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martedì, dicembre 04, 2007

 

Chiesa Cattolica, la più grande associazione per delinquere della Storia?

Il crocifisso considerato come il vessillo della più grande associazione per delinquere, della più grande banda di falsari che la Storia abbia mai conosciuto, cioè della Chiesa Cattolica?

di Luigi Tosti (*)
(*) Il giudice Luigi Tosti chiede allo Stato Italiano che vengano rimossi dalle aule giudiziarie i simboli religiosi per rispettare il principio supremo di laicità affermato dalla Costituzione Italiana e dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.

Vi informo su quanto è accaduto all'Aquila, il 22 novembre scorso, dal momento che la stampa ha assolto appieno il suo compito di disinformazione.
Mi sono presentato in aula e -penso per primo nella storia di questa Colonia Pontificia- ho steso sul bancone riservato agli imputati e ai difensori cinque simboli "religiosi". Per la precisione: una statua di Buddha, un logo dell'UAAR, una menorà ebraica, un crocifisso e, dulcis in fundo, una vistosa maschera africana, acquistata a sua tempo da un vucumprà.Ho chiesto subito la parola per illustrare la mia richiesta preliminare, al cui accoglimento ho subordinato la mia presenza in aula: ho cioè detto ai giudici che, se non avessero indotto il Ministro di Giustizia a rimuovere tutti i crocifissi o, in alternativa, ad esporre tutti quei miei simboli a fianco del crocifisso, mi sarei rifiutato di presenziare all’udienza. E questo perché rivendicavo, anch’io, gli stessi diritti e la stessa dignità che la Repubblica Pontificia Italiana accorda ai cattolici e, dunque, non intendevo subire una palese discriminazione religiosa. Ho ricordato ai giudici tutta la normativa italiana ed internazionale che sancisce l’eguaglianza di tutti cittadini, senza distinzione di religione, e punisce, come reato, la discriminazione religiosa: ho preannunciato loro che, se nessuna delle due mie richieste fosse stata accolta, mi sarei allontanato dall’aula, avrei revocato la nomina dei miei difensori di fiducia e, infine, mi sarei recato presso la Procura della Repubblica per denunciare i tre giudici per il reato di discriminazione religiosa.
Dal momento, infine, che il Tribunale dell’Aquila e il Consiglio di Stato hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi negli uffici pubblici è legittima “perchè i crocifissi non disturbano e perché sono dei simboli culturali”, ho rappresentato ai tre giudici che “anche” i miei simboli “non disturbavano, non mordevano, non davano fastidio ed erano anch’essi dei simboli culturali”, sicché non doveva esservi alcun ostacolo a che essi venissero affiancati al crocifisso. Di più: ho cominciato a rappresentare ai giudici quali erano i “valori culturali” dei miei simboli, al cospetto dei quali il crocifisso poteva a buon diritto esser considerato come il vessillo della più grande associazione per delinquere, della più grande banda di falsari che la Storia abbia mai conosciuto, cioè della Chiesa Cattolica. In altri termini ho cominciato a dire ai tre giudici (abbastanza imbarazzati per la “mostra” degli idoli in pubblica udienza) che la menorà ebraica -che ho brandito per metterla bene in mostra- ripudiava e considerava criminale che si potessero imporre ad esseri umani dei segni distintivi o che essi potessero essere segregati nei ghetti; e questo a differenza del crocifisso -che ho poi brandito in alto, per metterlo bene in mostra- che era invece il simbolo della criminale Chiesa Cattolica che, prima nella storia, aveva imposto agli ebrei l’obbligo di indossare segni distintivi e di vivere rinchiusi e segregati nei “ghetti”.
A questo punto il Presidente, avendo capito che il mio show sarebbe proseguito con i crimini delle crociate, delle Sante Inquisizioni, dei roghi, delle torture, dei genocidi, dello schiavismo, delle truffe, dei falsi etc. etc, mi ha interrotto, dicendo che i miei argomenti erano “ben noti” (una grossa balla, dal momento che di questi crimini i media non parlano e gran parte della popolazione li ignora) e che erano fuori tema. Ho replicato, insistendo per l’accoglimento delle mie richieste.
I giudici, dopo essersi ritirati in camera di consiglio, hanno respinto la mia richiesta “perché la presenza dei crocifissi non impediva la celebrazione del processo”: non una sillaba, però, è stata spesa per giustificare il rigetto della mia richiesta subordinata, che era quella di esporre Buddha & Company a fianco dell’idolo del Dio incarnato.
Me ne sono dunque immediatamente andato dall’aula, dopo aver fatto verbalizzare che revocavo la nomina dei miei difensori.
A questo punto il Presidente, anziché nominare come difensore d’ufficio uno dei miei difensori di fiducia -come avviene di regola- ha visto bene di nominare l’Avv. Giuseppe Aliotta, presente in aula.
A questo punto si è verificato un imprevisto, esilarante ma significativo del clima “razzistico-cattolico” che impregna la società aquilana e i relativi Uffici Giudiziari: l’Avv. Aliotta, infatti, ha subito dichiarato al Presidente che, “essendo egli cattolico, si rifiutava per “obiezione di coscienza” di difendere il giudice Tosti”.
Come preannunciato, mi sono recato presso la Procura della Repubblica dove ho sporto denuncia penale contro i tre giudici per il reato di discriminazione religiosa (se non altro per vedere quali rocambolesche motivazioni verranno addotte dal P.M. per insabbiare questa denuncia e sancire che i cattolici sono l’unica razza superiore che può esporre i propri simboli nelle aule giudiziarie).
Dopo aver appreso che l’Avv. Aliotta aveva fatto quella dichiarazione sono stato costretto a rinominare i miei precedenti difensori di fiducia, non potendo permettere che la mia difesa sia demandata ad un soggetto che è addirittura prevenuto per motivi religiosi nei miei confronti.
Anzi, a questo punto ho deciso che presenzierò il 21 febbraio prossimo al mio processo e mi farò interrogare dai miei legali in merito alle “motivazioni” che mi hanno indotto a rifiutarmi di tenere le udienze sotto l’incombenza dell’idolo del Dio Biblico incarnato. E in questa occasione spiegherò ai giudici che non era e non è mia intenzione espletare le mie funzioni di giudice sotto l’incombenza di un simbolo che -a buon diritto e a pieno merito- rappresenta il vessillo della più grande associazione per delinquere e della più grande banda di falsari che sia mai esistita sulla faccia del pianeta Terra: la Romana Chiesa Cattolica. Snocciolerò, uno ad uno i crimini della Chiesa.
Vedremo se il Presidente del Tribunale mi metterà la mordacchia.
Cordiali saluti

