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venerdì, dicembre 30, 2011

 

2012 FINE DELLE PANTEGANE?


2012 
FINE DELLE 
PANTEGANE?

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“Religion is the first sickness that strikes the human being.” Ennio Montesi



“Religion 
is the first sickness 
that strikes 
the human being.” 
Ennio Montesi

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SETTA CATTOLICA A SCUOLA


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mercoledì, dicembre 28, 2011

 

“La religione è la prima malattia che colpisce l’essere umano.” Ennio Montesi


“La religione 
è la prima malattia 
che colpisce 
l’essere umano.” 
Ennio Montesi

“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel
      
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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lunedì, dicembre 26, 2011

 

HANNO UCCISO L'ASINELLO


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domenica, dicembre 25, 2011

 

LA CANZONE DELLO SBATTEZZO - CANCELLAZIONE DALLA SETTA DELLA CHIESA CATTOLICA

 

25 DICEMBRE FESTA INTERNAZIONALE DELLO SBATTEZZO



25 DICEMBRE 
FESTA 
INTERNAZIONALE 
DELLO SBATTEZZO

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IL 25 DICEMBRE I DISTURBATI MENTALI DELLA SETTA CATTOLICA SI AFFOLLANO


Ascolta e scarica la terribile notizia del secolo prima che scompaia:

“Ci sono adulti disturbati mentali che girano per le città tenendo in mano bambolotti di plastica e figurine di carta raffiguranti personaggi di fantasia distribuendole ad altri adulti malati mentali come loro che le baciano mettendosele in tasca e farfugliando filastrocche incomprensibili. È il bizzarro fenomeno sociale in cui i gravi disturbati mentali adepti della farneticante setta fondamentalista della Chiesa cattolica si riuniscono per giocare con pupazzetti e soldatini. Una deficienza sociale che va tuttavia scomparendo di anno in anno.”

Ennio Montesi

“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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venerdì, dicembre 23, 2011

 

Marco Marsili “Libertà di Pensiero” Mimesis Edizioni

GENESI ED EVOLUZIONE DELLA LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO NEGLI ORDINAMENTI POLITICI DAL V SECOLO A.C.
Il volume ripercorre la genesi e l’evoluzione delle libertà di manifestazione del pensiero negli ordinamenti politici, a partire dal V secolo a.C., analizzando, nel contesto storico, gli aspetti filosofici e giuridici di quello che è divenuto oggi un diritto fondamentale riconosciuto a livello internazionale. L’opera analizza, quindi, il connubio indissolubile tra libertà di stampa e costituzionalismo e i limiti alla libertà di manifestazione del pensiero, in particolare in relazione all’istituto della privacy.
L’evoluzione millenaria del pensiero filosofico, politico e del diritto, a partire dalla pòlis greca, ha portato a considerare il diritto a manifestare liberamente il pensiero con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di comunicazione (art. 21 Cost. italiana), tra i diritti naturali (e per questo fondamentali). Non si tratta di un diritto riconosciuto ai soli cittadini di uno Stato, ma a tutti gli uomini. La libertà di manifestazione del pensiero è riconosciuta da tutte le moderne Costituzioni adottate degli Stati democratici, sancita dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’Onu del 1948 e tutelata dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950 e dal Patto internazionale di New York sui diritti civili e politici del 1966. L’affermazione di questo diritto è frutto di un percorso durato duemila e cinquecento anni, a partire dalla Grecia del V secolo a.C. (contrapposizione nomos e physis), passando per la Rivoluzione francese ed il periodo napoleonico, che hanno segnato la conquista definitiva della libertà di opinione, divenuta nel frattempo libertà di stampa.

Marco Marsili,
giornalista, politologo, insegna giornalismo presso l’Università degli Studi dell’Insubria a Varese. E’ coordinatore scientifico e didattico del Master in Comunicazione e giornalismo multimediale, e docente di Copyright and other Legal Issues presso il Sae International Technological Institute. Fondatore e direttore de La Voce d’Italia (voceditalia.it), è accreditato presso il ministero della Difesa in qualità di inviato in zone di guerra, ed è osservatore elettorale Osce e Ue (è stato in Afghanistan, Kazakhstan e Armenia). Ha pubblicato La rivoluzione dell’informazione digitale in Rete (Odoya, Bologna, 2009), Onorevole bunga-bunga: Berlusconi, Ruby e le notti a luci rosse di Arcore (Bepress Edizioni, Lecce, 2011), Gheddafi: le mie verità (Termidoro Edizioni, Milano, 2011), Dalla P2 alla P4. Trent’anni di politica e affari all’ombra di Berlusconi (Termidoro Edizioni, Milano, 2011). www.marcomarsili.it

Scheda libro
Autore: Marco Marsili
Titolo: LIBERTÀ DI PENSIERO
Editore: Mimesis Edizioni www.mimesisedizioni.it
Prezzo: 16,00 euro
Pagine: 218
ISBN: 9788857507460
Ordina subito il libro:

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giovedì, dicembre 22, 2011

 

A mai più Christopher.


“Dire addio (a Dio) a Christopher Hitchens 
significa non conoscere 
la sua attività intellettuale e letteraria. 
A mai più Christopher.” 

Ennio Montesi

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“Il Vaticano è uno Stato canaglia.” Ennio Montesi


“Il Vaticano 
è uno Stato canaglia.”
Ennio Montesi

“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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mercoledì, dicembre 21, 2011

 

No alla chiesa e alle lobby di Dio

Sfila la Frocessione Lega e Pdl hanno cercato fino alla fine di ottenere un divieto alla manifestazione. Un coro di no a cui si è unito anche l'Udc. "Ci hanno fatto pubblicità. Ed è vero: il nostro era un corteo volutamente blasfemo"Alla fine hanno sfilato come previsto, i ragazzi e le ragazze della “Frocessione”, la parata anticlericale – “e pure un po’ blasfema”, aggiungono loro – che ha attraversato Bologna in protesta contro la chiesa cattolica e il consumismo natalizio. Una manifestazione che aveva suscitato le ire del centrodestra tanto da monopolizzare, o quasi, l’attenzione di molti politici cittadini.

A cominciare da Galeazzo Bignami, consigliere regionale del Pdl che aveva addirittura scritto a prefetto, questore, sindaco e rettore. “Fermateli, sono contro la democrazia, il pluralismo e la libertà”, recitava il suo appello. Tutto inutile. Sono stati duecento gli studenti e le studentesse che si sono mascherati, hanno indossato costumi decisamente sopra le righe, e poi hanno inscenato una processione goliardica che loro stessi hanno definito “momento di dissacrante e blasfema socialità”.

Il perché di quell’aggettivo, blasfema, è presto detto. Oltre a cori, canti e balli, a sfilare sono stati preti ubriachi, finti papi, suore di certo poco ortodosse e bizzarre versioni di Padre Pio. Tante le canzoni che si sono sentite nel corteo. Al di là dei cori irriferibili in versione da osteria, ad andare per la maggiore sono state le canzoni anticlericali che anarchici e socialisti cantavano all’inizio dello scorso secolo.

