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sabato, maggio 30, 2009

 

CROCIFISSO: Il magistrato Luigi Tosti risponde al prete Gianni Colasanti dell’Istituto Leonino di Terni

Egregio Monsignore,
ho letto il suo commento sull'azione giudiziaria promossa dal prof. Franco Coppoli dinanzi al tribunale di Terni, pubblicato sulla Voce, e il suo invito ad utilizzare il metodo delle idee chiare e distinte, in virtù del quale dovrebbe essere ben chiaro che l'imposizione del crocifisso sopra la testa del prof. Coppoli sarebbe un atto del tutto legittimo perché deliberato dalla "maggioranza". Se si seguisse il suo criterio -chiaro e distinto- sarebbe altrettanto legittimo che la "maggioranza" degli italiani deliberasse di discriminare in mille modi i neri, visto e considerato che i neri sono una minoranza. Purtroppo, però, la Costituzione Italiana e le Convenzioni internazionali per la salvaguardia dei diritti inviolabili dell'uomo dispongono in senso diametralmente contrario, e cioè che in materia di rispetto di tali diritti individuali -tra i quali sono da annoverare il diritto all'eguaglianza e non discriminazione e quella di libertà religiosa- il criterio della "maggioranza" -da lei come da gran parte dei cattolici propugnato a spada tratta- non vale. E' la Corte Costituzionale, tra l'altro, che ha fatto applicazione di questo principio affermando, ad esempio, che è illegittimo inserire nella formula del giuramento riferimenti a dio, non avendo alcun rilievo che la maggioranza della popolazione, in ipotesi, creda magari ancora a dio.
Non propini, dunque, ai lettori tesi che non hanno alcun fondamento giuridico e che servono solo a depistare e confondere le acque, occultando il tema di fondo, che è quello dell'evidente ed eclatante discriminazione religiosa da parte dei cattolici. Imporre a chi non crede o ai non cattolici il crocifisso, infatti, non è soltanto un atto di arroganza, ma è anche un atto discriminatorio, dal momento che a chi non crede o a chi crede in qualche dio diverso dal vostro viene negata la pari opportunità, cioè il diritto di esporre i propri simboli a fianco del crocifisso: e questo è un comportamento palesemente discriminatorio, al pari della discriminazione che impediva agli ebrei e ai negri di entrare nei locali pubblici, consentendolo soltanto alla superiore razza bianca. E' soltanto "grazie" al vostro "razzismo religioso", cioè alla vostra presunzione di essere i depositari della Vera verità e dei Veri valori, che oggi in Italia, negli uffici pubblici, entrano -cioè sono esposti- i soli crocifissi, mentre tutti gli altri -in quanto inferiori- debbono rimanere fuori.
E' di questo, Egregio Monsignore, che si disquisisce nelle aule giudiziarie di Terni, e non solo di Terni.
Dunque, prima di risolvere semplicisticamente il problema della vostra discriminazione religiosa ai danni degli atei, degli ebrei, dei musulmani, degli induisti e di tutte le altre religioni, sarebbe forse auspicabile cercare di capire e, poi, di documentarsi.
Grato di una pubblicazione di questa mia lettera sulla Voce, le invio i più distinti saluti.

Luigi Tosti
Rimini
tosti.luigi@yahoo.it
http://tostiluigi.blogspot.com

Il giudice Luigi Tosti risponde in base a questo articolo del prete Gianni Colasanti:
http://www.lavoce.it/articoli/20090529031.asp

Nella foto il magistrato Luigi Tosti

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