Luigi Tosti
tosti.luigi@yahoo.it

Vieni anche tu con amici e familiari Venerdì 7 Dicembre 2007 ore 9:00
al CSM Consiglio Superiore della Magistratura di Roma, Piazza Indipendenza
ci sarà il tavolo di Sit-In per il magistrato Dr. Luigi Tosti, gli amici della Rosa nel Pugno-Radicali, il movimento Axteismo, l'associazione Uaar, altri movimenti e associazioni saranno presenti.

Nella foto il magistrato Luigi Tosti mostra ai giornalisti i simboli religiosi che aveva chiesto di affiancare al crocifisso nelle aule giudiziarie: la menorà ebraica, il logo dell’Uaar, una maschera africana e un Budda.


Considerato l’attuale stato di censura e di manipolazione delle informazioni
da parte dei media, si invita alla massima pubblicazione e diffusione.
* * *
Richiedi gratis la seguente documentazione in formato digitale scrivendo a:

axteismo@yahoo.it


> Lettera BASTAPRIVILEGICHIESACATTOLICA da inviare alla Commissione Europea di Bruxelles e al Consiglio d'Europa di Strasburgo
> Documento “Ricorso alla Corte di Cassazione” del giudice Luigi Tosti
> Documento “500 bambini sodomizzati dai preti. La Rai tace omertosa” di Luigi Tosti
> Documento “Crimini di sesso in Vaticano, pretofili e preterasti impuniti” di Luigi Tosti
> TUTTI i documenti disponibili, circa 30 mail


Des nouvelles de notre ami le juge Luigi Tosti grâce à la traduction amicale et toujours chaleureuse de notre ami Georges Jobert (merci Georges) ; on appréciera à sa juste valeur l'avocat commis d'office qui invoque sa clause de conscience d'avocat catholique pour ne pas défendre le juge Tosti:

Je vous informe sur ce qui s'est passé à l'Aquila, le 22 novembre passé, du moment que la presse s'est pleinement acquittée de son devoir de désinformation. Je me suis présenté dans la salle et - je pense pour la première fois dans l'histoire de cette Colonie Pontificale - j'ai placé sur le banc réservé aux accusés et aux défenseurs cinq symboles " religieux ".
Plus précisément : une statue de Bouddha, un logo de l'UAAR (Union des Athées, Agnostiques et Rationalistes), une menora juive, un crucifix et, dulcis in fundo, un masque africain aux couleurs criardes, acquis en son temps d'un " t'y achètes ". J'ai aussitôt demandé la parole pour illustrer ma demande préliminaire, dont j'ai mis l'acceptation comme condition de ma présence dans la salle. J'ai donc dit aux juges que, si je n'avais pas déterminé le Ministre de la Justice à retirer tous les crucifix ou, alternativement, à placer tous ces symboles à moi à côté du crucifix, je me serais refusé à me présenter à l'audience. Et ceci parce que je revendiquais, moi aussi, les mêmes droits et la même dignité que la République Pontificale Italienne accorde aux catholiques et, par conséquent, je n’avais pas l’intention de subir une discrimination religieuse manifeste. J’ai rappelé aux juges toute la réglementation italienne et internationale qui établit l'égalité de tous les citoyens, sans distinction de religion, et punit, comme délit, la discrimination religieuse: je leur ai annoncé à l’avance que, si aucune de mes deux demandes n’était entendue, je me retirerais de la salle, je révoquerais la désignation de mes défenseurs de confiance, et qu’enfin, je m’adresserais au Parquet pour dénoncer les trois juges pour le délit de discrimination religieuse.
Du moment, enfin, que le Tribunal de l'Aquila et le Conseil d’Etat ont décrété que la présence des crucifix dans les services publics était légitime "parce que les crucifix ne dérangeaient pas et qu’ils étaient des symboles culturels", j’ai exposé aux trois juges que mes symboles aussi" ne dérangeaient pas, ne mordaient pas, ne causaient pas de gêne et étaient eux aussi des symboles culturels", si bien qu’il ne devait y avoir aucun obstacle à ce qu’eux aussi soient mis à côté du crucifix. De plus: j’ai commencé à exposer aux juges quelles étaient les "valeurs culturelles" de mes symboles, en comparaison desquels le crucifix pouvait à bon droit être considéré comme l’étendard de la plus grande association de délinquance, de la plus grande bande de faussaires que l’Histoire ait jamais connue, c’est-à-dire de l’Eglise Catholique. En d’autres termes j’ai commencé à dire aux trois juges (assez embarrassés par l’"exposition" des idoles dans une audience publique) que la menora juive –que j’ai brandie pour bien la mettre en vue - déniait et considérait criminel que l’on puisse imposer à des êtres humains des signes distinctifs ou que ceux-ci puissent être enfermés dans des ghettos ; et ceci à la différence du crucifix – que j’ai ensuite brandi en l’air, pour bien le mettre en vue - qui était au contraire le symbole de la criminelle Eglise Catholique qui, la première dans l’histoire, avait imposé aux juifs l'obligation d’endosser des signes distinctifs et de vivre enfermés dans les "ghettos".
A ce point le Président, ayant compris que mon show allait continuer avec les crimes des croisades, des Saintes Inquisitions, des bûchers, des tortures, des génocides, de l’esclavage, des escroqueries, des faux etc. etc, m’a interrompu, disant que mes arguments étaient "bien connus" (une grosse blague, du moment que de ces crimes les media ne parlent pas et qu’une grande partie de la population les ignore) et qu’ils étaient hors sujet. J’ai répliqué, insistant pour que mes requêtes soient acceptées.
Les juges, après s’être retirés en chambre du conseil, ont rejeté ma demande "parce que la présence des crucifix n’empêchait pas la célébration (sic) du procès": pas un mot, cependant, n’a été dépensé pour justifier le rejet de ma requête subordonnée, qui était d’exposer Bouddha & Company à côté de l'idole du Dieu incarné.

Je me suis donc immédiatement retiré de la salle, après avoir fait verbaliser que je révoquais la nomination de mes défenseurs.
A ce point le Président, au lieu de nommer comme défenseur d'office un de mes défenseurs de confiance - comme cela se passe en règle générale- a cru bon de nommer l'Av. Giuseppe Aliotta, présent dans la salle.
A ce point s’est produit un imprévu, hilarant mais significatif du climat "raciste-catholique" qui imprègne la société aquilaine et les Services Judiciaires locaux: l'Av. Aliotta, en effet, a aussitôt déclaré au Président que, "étant lui catholique, il se refusait par "objection de conscience" de défendre le juge Tosti".
Comme je l’avais annoncé, je me suis rendu auprès du Parquet où j’ai porté plainte contre les trois juges pour le délit de discrimination religieuse (en tout cas pour voir quelles motivations rocambolesques seraient adoptées par le Ministère Public pour ensabler cette plainte et établir que les catholiques sont l'unique race supérieure qui peut exposer ses propres symboles dans les salles judiciaires).
Après avoir appris que l'Av. Aliotta avait fait cette déclaration j’ai été contraint de renommer mes précédents défenseurs de confiance, ne pouvant pas permettre que ma défense soit demandée à un sujet qui est à ce point prévenu pour des motifs religieux à mon encontre.
Ainsi, à ce point j’ai décidé que je me présenterai le 21 février prochain à mon procès et que je me ferai interroger par mes avocats au sujet des "motivations" qui m’ont conduit à me refuser de tenir les audiences surplombé par l’idole du Dieu Biblique incarné. Et à cette occasion j’expliquerai aux juges que ce n’était pas et que ce n’est pas mon intention d’accomplir mes fonctions de juge sous la domination d’un symbole qui –à bon droit et pleinement - représente l’étendard de la plus grande association de délinquance, de la plus grande bande de faussaires qui ait jamais existé sur la planète Terre: l’Eglise Catholique Romaine. Je débiterai, un à un les crimes de l’Eglise.
Nous verrons si le Président du Tribunal me mettra la muselière.
Saluts cordiaux

Luigi Tosti
tosti.luigi@yahoo.it

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