“Nessuno si senta offeso nella fede – hanno spiegato i manifestanti al megafono – siamo qui per protestare contro la Chiesa cattolica, una lobby di potere che gode di privilegi enormi, non paga l’Ici, vuole controllare le nostre vite dalla nascita alla morte, vieta l’aborto e decide quando e come dobbiamo morire”.

Nel corteo un solo grande striscione: “L’unica Chiesa che illumina è quella che brucia”. Lungo il percorso, che da sotto le Due Torri ha portato il corteo in Piazza dei Martiri, sono stati distribuiti moduli per lo sbattezzo e alcune ragazze hanno distribuito profilattici.

Insomma, di certo un evento che non poteva andare giù ai cattolici cittadini. E infatti, oltre a Bignami, nei giorni scorsi si erano mossi gli altri big bolognesi di Lega e Pdl. Addirittura venerdì scorso Lucia Borgonzoni, consigliere comunale della Lega Nord, e Marco Lisei, capogruppo in consiglio del Pdl, si sono recati nell’Aula C della facoltà di scienze politiche per rendersi direttamente conto di quello che stava succedendo. Ad attenderli, invece dell’atelier di preparazione per la parata, hanno trovato un gruppo di persone coperte da tute bianche che li hanno seguiti pulendo il pavimento al loro passaggio. “Siete razzisti”, è stata l’accusa lanciata a Lisei e Borgonzoni. Insomma, il dialogo non ci poteva essere, e infatti non c’è stato.

Ma non è finita. Per tentare in extremis di fermare la Frocessione nei giorni scorsi si è mossa anche Silvia Noè, consigliera regionale dell’Udc. Questa volta non solo dichiarazioni o appelli, ma direttamente un esposto alla polizia per “denunciare il reato che commetteranno gli organizzatori”. Una sorta di denuncia preventiva affiancata ad una richiesta di oscuramento per i server che hanno pubblicato l’annuncio della manifestazione. “Servirebbe anche una rogatoria internazionale per intervenire meglio”.

“Sono offensivi e praticano il peggior razzismo comunista, ma non mineranno le radici cattoliche di questa città. Le autorità procedano allo sgombero dell’aula”, è stata la richiesta di Marco Lisei. Ma i manifestanti non devono essersi fatti troppo impressionare, e infatti come da programma la parata c’è stata.

“Ringrazio di cuore Lisei e Bignami – dice una manifestante – Senza la grande pubblicità che ci hanno fatto forse in Frocessione sarebbe venuta molta meno gente”.

Fonte:

“Uccidi la tua religione 
prima che la religione uccida te.”
Ennio Montesi

“Kill your religion 
before your religion kills you.”
Ennio Montesi

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lunedì, dicembre 12, 2011

 

“Uccidi la tua religione prima che la religione uccida te.” Ennio Montesi


UCCIDI

LA TUA RELIGIONE

PRIMA CHE

LA RELIGIONE

UCCIDA TE.

****************************

KILL

YOUR RELIGION

BEFORE

YOUR RELIGION

KILLS YOU.

Ennio Montesi

http://raccontipernonimpazzire.blogspot.com/

http://veritare.blogspot.com/

http://enniomontesi.blogspot.com/

“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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“Kill your religion before religion kills you.” Ennio Montesi



KILL
YOUR RELIGION
BEFORE 
RELIGION
KILLS YOU.
****************************
UCCIDI
LA TUA RELIGIONE
PRIMA CHE
LA RELIGIONE
UCCIDA TE.
Ennio Montesi
“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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“La civiltà non raggiungerà la perfezione finché l’ultima pietra dell’ultima chiesa non sarà caduta sull’ultimo prete.” Émile Zola


“La civiltà

non raggiungerà

la perfezione

finché l’ultima pietra

dell’ultima chiesa

non sarà caduta

sull’ultimo prete.”

Émile Zola

“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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“La civiltà non raggiungerà la perfezione finché l’ultima pietra dell’ultima chiesa non sarà caduta sull’ultimo prete.” Émile Zola


“La civiltà non raggiungerà

la perfezione

finché l’ultima pietra

dell’ultima chiesa

non sarà caduta

sull’ultimo prete.”

Émile Zola

“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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sabato, dicembre 10, 2011

 

“Il prete è il fallimento dell’intelligenza umana.” Ennio Montesi


“Il prete

è il fallimento

dell’intelligenza

umana.”

Ennio Montesi

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“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

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ITALIA LIBERA DAI FASCISTI VATICANI!


ITALIA

LIBERA

DAI FASCISTI

VATICANI!

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RATZINGER VATTENE!


RATZINGER
VATTENE!

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CRICCA VATICANA NON CONTI UN CAZZO!


Non è Tarcisio Bertone, adepto della farneticante setta fondamentalista della Chiesa cattolica e gerarca cattolico-fascista dello Stato dittatoriale del Vaticano che decide se pagare o non pagare l’ICI-IMU sugli immobili, ma è il governo dello Stato Italiano che glielo deve imporre come lo fa per il Popolo Italiano. La cricca della Chiesa cattolica-Stato del Vaticano sia che paghi, oppure che non paghi, sappia che dovrà restituire tutti gli 886 miliardi di euro che dal dopoguerra ad oggi – con la complicità e la connivenza dei farlocchi governi italiani – ha depredato al Popolo Italiano Sovrano. Il dittatore Joseph Ratzinger e la sua banda vaticana dovranno restituire tutti gli immobili fino all’ultimo metro quadrato e tutti i soldi fino all’ultimo centesimo. Contrariamente, il Popolo Italiano Sovrano agirà.

Ennio Montesi

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“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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Saranno processati come nel Processo Norimberga?


Saranno

processati

come nel

Processo Norimberga?

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venerdì, dicembre 09, 2011

 

URLA A VISTA! CONTRO PRETI, VESCOVI, CARDINALI E POLITICI ITALIANI


URLA A VISTA è la moderna ed efficacissima forma di contestazione sociale, di disapprovazione civile e di forte indignazione del Popolo Italiano Sovrano contro i gerarchi cattolici-fascisti vaticani e contro gli insulsi politici loro servi. Nei talk-show, nei programmi televisivi e in tutte le circostanze pubbliche il Popolo-Spettatore-Cittadino deve manifestare urlando contro di essi affinché siano costretti ad andarsene via. Con tale metodo inoppugnabile e democratico si arriverà al punto in cui nessuna trasmissione televisiva potrà più invitare i farneticanti gerarchi vaticani, né preti, né vescovi, né cardinali, né suore, né i soliti noti politici farlocchi così che le loro idiozie per mentecatti e le loro cazzate finiscano per sempre. Una montagna di urla li seppellirà ogni volta che apriranno bocca. Diffondi il messaggio e preparati ad urlare forte!

