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sabato, aprile 18, 2009

 

Quando Joseph Ratzinger bazzicava il più lercio sottobosco del criminale Nazismo

Die Aula è una rivista austriaca di estrema destra fondata nel 1951 che il Dokumentationsarchiv des österreichischen Widerstandes, l’Informationsdienst gegen Rechtsextremismus e l’Informationsportal Rassismus und Antisemitismus schedano come neonazista e negazionista. Un giornalaccio, insomma. Tuttavia può vantare di aver avuto un collaboratore di eccezione: Joseph Ratzinger. Poco più di dieci anni fa, un suo breve saggio dal titolo Freiheit und Wahrheit impreziosiva il numero speciale che la rivista dedicava ai 150 anni trascorsi dai moti liberali del 1848 (1848 - Erbe und Auftrag).A soli 19,90 euro, sul sito web della rivista (dalla cui homepage Benedetto XVI saluta i visitatori col suo ineffabile sorriso), si può ordinare una copia di quel fascicolo che fieramente espone una fascetta con la scritta: “Mit einem Beitrag von Kardinal Ratzinger”. Questo per i feticisti, perché il testo del contributo che Joseph Ratzinger dava alla rivista preferita dai neonazisti austriaci è reperibile in rete in una eccellente traduzione in lingua inglese.Niente di eccezionale, in realtà, si tratta del solito Ratzinger e del solito attacco al cuore della modernità, cioè al concetto di libertà così come venutosi a definire dall’Illuminismo in poi, ineluttabilmente – fatalmente, quasi – in opposizione al concetto di libertà cristiana. Insomma, siamo di fronte al solito lamento dell’uomo della Tradizione che nel tramonto del principio di autorità com’era inteso nel Medioevo vede la fonte prima di ogni bruttura e di ogni male del mondo moderno. Toni soffici da chierico, ma nella sostanza si tratta della solita critica alla democrazia e al principio della libera e responsabile autodeterminazione dell’individuo.È stato il deputato austriaco Karl Öllinger a ritrovare questo testo e la rivista Der Spiegel a segnalare le pessime frequentazioni di Joseph Ratzinger. Imbarazzo della diocesi di pertinenza, quella di Vienna, che subito si precipitava a dichiarare che l’autore di quello scritto non ne avesse mai autorizzato la pubblicazione su Die Aula. È una bugia, se ne ha la conferma quando salta fuori il carteggio tra il responsabile della rivista e il segretario dell’allora cardinal Ratzinger: l’assenso era stato dato con tutti i crismi.
Fa un po’ impressione, scorrendo l’indice di questo numero della rivista, vedere, tra i nomi di antisemiti e negazionisti, il nome di chi tra poco più di dieci anni, da pontefice, spalancherà le braccia a monsignor Richard Williamson. La stampa di mezza Europa ha fatto espressione di tale sconcerto, ma voi pensate che in Italia qualcuno abbia ritenuto utile segnalare la cosaccia? Macché.Abbiamo visto, ieri: i nostri vaticanisti pensano che “il giornalista in Vaticano non deve mai venire meno alla legge dell’ospitalità”. Ricordare al Papa che dieci anni fa bazzicava il più lercio sottobosco della destra estrema europea sarebbe un’indelicatezza. Non si fa.


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