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mercoledì, gennaio 04, 2006

 

Prete querelato da un ateo per abuso della credulità popolare comparirà in udienza il 27 gennaio 2006

«Gesù è esistito»: parroco dal giudice
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VITERBO - Finalmente ci siamo. Dopo quattro anni spesi tra querele, esposti, archiviazioni e ricusazioni, il 27 gennaio alle 9 don Enrico Righi, parroco della chiesa di San Bonaventura a Bagnoregio, cittadina in provincia di Viterbo, comparirà di fronte al giudice per le udienze preliminari, Gaetano Mautone, per rispondere dei reati di abuso della credulità popolare e sostituzione di persona. Il prelato, reo d'aver diffuso un bollettino parrocchiale nel quale sosteneva la veridicità storica della figura di Gesù Cristo, al magistrato dovrà dimostrare l'infondatezza delle accuse che gli vengono mosse. Cristo esiste? O meglio: è mai esistito? L'insolito verdetto, tra un mese, spetterà al gup del tribunale di Viterbo. Inutile dire che la questione, oggetto di secolari dispute teologiche, ha poco di giuridico. Se non fosse stato per la pervicacia di un ateo convinto, Luigi Cascioli, agronomo in pensione, che il 13 settembre 2002 ha presentato una querela alla procura della repubblica contro l'ex compagno di seminario don Enrico Righi. Sostenendo che dire, o scrivere, come il prelato ha fatto, che Gesù, figlio di Giuseppe e Maria, nato a Betlemme e cresciuto a Nazareth, è acquisizione storicamente determinata, integra gli estremi del reato. Abuso della credulità popolare, in primis. Quindi, se Gesù Cristo è un falso storico, chi ne sostiene l'esistenza commette reato, traendo in inganno i fedeli. Di più: tutti i ministri della Chiesa, e non soltanto il curato di Bagnoregio, sono colpevoli. «Del resto - aggiunge Cascioli - tale impostura assicura loro un consistente vantaggio patrimoniale derivante dalle offerte, tra le quali l'8 per mille alla Chiesa cattolica». Quanto alla sostituzione di persona è presto detto: la figura di Gesù è stata mutuata da quella di un personaggio leggendario dell'epoca, Giovanni di Gamala, figlio di Giuda. La procura di Viterbo, che sulla questione non vuol perdere tempo, archivia la notizia di reato come «palesemente infondata» e, ritenendo indelicato coinvolgere il parroco in procedimenti giudiziari, la rubrica contro ignoti. Cascioli si oppone. Scrive al Consiglio superiore della magistratura: don Righi sia iscritto nel registro degli indagati, come la legge impone in caso di denunce nominative. Interviene il tribunale di Perugia, competente su Viterbo, e il parroco di Bagnoregio riceve due avvisi di garanzia. Si fissa una nuova udienza preliminare e il pm Petroselli per la seconda volta chiede che il procedimento sia archiviato. Cascioli ricusa il giudice, la questione finisce alla quarta sezione penale della corte d'Appello di Roma. Ricusazione respinta e «stante la temerarietà del querelante» condanna a 1500 euro di ammenda. È il 26 maggio 2005. Cascioli non si dà per vinto e scrive una lettera aperta a don Righi, dichiarandosi disposto a ritirare la denuncia a patto che il curato porti una prova dell'esistenza storica di Gesù. Poi invia una seconda lettera al cardinale Biffi che, quale profondo conoscitore dei testi sacri, potrebbe dirimere la questione. Intanto la giustizia fa il suo corso: il tribunale di Viterbo fissa la data per l'udienza preliminare a carico del parroco. Ma la cancelleria sbaglia, sul decreto notificato alle parti compare l'anno 2005 e non il 2006 come sarebbe dovuto essere. Una svista che ha rischiato di allontanare l'epilogo del processo a Gesù. Duemilasei anni dopo.

Alessandra Cristofani
Fonte: La Stampa
del 2/1/2006 Sezione: Italia Pag. 13
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Nella foto: Luigi Cascioli autore del libro-denuncia "La favola di Cristo - Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù"
Riferimento: www.LuigiCascioli.it
tel. 0761910283
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