“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer

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mercoledì, dicembre 07, 2011

 

886 miliardi di euro devi restituirceli! Poi levati dai coglioni!


886 miliardi di euro

devi restituirceli!

Poi levati

dai coglioni!

Proverbio Popolare

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CHIAGNE E FOTTE!


CHIAGNE
E
FOTTE!

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"Inculat ICI tutti!" Ettore Chiacchio


"Inculat ICI
tutti!"
Ettore Chiacchio

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CI CAGANO ADDOSSO E CI DICONO CHE E' CIOCCOLATO! - Chiedilo a Mario Monti


Ci cagano addosso

e ci dicono che è cioccolato!

Niente ICI-IMU alla setta fondamentalista

della Chiesa cattolica

né allo Stato dittatoriale

cattolico-fascista del Vaticano.

Come cittadino tartassato e incazzato

chiedi il perché all’individuo:

MARIO MONTI

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Palazzo Chigi – Piazza Colonna 370

00187 Roma

monti_m@posta.senato.it

centromessaggi@governo.it

centromessaggi@palazzochigi.it

Tel. diretto: 066779.3250

Centralino: 066779.1

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"Tremonti, Monti, Monte di Pietà." Ennio Montesi


"TREMONTI

MONTI

MONTE DI PIETÀ."

Ennio Montesi

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“La speranza è quel velo della natura che nasconde le nudità della verità.” Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite e ideatore del Premio Nobel

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lunedì, dicembre 05, 2011

 

"Aridacce i soldi e vattene affanculo!" Proverbio Popolare


Aridacce
i soldi
e vattene
affanculo!

Proverbio Popolare

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PORNOSTAR CROCIFISSA NUDA: CHIESA IN RIVOLTA - FOTO


BERLINO - Crocifissa a un compleanno. Il caso della pornostar Chantal Anderson sta alzando un polverone in tutto il mondo cattolico, non solo in Germania. Con il corpo ricoperto di perline dorate, l'attrice hard ha posato in croce in occasione del compleanno del proprietario del Maximm, noto locale tedesco. L'esibizione però è costata alla donna numerose minacce di morte. Le foto della festa sono circolate sui social network e sui giornali, e la polizia ha predisposto un servizio di scorta per proteggerla da eventuali gesti fanatici.

“Non pensavo che fosse una croce di Cristo, mi avevano detto che avrei dovuto esibirmi in un tipico scenario sadomaso, dove la croce è spesso presente”. Circostanza smentita dal proprietario del locale, ma che Chantal rivendica. “Sono stata educata in una famiglia cattolica, non volevo ferire i sentimenti religiosi delle persone. Mi dispiace molto per quanto successo”. Chantal ha girato finora dieci film porno, dopo una carriera da cubista. Ora però pensa di lasciare il mondo dell’hard, perché rende molto meno di quanto pensava. Domenica 04 Dicembre 2011 - 18:48

Fonte

http://www.leggo.it/articolo.php?id=151810


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domenica, dicembre 04, 2011

 

Il Male - Tassa ICI alla farneticante setta della Chiesa cattolica e allo Stato dittatoriale cattolico-fascista del Vaticano: Sì col culo!


Il Male - Tassa ICI
alla farneticante setta della Chiesa cattolica
e allo Stato dittatoriale cattolico-fascista del Vaticano:
Sì col culo!

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giovedì, dicembre 01, 2011

 

Veritare, voce del verbo veritare. Nel tempo dell’inganno universale veritare è un atto rivoluzionario. Ennio Montesi

Veritare è il neologismo coniato

e introdotto da Ennio Montesi

nella lingua italiana.

di Ennio Montesi

Le persone mentono. La società mente. La bugia attraversa e impregna la società. L’inganno tiene insieme un amalgama untuoso di società soffocata da vischiose menzogne. Impera in politica la menzogna. La menzogna si è innalzata imponente e con prepotenza a sinonimo di politica. Politici che non mentissero sembrerebbero non potere svolgere la funzione politica né l’attività parlamentare. La società italiana si è indirizzata palesemente verso la spregevole strada ingannatrice della menzogna, della falsità, della doppiezza, della finzione, dell’ipocrisia, della simulazione, della bugia, dell’impostura. Rare eccezioni non risolvono il problema. Riferimento principale è all’Italia e agli italiani anche se sappiamo che la menzogna, come l’aria, non ha confini, alberga e ricopre l’emisfero boreale come quello australe, da occidente ad oriente.

Mentono gli imputati giudicati dinanzi alla legge e gli avvocati difensori. Mentono i pubblici ministeri accusatori e i giudici. Mentono i giornalisti e gli opinionisti. Mentono gli scrittori e gli oratori. Mentono i governanti e i capi di Stato. Mentono spudoratamente le religioni. Alla grande mentono i preti e i vescovi. Senza vergogna mentono i cardinali e i papi. Mentono i vangeli, le bibbie, il corano e la torah. Mentono le carte costituzionali e i trattati internazionali. Mentono i bambini e i genitori. Mentono gli zii e i nonni. Mentono gli imprenditori e i sindacalisti. Mentono gli studenti e gli insegnanti. Mentono i commercianti e i pubblicitari. Mentono i libri e i film. Mentono le canzoni e le poesie. Mentono le rappresentazioni teatrali e gli attori.

Sembrerebbe che l’Umanità intera sia instancabile produttrice di menzogne, tenace portatrice di fanfaluche. La storia dell’uomo è così tanto infarcita di fandonie che a volte le falsità vengono spinte fino al punto in cui la verità viene trasformata scelleratamente in menzogna, mentre la menzogna viene scolpita a lettere cubitali come fosse verità assoluta e inconfutabile. Il danno sociale provocato dalla menzogna è enorme, incalcolabile e coinvolge indistintamente tutti i settori della vita quotidiana di tutti i popoli. La menzogna modifica la società, la finanza, la politica, la produttività e la vita degli esseri umani. La menzogna modifica spesso la democrazia, l’uguaglianza e la libertà delle popolazioni. L’esistenza degli individui è messa a repentaglio e a rischio dalla colpevole menzogna. La menzogna potrebbe condurre l’Umanità verso la propria fine.

Il predominare della menzogna, vincendo sulla verità, fa la differenza sulla qualità e sull’evoluzione della vita. George Orwell aveva ragione quando affermò che “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.”

In italiano, come in molte altre lingue, non esiste neanche un verbo che significhi «dire la verità». Dire la verità, sembrerebbe essere un’azione talmente banale e rara che, a consultare il lessico italiano, non abbisognerebbe di un proprio verbo che la definisca con chiarezza. La locuzione «non mentire» viene usata in maniera bizzarra e maldestra per definire il significato del «dire la verità». L’avverbio di negazione «non», anteposto a «mentire», presuppone scarso intento del dire la verità cioè di veritare. L’uso di «dire la verità» o di «non mentire» è sgradevole e inaccettabile: si percepisce in tali locuzioni una sottile forzatura, una velata e ambigua violenza linguistica che non fa onore alla straordinaria ricchezza della nostra lingua e alla meravigliosa storia della letteratura italiana.

