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venerdì, maggio 26, 2006

 

Il Vaticano si è infiltrato nel potere d’Italia e di molti altri Stati

di Vittorio Giorgini
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Sempre più in questi ultimi tempi, va sviluppandosi una discussione che ha però i caratteri, se non di una guerra, certo di una lotta tra la crescente interferenza del Vaticano – con tutto ciò che rappresenta – e quella esigua parte della società civile che a questo si oppone. E’ certo lotta difficile in quanto lo stato della Città del Vaticano, proprio come i paesi colonializzatori di buona memoria, si è infiltrato nei meccanismi del potere di molti Stati ma in modo particolare in quello italiano, nel quale ha trovato la sua sede e dove ha messo le sue radici ormai da secoli.
In Italia lo Stato Vaticano gode, non solo di grandi e ingenti proprietà immobiliari e territoriali, ma anche del beneficio di una fortissima influenza culturale come, per esempio, tutta la toponomastica, segnando il territorio con nomi di santi, di spiriti santi, di SS. Annunziate e Santi Sepolcri, etc. etc. imponendo la propria dimensione linguistica nel costume comune. Non parliamo poi dell’architettura che ha riempito borghi, campagne e città, di chiese, cappelle, cattedrali e della pittura che si è appropriata di tutto il visuale così come anche la scultura visuale, sacra, immaginaria, illusoria, mistica, sottraendo l’importante testimonianza della vita della popolazione mostrando soltanto l’aspetto del sacro. Per non dire poi anche della letteratura e gran parte della musica. Il Vaticano si è anche appropriato della morale e anche molti laici dimenticano che la morale di cui le chiese si sono impossessate è derivata dall’esperienza civile e fissata in norme e leggi comuni. Poi, con il tempo, le trasformazioni dovute alle successive vicende hanno obbligato le religioni a rinnovarsi.
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La storia ci insegna che, con il progredire della conoscenza dai tempi più primitivi, anche il pensiero si è “evoluto” e che è proprio questa evoluzione che ha trasformato le religioni. Le società primitive e le loro divinità sono oggi considerate barbariche con le loro superstizioni e simboli. Anche la Bibbia, nei suoi Testamenti, ha subito cambiamenti proprio in seguito alle suddette evoluzioni, infatti analisi ed osservazioni oggettive dimostrano chiaramente come l’eresia cristiana del giudaismo altro non sia che di derivazione pre-socratica e post-socratica con tutte quelle influenze di tipo dionisiaco, suffista etc. con molte tracce delle sue precedenti radici (molto prima della radici giudeo –cristiane).
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Possiamo dire che la paura della morte e dell’incomprensibile – i cosiddetti “misteri” – hanno generato i concetti di punizione e sacrificio, evidenti figli della paura. Già dalla Genesi (cosmogonia), di tipo post-artigiano (la scultura di argilla), si capisce il desiderio di soggiogazione della natura:
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E dio creò l’uomo a sua immagine… maschio femmina li creò… e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e abbiate potere sui pesci del mare, sui volatili del cielo e su ogni animale che striscia sopra la terra” (Genesi 1, 27- 28).
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Ma con questa soggiogazione lo sfruttamento viene anche il ricatto e la successiva punizione come:
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Poi il Signore Iddio diede all’uomo quest’ordine “Tu puoi mangiare di ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangerai, perché il giorno in cui ne mangiassi, di certo moriresti…" (Genesi 2, 16-17).
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Ne sono testimonianza la punizione di Adamo ed Eva allargata a tutta la loro progenie, il sacrificio di Isacco, scongiurato all’ultimo momento, il diluvio universale nel quale un dio vendicatore non solo sacrifica il genere umano ma anche tutti gli animali e le piante, come anche Sodoma e Gomorra e infine la strage degli Innocenti per salvare quell’unico figlio che, a sua volta, avrebbe salvato il genere umano sacrificandosi su quella croce che in seguito avrebbe fatto versare tanto sangue. Quest’ultimo sacrificio rappresenta il massimo paradosso della nevrosi sacrificale in quanto un teologo non riesce a spiegarci, in maniera sufficientemente logica, il sacrificio del figlio che, essendo padre nell’unità della Trinità, uccide se stesso nel figlio, raggiungendo l’olocausto finale della nevrosi suicida come esorcismo della paura della morte. Vogliamo anche far notare che fra i tanti insegnamenti del sacrificio della vendetta e del terrorismo vi è l’atto del Kamikaze (seppuku), proprio dei Giapponesi, ma la prima volta che lo incontriamo scritto nella storia è appunto nel vecchio testamento dove si legge: Sansone disse: "Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita" (Giudici: 16-30).
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Queste storie e tante altre ci convincono di come le paure primitive abbiano creato potenze e divinità alle quali sacrificare numerosissime vite, documentate dagli studi antropologici ed etnografici. Queste considerazioni dovrebbero portarci a capire che le religioni non sono d’aiuto alle ansie e alle paure di una povera umanità ma rimangono quello che sono: un morbo endemico.
