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lunedì, ottobre 16, 2006

 

Il cristiano moderno

di Edoardo Semmola

Intendiamoci: Riccardi ha ragione quando rileva la fallacia del «teorema accettato da tanta sociologia occidentale» del Novecento per cui «più modernità» avrebbe coinciso con «meno religione»; e ha ragione anche quando cita Kepel e la sua revanche de Dieu... (estratto da un editoriale de Il Riformista del 16 ottobre 2006)
Fallacia del teorema? Modernità e cristianesimo?Sì, proprio come diceva Bertrand Russell, uno dei più grandi pensatori del Novecento, esattamente settantasei anni fa: “Il cristiano moderno è divenuto certamente più tollerante, ma non per merito del cristianesimo. Questo addolcimento del costume è dovuto a generazioni di liberi pensatori che – dal Rinascimento ad oggi – hanno provocato nei cristiani un senso di sana vergogna per i loro tradizionali pregiudizi. È divertente udire il cristiano odierno esaltare la dolcezza e la ragionevolezza della sua religione, ignorando che questa dolcezza e questa ragionevolezza sono dovute all’insegnamento di uomini un tempo perseguitati dai cristiani credenti e osservanti.”
Purtroppo, notiamo come sulla signora Paola Binetti e i suoi compagnucci teo-dem il concetto di vergogna non abbia attecchito come pronosticato da Russell. O almeno non del tutto: hanno fatto propria la a loro più congeniale gogna, dove continuano a voler esibire tutti i liberi pensatori non offuscati da credenze e superstizioni, e si sono dimenticati della ver. Ma si sa, è tipico dei politici cattolici prendere di un ragionamento solo la parte che torna meglio al loro disegno...Ed è l’unico modo che hanno per conciliare ragione e fede: arrampicarsi sugli specchi. Ecco cosa sono i teo-dem: sono l’evoluzione della tenia, il verme solitario, l’unico essere vivente munito di quattro ventose sulla testa... per arrampicarsi meglio sugli specchi.

Nella foto, il critico cinematografico Edoardo Semmola

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