Da dove deriva il verbo mentire? Deriva dal latino tardo mentire, classico mentiri, derivato di mens mentis ‘mente’, dapprima con il significato di ‘immaginare’, poi ‘fingere’, quindi ‘mentire’.

Mi sono a volte trovato ad elaborare concetti, scrivere frasi all’interno delle quali mi serviva il verbo relativo al significato di non mentire o dire la verità. Nonostante i tanti vocabolari e dizionari della lingua italiana a disposizione nessuno poteva offrirmi quello che andavo cercando. Un buco inspiegabile nella lingua italiana e una rilevante manchevolezza nel linguaggio sociale. Come se mancasse o fosse andata smarrita una parola, una signora parola. Non esistendo allora alcun verbo che significasse non mentire o dire la verità dovetti, con disappunto e disagio, ripiegare e accontentarmi di vocaboli imperfetti, di costruzioni letterarie inappropriate tradendo e violentando così i miei pensieri e quindi i miei scritti.

Come scrittore che lavora con le parole mi sono sentito frustrato, forse come un artigiano falegname che, seppure sia in possesso di diversi utensili funzionali, di ottimi attrezzi per lavorare il legno, gliene manchi tuttavia uno molto importante: l’utensile del verbo veritare. Servendomi tale indispensabile attrezzo veritare e non trovandolo da nessuna parte l’ho così progettato e costruito per conto mio. Da questo momento il verbo veritare esiste ed è a disposizione di tutti essendo il brevetto di veritare senza copyright cioè gratuito.

Sono certo che il verbo veritare sarà tradotto un giorno in altre lingue e che scrittori e oratori lo useranno da ora in poi nei propri testi e nei discorsi. La lingua italiana potrà essere fiera ed orgogliosa di essere stata la prima lingua ad introdurre finalmente nel mondo, nello scibile umano questo significativo e importante vocabolo, suggerendolo e in qualche modo imponendolo culturalmente, intellettualmente e socialmente anche alle altre lingue e linguaggi a cominciare da quelli europei.

Il beneficio che si ricaverà dall’uso di veritare non sarà soltanto relativo all’aspetto linguistico e allo stile letterario. Considerato che un popolo si esprime, comunica e agisce mediante la parola parlata e scritta ritengo, e sono sicuro, che ciò potrà migliorare il processo di evoluzione della società, della democrazia, dell’uguaglianza e della libertà dei popoli. Veritare darà ottimo e meritato filo da torcere allo spavaldo e prepotente mentire. Mentire non potrà più tiranneggiare sulla lingua italiana poiché dovrà fare i conti e vedersela con veritare. Veritare ristabilirà la giusta democrazia letteraria e il necessario equilibrio linguistico. Veritare avrà davvero molto lavoro da svolgere.

Per introdurre un neologismo lessicale, una parola nuova nel pensato, nello scritto, nel parlato popolare e nel linguaggio comune è sufficiente usarla. Basta scriverla, dirla, pronunciarla in pubblico. Nient’altro. L’invito che faccio al lettore e agli italiani è quello di usare patriotticamente sin da subito il verbo veritare il quale, seppure potrebbe risultare di strana musicalità all’orecchio, diverrà in breve tempo un magnifico irrinunciabile suono, elegante e prezioso. Sarà un gioco divertente sia per gli adulti, sia per i bambini nelle scuole, sia per gli studenti nelle università il costruire frasi e discorsi inserendo il verbo veritare, spronando la cultura e acuendo l’intelligenza. “Io verito in questo mio saggio.” Questa è la mia seconda frase varata, dopo quella del titolo.

Ho creato e pronunciato molte frasi con veritare e per ognuna di esse ho provato una sottile emozione, un nobile brivido di piacere. Ero certo che nella secolare e tormentata vicenda umana, nonostante i miliardi di abitanti transitati e ancora in transito sul pianeta, ero io – e io solo – il primo essere vivente a pensare e a dire quelle frasi, a costruire concetti mai espressi dagli albori del tempo, da quando nacque il pensiero dell’Uomo. Milioni di altre frasi ed espressioni nasceranno e navigheranno sull’oceano sconfinato del pensiero, del linguaggio e della conoscenza.

Se l’Accademia della Crusca, il linguista Tullio De Mauro, i curatori dei dizionari e dei vocabolari della lingua italiana Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, Aldo Gabrielli, Nicola Zingarelli e gli editori Add, Adelphi, Alegre, Aliberti, Antonio Vallardi, Aragno, Ariele, Armando, Armenia, Arnoldo Mondadori, Astrolabio, Audino, Barbera, Bastogi, Bfs, Bietti, Bollati Boringhieri, Bompiani, Bruno Mondadori, Cairo, Carocci, Castelvecchi, Chiarelettere, Clandestine, Coniglio, Corvino Media, Curcio, Dalai, De Agostini, Dedalo, Derive Approdi, Diabasis, Donzelli, E/o, Einaudi, Elèuthera, Elliot, Fabbri, Fandango, Fanucci, Fazi, Feltrinelli, Firera & Liuzzo Group, Garzanti, Giuffrè, Giulio Perrone, Giunti, Gremese, Gruppo Mauri Spagnol, Gruppo Ugo Mursia, Guanda, Hoepli, Ibis, Il Castoro, Il Maestrale, Il Melangolo, Il Mulino, Il Saggiatore, Instar, Internazionali Riuniti, Iperborea, Ipermedium, Ippocampo, Isbn, Joker, Kaos, Keller, La Lepre, La Zisa, Lanfranchi, Laterza, Lattes, Le Monnier, Liberilibri, Liguori, Lindau, Loescher, Logos, Longanesi, Luca Sossella, Macro, Maggioli, Manifesto Libri, Marco Tropea, Marcos y Marcos, Marsilio, Massari, Mediterranee, Meltemi, Mimesis, Minimum Fax, Motta, Neri Pozza, Newton Compton, Nexus, Nord, Nottetempo, Nuovi Mondi Media, Odoya, Odradek, Olimpia, Passigli, Pendragon, Piano B, Piemme, Polillo, Ponte alle Grazie, Ponte Sisto, Prospettiva, Quodlibet, Raffaello Cortina, Rizzoli, Road Book, Rubbettino, Rusconi, Salani, Salerno, Sartorio, Scheiwiller, Scipioni, Sei, Sellerio, Sonzogno, Sperling & Kupfer, Stampa Alternativa, Sironi, Sugarco, Tea, Tempesta, Termidoro, Teti, Touring, Transeuropa, Treccani, Tullio Pironti, Unicopli, Vallecchi, Vivalibri, Voland, White Star, Zandonai, Zanichelli e altri volessero prendere atto con sollecitudine della nascita e dell’uso del nuovo verbo veritare tanto meglio, così il processo di acquisizione e di introduzione nella lingua italiana e nel linguaggio corrente si velocizzerà. Anche se la rete internet è già per eccellenza il più grande acceleratore e moltiplicatore esistente di idee, informazione e cultura. Ecco i dettagli e la coniugazione verbale di veritare.

