio Alessandro (Procuratore dal 46 al 48 d.C.), figlio di quell’Alessandro che era stato alabarca in Alessandria. 101. Fu sotto l’amministrazione di Tiberio Alessandro che in Giudea avvenne una grave carestia, durante la quale la regina Elena comprò grano dall’Egitto con una grande quantità di denaro e lo distribuì ai bisognosi, come ho detto sopra. 102. Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda Galileo, furono sottoposti a processo e per ordine di Alessandro vennero crocefissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra - aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i Romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea.” (Ant. XX, 97/102). Questi eventi, separati fra loro di due o tre anni, sono la prova che il sacerdote Gamalièle non ha mai potuto pronunciare nel Sinedrio “quel discorso” a difesa degli Apostoli perché in quel momento il Profeta Tèuda era ancora vivo. Infatti, facendo attenzione alle date, seguiamo la storia.
Giuseppe Flavio ci porta a conoscenza che: - nel 44 d.C. muore Re Erode Agrippa I, ma, essendo il figlio troppo giovane per governare, l’Imperatore Claudio decide di ricostituire la Provincia romana di: Giudea, Samaria, Idumea, Galilea e Perea; di conseguenza … - nel 44 d.C., gli subentra, come Governatore della Provincia, il Procuratore Cuspio Fado che, durante il suo incarico (44-46 d.C.), fa uccidere Tèuda, la cui testa viene portata ed esibita in Gerusalemme come monito rivolto a chi volesse seguire il suo esempio; - nel 46 d.C., il Procuratore Tiberio Alessandro, sostituisce Cuspio Fado e, nel corso del suo mandato (46/48 d.C.), dopo un processo, dà l’ordine di crocifiggere Giacomo e Simone.
Pertanto, all’interno del Sinedrio convocato in seduta deliberante per decidere sulla sorte dei “Dodici”, da quanto abbiamo letto in “Atti degli Apostoli”, come ha potuto San Luca far dire a Gamalièle che Tèuda era morto (prima del censimento del 6 d.C. - At. 5, 36) mentre Erode Agrippa era ancora vivo? (lo ucciderà dopo un angelo – At. 12, 23)... e Cuspio Fado (che avrebbe poi ucciso Tèuda), non era ancora subentrato ad Agrippa?. Noi abbiamo constatato, semplicemente, che quel discorso era falso: Gamalièle non poté farlo perché il Re Erode Agrippa e Tèuda erano sempre vivi. Se lo inventò in un futuro lontano San Luca e lo mise in bocca a Gamalièle, importante membro del Sinedrio veramente esistito, per “discolpare”, in un processo del Tribunale giudaico, gli “Apostoli” arrestati, fra cui Simone e Giacomo, dall’accusa di ribellione uguale a quella di Tèuda e Giuda il Galileo; accusa che comportava la pena di morte. Ma poiché il discorso era (ed è) un’assurdità è evidente che non fu fatto, pertanto era falso sia l’arresto che l’assoluzione, quindi, a quella data, nessuno degli Apostoli era ancora stato arrestato. Al contrario, al verso 102, come sopra abbiamo letto in “Antichità”, sia Giacomo che Simone, figli di Giuda il Galileo, “furono sottoposti a processo” e fatti giustiziare: quindi colpevoli e non più latitanti (nel 46/48 d.C., dopo la morte di Erode Agrippa). Contrariamente a quanto risulta dalla storia, il vero scopo di San Luca era far risultare ai posteri che il Sinedrio, supremo tribunale giudaico, aveva assolto gli “Apostoli”, fra cui Giacomo e Simone, dall’accusa, così come articolata in ipotesi da Gamalièle, di essere equiparati ai profeti rivoluzionari Giuda il Galileo e Tèuda; accusa, come abbiamo visto, smontata da un Gamalièle che nella realtà non si sarebbe mai sognato di fare un discorso simile perché non poteva prevedere né la morte, improvvisa del Re Agrippa I, né che questi sarebbe stato sostituito dal Procuratore Cuspio Fado, né che questi avrebbe poi ucciso Tèuda.
Questo “Atto del Sinedrio”, inventato e riportato in “Atti degli Apostoli”, convocato mentre Erode Agrippa era sempre vivo, è un falso grossolano finalizzato ad allontanare qualunque dubbio sulla venerabile condotta degli “Apostoli” e ad introdurre l’altra menzogna correlata: la “fuga” di Simone Pietro per opera di Dio e l’uccisione di Giacomo (ormai degno di essere beatificato), ovviamente per colpa del Re, secondo l’evangelista. Ovviamente, un falso Atto del Sinedrio non poteva che essere nullo, pertanto, anche la sua datazione era ed è…nulla! Inoltre, introdurre negli “Atti degli Apostoli” un finto Atto del Sinedrio di Gerusalemme, il Supremo Consiglio del Sommo Sacerdote del Tempio, con funzioni giudiziarie ed amministrative (pur se asservito al potere imperiale di Roma), operante nel I secolo, è un reato cui si deve rispondere di fronte alla Storia. Questa è una delle tante falsificazioni riportate nei sacri testi e non è fine a se stessa, ma mirata, e attraverso i personaggi dei quali vengono contraffatte le gesta si riconoscono i veri protagonisti di vicende reali dell’epoca la cui testimonianza è sopravvissuta sino ai nostri giorni: basta scoprirne il nesso.