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mercoledì, ottobre 18, 2006

 

La linea femminile del sangue

L'oppressione della donna sulla donna nella storia

di Sergio Martella
"Il peggior nemico della donna è… la donna!"

Solo gli idioti credono che la violenza sessuale ed affettiva abbia una valenza maschile. La propensione a fare del male, all'aggressività o all'autolesionismo è proporzione esatta del disagio sperimentato dal soggetto nella sua formazione, senza che vi sia stata possibilità di elaborarlo o di farsene una ragione. Da questo punto di vista il grado di disagio che è insito nelle donne anche a livello strutturale e formativo è infinitamente più alto di quello maschile.

La violenza visibile, quella eclatante è solo l'effetto di un disagio ben più profondo che risiede nelle motivazioni dello stato d'animo e dei rapporti umani. La violenza visibile ha sempre una motivazione profonda nelle cause affettive che la determinano. Possiamo dire che la sofferenza affettiva sia la violenza in sé come origine, motivo e spinta all'effettuarsi della violenza.

Le statistiche più obiettive rilevano come in famiglia, cioè nel mondo del privato affettivo, la maggior parte delle violenze sia ad opera delle donne: sui figli, nei conflitti coniugali, nelle separazioni. La prevalenza maschile è netta solo nel caso di abusi sessuali sui minori. Ma anche in questo caso non è stata mai rilevata la compresenza costante, visiva, consapevole della donna per la durata, spesso di anni, delle violenza sui figli. Molto spesso è il nuovo convivente della donna ad operare abusi sui figli. La natura motivante della donna non è mai rilevata: essa è sempre e solo la vittima dell'uomo e del suo fallo.

Nessuno ha mai pensato che la moglie di Pacciani, per esempio, fosse responsabile quanto e forse più dello stesso mostro di Firenze, quando questi abusava delle figlie fino all'età di 17 anni. Non era una donna succube. Lo testimoniano i giornalisti ed i fotografi aggrediti senza tanti riguardi dalla furia della personalità della donna. Non era una semplice osservatrice, altrimenti avrebbe denunciato il marito. Allora era la CAUSA efficiente di quanto avveniva nel suo regno domestico!!!

E' tanto difficile da capire? Che dire poi della madre del mostro Stevanin, lo squartatore veneto che sul modello di Psycho adescava ed uccideva giovani ragazze per seppellirle nel giardino di casa dove conviveva con la madre. Da dove deriva tanta perversione spesso agita dai maschi?

Cosa pensate di una donna che esce a cena con un uomo dalla personalità potenzialmente assassina? Pensate che la naturale sintonia dell'inconscio affettivo non registri immediatamente la natura violenta riposta in una persona? Perché allora si crede alla giustificazione "prima non era così, lo è diventato dopo sposato", che le donne danno quando scoprono di stare con un mostro. Vi fidanzereste con uno psicopatico, lo sposereste, ci fareste dei figli, ci vivreste per degli anni esponendo i vostri figli egli effetti di questa situazione? Portereste i vostri figli a giocare con una tigre sanguinaria se non foste voi stesse delle persone perverse che usano la violenza di un soggetto per sfogare i vostri istinti crudeli e perversi?

Allora perché le statistiche di Telefono Rosa denunciano che il 90% delle violenze dichiarate dalle donne è ad opera di marito, convivente, amico e figlio, cioè le uniche persone sulle quali la scelta della donna ed il suo arbitrio sono assoluti, arbitrari ed effettivi?

È ora di finirla con questo sessismo razzista che vuole fomentare una assurda guerra tra i sessi. Questo accade solo perché non si vuole prendere in esame la vera natura del difetto di emancipazione dell'umanità. La componente femminile è schiacciata in modo strutturale nel naturale processo di formazione e di individuazione. Questo non avviene per colpa del maschio. Non si tratta di un conflitto tra generi: ma tra generazioni!

La donna è molto più oppressa nel confronto con la propria madre di quanto non lo sia il maschio. Da Eva maledetta da dio-madre, a Maria castrata e immacolata per non entrare in concorrenza con la madre spirito santo cristiana, alle infinite figliastre che subiscono le angherie delle streghe e matrigne. Dai tempi di Demetra invidiosa del nuovo regno coniugale conseguito dalla figlia Core al punto da pretendere una assurda restituzione della figlia al suo esclusivo pos-sesso, da sempre la figlia si vede insultare e deprimere ogni sviluppo della sua autostima e del suo scarso narcisismo ad opera di sua madre. È spossessata del sesso, infibulata dalla vecchie del clan dominante, confusa nel burka con le vecchie a scapito del suo oggettivo potere di attraenza sul modo maschile. In ogni epoca la violenza sulla donna è la conseguenza diretta o indiretta della totale mancanza di generosità della madre contro la figlia!
Ecco la causa dell'innato masochismo e del sadismo che invade di disagio l'esistenza della donna: sempre perseguitata da un persecutore, una bestia, un drago, un King Kong peloso (ambivalente e materno), la giovane donna non ha ancora decifrato la natura domestica della violenza che la condanna all'infelicità. È troppo comodo prendersela con il maschio!

Le religioni monoteiste confermano e fanno apologia di questa estrema violenza sessuale della donna sulla donna. Esse sono la causa di ogni violenza nell'individuo e nella storia. La Grande Madre sanguinaria imperversa impunita e crudele fin dai tempi della Matri-Arca di Noè che punisce nel diluvio atomico la disubbidienza e la pretesa di autonomia dei figli creati. Questa pretesa della madri monoteiste di confondere la prerogativa di partorire identificandosi con dio è la cosa più schifosa che l'umanità abbia mai prodotto. È ora di finirla con le religioni. Con quella monoteiste più che mai. Hanno operato troppi MA-SACRI rimanendo impunite nella storia e confidando nel parricidio e nel figlicidio come scarico dell'aggressività accumulata dalla loro perversione. Sarebbe ora di bruciare le chiese, colpendo in questo modo almeno la parte organizzata socialmente dell'apologia del dominio e della distruzione umana.
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Nella foto, lo psicoterapeuta e scrittore Sergio Martella

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