Veritare (ve-ri-tà-re) verbo intransitivo della prima coniugazione (vèrito, ecc.) verbo ausiliare: avere. Asserire o dire verità con piena consapevolezza e determinazione, smascherare la menzogna: sono abituato a veritare. Veritare, venne coniato e introdotto nella lingua italiana da Ennio Montesi, scrittore di libero pensiero, ateo sbattezzato, cancellato dalla setta fondamentalista della Chiesa cattolica, con il saggio “Veritare, voce del verbo veritare. Nel tempo dell’inganno universale veritare è un atto rivoluzionario.” scritto il 20 settembre 2011. Opera di Ennio Montesi è anche la coniugazione verbale completa di veritare, riportata qui di seguito:

INDICATIVO

Presente

io verito

tu veriti

egli verita

noi veritiamo

voi veritate

essi veritano

Passato prossimo

io ho veritato

tu hai veritato

egli ha veritato

noi abbiamo veritato

voi avete veritato

essi hanno veritato

Imperfetto

io veritavo

tu veritavi

egli veritava

noi veritavamo

voi veritavate

essi veritavano

Trapassato prossimo

io avevo veritato

tu avevi veritato

egli aveva veritato

noi avevamo veritato

voi avevate veritato

essi avevano veritato

Passato remoto

io veritai

tu veritasti

egli veritò

noi veritammo

voi veritaste

essi veritarono

Trapassato remoto

io ebbi veritato

tu avesti veritato

egli ebbe veritato

noi avemmo veritato

voi aveste veritato

essi ebbero veritato

Futuro semplice

io veriterò

tu veriterai

egli veriterà

noi veriteremo

voi veriterete

essi veriteranno

Futuro anteriore

io avrò veritato

tu avrai veritato

egli avrà veritato

noi avremo veritato

voi avrete veritato

essi avranno veritato

CONGIUNTIVO

Presente

che io veriti

che tu veriti

che egli veriti

che noi veritiamo

che voi veritiate

che essi veritino

Passato

che io abbia veritato

che tu abbia veritato

che egli abbia veritato

che noi abbiamo veritato

che voi abbiate veritato

che essi abbiano veritato

Imperfetto

che io veritassi

che tu veritassi

che egli veritasse

che noi veritassimo

che voi veritaste

che essi veritassero

Trapassato

che io avessi veritato

che tu avessi veritato

che egli avesse veritato

che noi avessimo veritato

che voi aveste veritato

che essi avessero veritato

CONDIZIONALE

Presente

io veriterei

tu veriteresti

egli veriterebbe

noi veriteremmo

voi veritereste

essi veriterebbero

Passato

io avrei veritato

tu avresti veritato

egli avrebbe veritato

noi avremmo veritato

voi avreste veritato

essi avrebbero veritato

IMPERATIVO

Presente

---

verita (tu)

veriti (egli)

veritiamo (noi)

veritate (voi)

veritino (essi)

INFINITO

Presente

veritare

Passato

avere veritato

PARTICIPIO

Presente

veritante

Passato

veritato

GERUNDIO

Presente

veritando

Passato

avendo veritato

Quasi tutti usiamo personal computer per scrivere nei quali programmi di scrittura un vocabolario elettronico di base segnala parole errate oppure sconosciute. Veritare sarà identificata come parola sconosciuta e sottolineata con segno rosso. È sufficiente dare una sola volta il comando ‘aggiungi’ cliccando sopra alla parola veritare e il vocabolario apprenderà della sua esistenza mettendola in memoria. Lo stesso vale per la coniugazione completa di veritare risolvibile allo stesso modo. Nelle prossime versioni dei vocabolari elettronici veritare e sua coniugazione saranno inseriti e aggiornati dai produttori dei software di scrittura.

Il proverbio latino “In vino veritas” significa letteralmente «nel vino è la verità». Il nostro potente verbo veritare è ora pronto e tirato a lucido per l’immediato uso. Che sia detto con una punta di orgoglio italiano e di sfida: “In veritare c’è la verità. Veritiamo a noi stessi e al prossimo per costruire la società migliore nella quale vivere”.

Un brindisi di vita millenaria a veritare!

Ennio Montesi

http://raccontipernonimpazzire.blogspot.com/

http://veritare.blogspot.com/

Ennio Montesi

ha firmato i Racconti per non impazzire, Mursia Editore, scritti su richiesta di Federico Fellini. Ha pubblicato il romanzo L’uomo a metà, è stato autore di soggetti per la televisione e per il cinema. Una lunga intervista è pubblicata nel libro Come fare a meno di Dio e vivere liberi – Saggi e interviste sulla libertà di pensiero, Coniglio Editore. Scrittore ateo dichiaratamente contro la Chiesa cattolica e contro il Vaticano, i cui libri, scritti e conferenze sono spesso fonte di accese polemiche come quando il partito politico Lega Nord organizzò una manifestazione pubblica ateofoba contro di lui, una specie di fatwa cattolica lanciata ad personam. Montesi è considerato il massimo esperto dei problemi legati al fondamentalismo e al terrorismo cristiano-cattolico della setta oltranzista della Chiesa cattolica. Recentemente ha ricevuto minacce di morte da fondamentalisti cattolici. Significativo il suo scambio epistolare con lo scrittore statunitense Henry Roth, il quale dedicò a Montesi il racconto Prose-writer’s Threnody. Alcuni suoi scritti sono entrati a fare parte del grande archivio storico American Jewish Historical Society di New York (www.cjh.org/nhprc/HenryRoth02.html) il cui evento venne segnalato dal magazine londinese The Times Literary Supplement e dal newyorkese The New Yorker. Montesi è fondatore di Axteismo, movimento internazionale di libero pensiero, che concentra studiosi, cristologi laici, docenti, ricercatori, scienziati, magistrati, giornalisti, scrittori e persone che non accettano imposizioni e influenze religiose. Montesi ha inoltrato richiesta ufficiale di asilo politico al primo ministro del Governo della Svezia per discriminazioni e persecuzioni religiose-politiche da parte del Governo italiano poiché gli viene imposto il simbolo religioso e politico del crocifisso nelle pubbliche strutture. Saggi e articoli sono tradotti dalla stampa estera, molti dei quali disponibili in lingua italiana in internet.

Questo testo è in regime di Copyleft: la pubblicazione

e riproduzione è libera e incoraggiata purché il saggio

sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo,

citando il nome dell’autore e riportando questa scritta.