Da molto tempo, in alcuni paesi più evoluti, si è cominciato a capire come le religioni - in quanto diverse le une dalle altre anche se con punti in comune – siano il prodotto del pensiero umano nel suo sviluppo ed appunto per questo, diverse nelle loro epifanie, ma uguali nella loro struttura profonda. Si spiegano in questo modo il fiorire di affascinanti cosmogonie poetiche ierofanie, tanto poetiche che ogni persona di buon senso dovrebbe modestamente ammirare i misteri del cosmo, ma sorridere di tutte queste telenovele dedotte per ignoranza e paura, facilmente sfruttabili dal potere. Anche la storia dell’anima, base di tutte le religioni, dalle primitive alle attuali, ha origini volutamente dimenticate. Nell’antichità, mancando di tutte quelle conoscenze che si sono accumulate nel tempo, quando nasceva un bimbo, se non respirava, non viveva, così come quando durante la vita cessava il respiro, si era morti.
Ecco che i primitivi si sono inventati, con logica protoscientifica, questa idea della “linfa vitale”, che attraverso il respiro trasmetteva la vita . Questa idea dell’intervento sacro nella produzione della vita venne appunto definito con termini che, anche in lingue più antiche, riportavano sempre al concetto di vento, ventilazione. Più tardi si chiamerà “Pneuma” per i Greci, per i Latini “Spirito”, “Animo” le cui etimologie tutte provengono dal vento.
Questa osservazione e la logica implicita, ha reso questo concetto dell’anima comune alla totalità dei gruppi primitivi, non appena si sono appropriati del linguaggio e quindi di un barlume di pensiero. Ancora un esempio che va ad aggiungersi a tanti altri aspetti del pensiero del sacro e del teologico, che tanto logico non sembra essere, in quanto frutto di deduzioni dovute a osservazioni, in cui i primitivi davano dimostrazione di grande intelligenza scientifica, ma trattandosi di pensiero pre-scientifico, non convalidate da mezzi di sicura verifica.
Ma, visto che la consuetudine mette radici durature, accade che spirito e anima siano stati reificati a tal punto che la loro esistenza è diventata un assunto, comunemente accettato anche dai non credenti.
Quanto brevemente accennato fin qui, vuole richiamare l’attenzione sul fatto che, fin da tempi antichissimi, si sono prodotte opinioni illusorie e soggettive che hanno causato pregiudizi ideologici e quindi discriminazioni razziali che a loro volta hanno scatenato crimini efferati, guerre e genocidi di intere popolazioni. E’ stato detto che le cause di quest’ultime fossero economiche ma ciò è vero solo parzialmente.
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E’ tempo di chiarirsi meglio le idee, iniziare a rivedere la nostra cultura e trovare il coraggio per rinnovare il nostro pensiero. Occorrerà liberarsi da miti, leggende e superstizioni primitive e dalla loro immanenza dogmatica.
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Le chiese traggono il loro potere dal plagio esercitato dal loro insegnamento. E’ giocoforza liberarsi dalla loro egemonia culturale confrontandosi con i misteri della natura in modo più modesto, con lo studio, l’analisi e la ricerca, che ci consenta una poetica libera da ogni sorta di leggenda pretestuosa, che ci permetta di riappropriarci della poesia, dell’ammirazione e di quel rispetto dovuto alle “cose di natura” e quindi all’ambiente che ci sta intorno. Altro che radici giudeo cristiane. Per ottenere questa nuova coscienza, serve una comprensione della storia, dello sviluppo scientifico, della conoscenza dello sviluppo delle idee religiose e quindi delle religioni, senza premesse ideologiche o fideistiche, ma con distacco e analitico rispetto da queste.
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Nel chiudere vorrei ricordare che ai profani la conoscenza è proibita. Ancora prima della proibizione del frutto dell’albero della conoscenza, nella genesi ebraica, (che è religione recente) in periodi o società più arcaiche, sciamani, stregoni, magi, maghi e i sacerdoti (per non parlare di demiurghi, oracoli, veggenti, astrologhi, chiromanti fino agli imbonitori televisivi) erano questi gli unici ad avere accesso ai misteri del sacro, che ai profani erano impediti pena la vita!
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Poi però sono stati i religiosi a voler beneficiare per primi dei prodotti delle scienze dovuti agli studi, alle scoperte fatte dai profani a rischio della loro stessa vita.
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Vittorio Giorgini
tel. 0552382882
Essendo Giorgini ipovedente può essere contatto solo via telefono.
via della Chiesa 62
50125 Firenze
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L’architetto Vittorio Giorgini è autore di molti libri e studi di architettura, l’ultimo suo studio è pubblicato sulla rivista “Arca” di maggio 2006. Giorgini è autore del libro “Le religioni plagiano – Lettera agli intellettuali” che si può ricevere gratis in formato word richiedendolo a: axteismo@yahoo.it
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Nella foto, l’architetto Vittorio Giorgini (al suo 80esimo compleanno a Baratti)

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