Per approfondire il tema “Verità”

Verità

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Col termine verità si indicano una varietà di significati, che esprimono un senso di accordo con la realtà, e sono in genere collegati col concetto di onestà, buona fede e sincerità. Non c’è una definizione univoca su cui la maggior parte dei filosofi di professione e gli studiosi concordino, e varie teorie e punti di vista della verità continuano ad essere discussi. I principali argomenti di dibattito riguardano la definizione e l’identificazione della verità, e la questione se la verità sia qualcosa di soggettivo, relativo, oggettivo, o assoluto.

Fondamenti della verità

Le proposizioni, le affermazioni, le dichiarazioni, le idee, le convinzioni ed i giudizi sono suscettibili di essere veri o falsi. Essi sono perciò chiamati spesso “fondamenti della verità”. Alcuni filosofi escludono una o più di queste categorie, o sostengono che alcune di esse possono essere vere solo in senso lato, spesso sulla base delle teorie discusse nel seguito. Per esempio, si pensa spesso che le proposizioni siano le sole cose che possono essere dette vere in senso letterale. Una proposizione è l’entità astratta che viene espressa in una dichiarazione, sostenuta in una convinzione, affermata in una affermazione o un giudizio. Tutte queste cose (che sono parti di un linguaggio) vengono dette “vere” solo se esse esprimono, sostengono o affermano proposizioni vere. In tal modo affermazioni fatte in lingue diverse, quali ad esempio (in inglese) The sky is blue e (in tedesco) Der Himmel ist blau (il cielo è blu) sono entrambe vere e, soprattutto, lo sono per lo stesso motivo, e cioè perché entrambe esprimono la stessa proposizione. D’altro canto, molti filosofi hanno sostenuto che le proposizioni (e simili entità astratte) sono in sé misteriose e forniscono spiegazioni limitate mentre, al contrario, le affermazioni, o anche la loro espressione, costituisce un fondamento di verità più chiaro. Alcuni altri sostengono che la ricerca della verità ha spesso carattere tautologico, perché nel sillogismo le premesse già contengono la deduzione.

Teorie sulla verità

Tipi di teorie saldi e deflazionari

C’è un vasto insieme di teorie sulla verità proposte dai filosofi e dai logici. Esse possono essere raggruppate in due classi.

Prima classe

Le teorie che seguono hanno tutte in comune il presupposto che la verità è un concetto saldo e sicuro per la conoscenza (cosa che risulterà più chiara nel seguito):

La teoria corrispondentista vede la verità come corrispondenza con la realtà. Così, un’affermazione è vera solo quando esprime degli stati di cose presenti nel mondo.

La teoria della coerenza vede la verità come coerenza all’interno di un certo insieme di affermazioni o, più spesso, di convinzioni. Per esempio, la convinzione di una certa persona è vera solo quando essa è coerente con tutte (o con la maggior parte) delle altre sue convinzioni.

La teoria del consenso, di Charles Sanders Peirce sostiene che la verità è ciò che mette d’accordo (o lo farà nel prossimo futuro) le opinioni di certi gruppi specifici, quali ad esempio gli studiosi competenti in un certo ambito (ad esempio gli scienziati).

Il pragmatismo valuta la verità in base all’utilità delle conseguenze pratiche di una certa idea. Un’idea è vera, in altri termini, se – mediante le idee e gli atti che ci suscita – è capace di guidarci senza intoppi da un’esperienza ad un’altra.

Il costruttivismo sociale sostiene che la verità è costruita dai processi sociali, e che essa rappresenta la lotta di potere all’interno di una comunità.

Seconda classe

Molti filosofi rifiutano l’idea che la verità sia un concetto “saldo” in questo senso. Essi sostengono che dire “2 + 2 = 4” è vera sia dire niente di più che 2 + 2 = 4, e che non c’è nient’altro da dire sulla verità oltre questo. Queste posizioni sono quasi universalmente chiamate teorie “deflazionarie” della verità (in quanto il concetto è stato “sgonfiato” della sua importanza) o anche teorie “senza virgolette” (per appuntare l’attenzione sul fatto che esse rimuovono le virgolette da ogni proposizione, come mostrato nell’esempio precedente). Il principale proposito teoretico di queste prospettive è di illustrare quei casi particolari nei quali emergono proprietà particolarmente interessanti del concetto di verità. (Vedere anche paradossi semantici e nel seguito). In questo insieme ricadono anche alcune varianti del pragmatismo, ed anche molti teorici della corrispondenza possono essere interpretati come appartenenti a questo campo.

Teorie specifiche

Ciascuna di queste può essere interpretata sia come definizione della natura fondamentale della verità, sia come criterio per la determinazione dei valori di verità. Così, ad esempio, un realista può definire la verità come la corrispondenza ai fatti, e concludere che l’unico modo valido per stabilire la verità di una proposizione è controllare se essa corrisponda o meno ai fatti. Un coerentista terrà per fermo che la verità o la falsità di una affermazione è determinata dalla sua coerenza all’interno del corpo delle conoscenze scientifiche condivise. Pierce ha proposto nei suoi ultimi scritti che la verità può essere definita come corrispondenza alla realtà, ma ricordando che la verità o la falsità di una proposizione può essere stabilita solo tramite l’accordo degli esperti. La teoria semantica si fonda sul caso generale: ‘P’ è vera se e solo se P, dove ‘P’ è il riferimento all’affermazione (ovvero, il nome di quell’affermazione), e P è l’affermazione stessa. Il suo inventore, il filosofo e logico Alfred Tarski, pensò che la teoria semantica, per diversi motivi, non potesse essere applicata a nessuno dei linguaggi naturali, quali ad esempio l’italiano. Tarski pensò alla sua teoria come a una particolare teoria della corrispondenza, nella quale si suppone che il termine situato a destra corrisponda ai fatti. Ma egli è stato anche elaboratore e fondatore di una semantica della verità, basata su “modelli”, per cui le condizioni del vero sono già implicate dalle componenti del discorso. Le teorie deflazionarie, dopo Gottlob Frege e F. P. Ramsey, dichiarano inoltre che “verità” non è il nome di qualche proprietà delle proposizioni – qualche cosa circa la quale si possa avere una determinata teoria. La convinzione che la verità sia una proprietà è solo un’illusione provocata dal fatto che il nostro linguaggio dispone del predicato “è vero”, in riferimento alle cose, proprio come se la verità appartenesse loro. Tuttavia, dicono i deflazionisti, le affermazioni che sembrano predicare la verità non fanno altro che segnalare una certa concordanza con l’affermazione stessa. Per esempio, la teoria della ridondanza sostiene che asserire che una certa affermazione è vera non è altro che asserire l’affermazione stessa. Quindi, dire “La neve è bianca” è vera non è né più né meno che dire che la neve è bianca. Un secondo esempio è portato dalla teoria performativa, che sostiene che dire “La neve è bianca” è vera consiste semplicemente nell’effettuare l’atto linguistico del segnalare la propria convinzione che la neve sia bianca. L’idea che alcune affermazioni siano più vere e proprie azioni che comunicazioni non è così strana come potrebbe sembrare. Si consideri, ad esempio, che quando la sposa dice “Lo voglio” al momento opportuno della cerimonia nuziale, ella effettua con ciò l’atto di prendere quest’uomo come suo legittimo sposo; ella quindi in tal caso non sta descrivendo sé stessa prendere quest’uomo. Un terzo tipo di teoria deflazionaria è la teoria “senza virgolette” che utilizza una variante dello schema di Tarski: dire che ''"P" è vera' è come dire P.

Soggettivo vs. oggettivo

Le verità soggettive sono quelle con cui abbiamo maggiore familiarità ed anche quelle che sono utilizzabili per la vita reale. Il pragmatismo nasce su questa base e la veridicità di un asserto è misurabile dalla sua utilità. Il soggettivismo metafisico sostiene che non esiste nient’altro che tali verità, ovvero che non possiamo conoscere in alcun modo niente di diverso dal contenuto della nostra personale esperienza. Questa prospettiva non rifiuta necessariamente il realismo, ma sostiene fermamente che non possiamo avere alcuna conoscenza diretta del mondo reale.

Per contro si pensa che le verità oggettive esistano e che per esser tali debbano risultare indipendenti dalle nostre convinzioni e dai nostri gusti personali. Tali verità dovrebbero quindi prescindere dal pensiero umano e concernere direttamente gli oggetti del conoscere fuori da chi li pensa. In effetti il principio oggettivo è abbastanza equivoco e si presta alle più diverse interpretazioni, basti pensare a quanti ritengono che la matematica sia strutturale alla materia e ne fondi le leggi.

Relativo vs. assoluto

Le verità relative sono affermazioni o proposizioni che sono vere soltanto relativamente a certi standard, convenzioni o punti di vista. Tutti concordano sul fatto che la verità o falsità di alcune affermazioni sia relativa: che l’albero si trovi alla sinistra del cespuglio dipende dal posto in cui ci si trova. Ma il relativismo è la dottrina per la quale tutte le verità che ricadono in un particolare ambito (morale, estetico, e così via) sono relative, e ciò comporta che ciò che è vero o falso varia al variare delle epoche e delle culture. Per esempio, il relativismo morale è quella visione per la quale è la società a determinare le verità morali. Le verità relative non possono essere confrontate con delle verità assolute. Le ultime sono infatti affermazioni che, per definizione, sono vere per tutte le epoche e le culture. Per esempio, per i musulmani l’affermazione Allah è grande esprime una verità assoluta; per gli economisti, che la legge della domanda e dell’offerta determini il valore di qualsiasi bene all’interno di una economia di mercato è vero in ogni situazione; per i kantiani, la massima morale “comportati in ogni circostanza come se la norma che dirige le tue azioni potesse essere elevata a legge universale” costituisce una verità assoluta. Si tratta di affermazioni che si pretende vengano fuori direttamente dalla più genuina natura dell’universo, da Dio, o da qualche realtà ultima o trascendente. Alcuni assolutisti, spingendosi ancora oltre, dichiarano che le dottrine che essi trattano come assolute emergano da certe caratteristiche universali della natura umana. L’assolutismo all’interno di un particolare ambito di pensiero è quella prospettiva per la quale tutte le affermazioni in quel dominio sono o assolutamente vere o assolutamente false: niente è vero solo per alcune culture o epoche e falso per altre. Per esempio, l’assolutismo morale è quella prospettiva per la quale dichiarazioni morali quali “Uccidere è sbagliato” o “Amare è giusto” sono vere per tutti gli uomini presenti, passati e futuri, senza eccezioni.

In filosofia e in teologia

Nello specifico, lo studio della verità attiene alla logica filosofica; ad essa si interessano particolarmente la metafisica, l’epistemologia, la gnoseologia, la filosofia della scienza e la filosofia del linguaggio.

L’etimologia greca

L’esigenza di ricercare la verità fu un tratto caratteristico già della filosofia greca, che per prima sollevò il problema dell’essere, ossia di ciò che veramente è. Il termine greco utilizzato per indicare la verità era άλήθεια, alethèia, la cui etimologia, come ha messo in luce Heidegger, [1] significa «non nascondimento», in quanto è composta da alfa privativo (α-) più λέθος, lèthos, che vuol dire propriamente eliminazione dell’oscuramento, ovvero disvelamento. La verità infatti era intesa non come una semplice realtà di fatto, ma come un atto dinamico, mai concluso, attraverso cui avviene la confutazione dell’errore e il riconoscimento del falso: non un pensiero statico e definito una volta per tutte, bensì movimento di rivelazione dell’essere. Se i sofisti, da un lato, tendevano a relativizzare il concetto dell’essere sulla base di un soggettivismo e nichilismo radicali, fu con Socrate e il suo discepolo Platone che si ebbe una forte reazione a questa concezione,[2] facendo della verità un bisogno fondamentale dell’anima, che si distingue nettamente dalle opinioni per la sua intrinseca validità e oggettività. Ne conseguì il carattere etico della verità. Sarà poi con Aristotele che verranno fissati in maniera quasi scientifica i caratteri della verità; egli, ad esempio, giudicava erroneo il detto del sofista Protagora secondo cui «l’uomo è misura di tutte le cose», proprio perché privava la verità di coerenza logica e di qualunque criterio oggettivo.[3] La verità si ha per lui quando l’intelletto giunge a coincidere con l’oggetto da conoscere, facendolo passare dalla potenza all’atto.[4] Nella contemplazione fine a se stessa della verità risiede per Aristotele la felicità e lo scopo ultimo della conoscenza metafisica. I diversi momenti dello scetticismo greco, sia quello che ha le sue origini in Pirrone e Timone, sia quello nato fra gli accademici Arcesilao e Carneade, mostrarono invece un atteggiamento negativo di fronte alle possibilità di conoscere la verità.

L’analogia neoplatonica con la luce

In ambito neoplatonico, Plotino concepì ancora la verità, ossia l’Uno da cui l’essere emana, non come un semplice dato di fatto, ma come un produrre se stessa, come un atto che si auto-avvalora in virtù della propria intrinseca forza e autenticità. Egli la assimilò alla luce: come questa si rende visibile agli occhi nel rendere loro possibile la visione degli oggetti sottraendoli all’oscurità, così la verità si rivela non per dimostrazione, ma per la sua stessa capacità di rivelare l’essere al pensiero, di farci distinguere quel che è da ciò che non è. Recuperando la tradizione neoplatonica, Spinoza dirà che la verità è criterio di se stessa, mentre il falso può essere riconosciuto solo a partire dalla verità: conoscere una verità significa anche sapere di conoscerla, e sapere al contempo che il falso le si oppone.[5]

La doppia verità

Nel Medioevo la verità divenne oggetto di indagine anche della filosofia islamica, incontrandosi con le nuove istanze sollevate dalle religioni rivelate. Sottoponendo a critica tutta la conoscenza, Averroé nel rifarsi ad Aristotele sottolineò come la percezione sensibile abbia bisogno dell’Intelletto Agente per elevarsi all’astrazione, senza il quale si producono saperi variabili da uomo a uomo. In soccorso deve quindi giungere la religione, che si affianca alla ricerca filosofica riservata invece a pochi. La doppia verità, concetto attribuito erroneamente ad Averroè, è in realtà una semplificazione della sua dottrina, che anzi ebbe presente come le verità di fede e di ragione debbano costituire un’unica sola verità, conoscibile dai più semplici tramite la rivelazione e i sentimenti, e dai filosofi cui spetta invece il compito di riflettere scientificamente sui dogmi religiosi presenti in forma allegorica nel Corano. In Europa, tuttavia, la Chiesa cattolica romana inizialmente condannò quella che viene comunemente denominata teoria della “doppia verità”, ovvero la teoria per la quale, sebbene certe verità possano essere stabilite dalla ragione, è necessario credere per fede al loro contrario. La Chiesa si rivolgeva specificamente agli averroisti latini, in primo luogo Sigieri da Brabante, ma era intesa a contrastare più in generale la diffusione del pensiero di Aristotele, che la riconquista della Spagna ed il conseguente accesso alle biblioteche dei Mori avevano reintrodotto nel mondo intellettuale latino. A quel tempo, infatti, molte delle dottrine della Chiesa cattolica romana erano basate sul pensiero neoplatonico. Sarà con Tommaso d’Aquino che l’aristotelismo verrà definitivamente riabilitato all’interno del cristianesimo, sostenendo egli che le verità rivelate e quelle di ragione sono emanazione dello stesso Dio, e quindi non possono essere in contrasto tra loro.

Nel Cristianesimo

Secondo la concezione specificamente cristiana della verità, questa non è assimilabile a un concetto, ma piuttosto è incarnata, e quindi rappresentata direttamente da una Persona: Gesù Cristo. Tale visione è suffragata da diversi passi evangelici, ad esempio: «Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos’è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa”» (Gv 18, 37 - 38). O ancora: «Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità, e la vita”» (Gv 14,6).

Il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che: «2466 In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente. “Pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14), egli è la “luce del mondo” (Gv 8,12), egli è la Verità [Gv 14,6]. “Chiunque crede” in lui non rimane “nelle tenebre” (Gv 12,46 ). Il discepolo di Gesù rimane fedele alla sua parola, per conoscere la verità che fa liberi [Gv 8,32 ] e che santifica [Gv 17,17]. Seguire Gesù, è vivere dello “Spirito di verità” (Gv 14,17) che il Padre manda nel suo nome [Gv 14,26] e che guida alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Ai suoi discepoli Gesù insegna l’amore incondizionato della verità: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no” (Mt 5,37)».

La teologia cristiana poi, appropriandosi di gran parte patrimonio filosofico elaborato soprattutto da Socrate, Platone, Aristotele, Plotino, ha più volte sostenuto l’irriducibilità della nozione di “verità” a quella di “dimostrabilità”. Alcuni tra i più importanti dottori della Chiesa, come Agostino, Anselmo d’Aosta, Tommaso, Bonaventura, Cusano, concepivano la Verità come qualcosa di trascendente, ovvero situata al di là del percorso logico-dialettico che occorre intraprendere per approdarvi, e quindi afferrabile tramite un atto intuitivo che sfocia nella dimensione mistica dell’estasi. Una tale dimensione non si traduceva comunque per costoro in un mero salto nell’irrazionale, quanto piuttosto nel sovra-razionale, in quella Verità assoluta che è Dio e in quanto tale sta a fondamento dell’ordine razionale dell’universo.[6] La verità in definitiva veniva intesa non come un oggetto o un’entità da possedere, bensì come Soggetto, da cui viceversa si viene posseduti. [7]

La nozione cristiana della verità cominciò a entrare in crisi con l’avvento del pensiero moderno, ad opera dei tentativi di Cartesio da una parte, e dell’empirismo dall’altra (soprattutto George Berkeley e David Hume), di escludere dall’orizzonte della verità tutto ciò che non potesse essere dimostrato logicamente, o verificato sperimentalmente. Questa nuova concezione della verità sarà poi fatta propria in particolare dal positivismo ottocentesco.

In logica matematica

Alcuni risultati del matematico boemo Kurt Gödel possono essere interpretati, molto informalmente, nel senso che vi è una netta discrepanza tra verità e dimostrabilità o, più precisamente, che, sotto certe ipotesi, non tutto ciò che è vero è dimostrabile. Kurt Gödel ha pubblicato il suo più famoso risultato nel 1931, all’età di 25 anni, quando lavorava presso l’Università di Vienna. Tale lavoro conteneva i famosi due Teoremi di incompletezza che da lui prendono il nome, secondo i quali: ogni sistema formale assiomatico ricorsivo e consistente (ossia privo di contraddizioni) S in grado di descrivere l’aritmetica dei numeri interi è dotato di proposizioni che non possono essere dimostrate né confutate sulla base degli assiomi di partenza (Primo Teorema) ed inoltre è insufficiente per provare la propria consistenza (Secondo Teorema). Parafrasando, se un sistema formale è logicamente coerente, la sua non contraddittorietà non può essere dimostrata né confutata stando all’interno del sistema logico stesso. In altre parole, ogni formula F' che esprime in S la consistenza di S stesso è non dimostrabile in S, per cui la non contraddittorietà di S non può essere dimostrata con i mezzi di S, ma, eventualmente, solo mediante concetti e metodi non formalizzabili in S. È da notare che, né nel suo enunciato, né nella sua dimostrazione, il teroema di Gödel fa uso della nozione di “verità”, e difatti il teorema di Gödel riguarda esclusivamente nozioni sintattiche, cioè è un teorema che riguarda i cosiddetti sistemi formali. Se però si associa anche una semantica al sistema formale S, soddisfacente le ipotesi sopra indicate, è possibile costruire in S delle formule F sintatticamente corrette che esprimono delle verità in S ma che sono indecidibili in S (sia F che non-F sono non dimostrabili in S). Infatti, una formula F' che esprima in S la consistenza di S stesso è da considerare intuitivamente vera, ma risulta non dimostrabile, per quanto detto sopra. Filosoficamente ne consegue una distinzione profonda tra i concetti di verità (intuitiva) e risultato di una dimostrazione (formale), distinzione che si può immaginare dicendo che non tutte le verità sono dimostrabili o che una macchina infallibile che sforni una infinità di dimostrazioni non raggiungerà tutte le verità. Dal punto di vista matematico, i concetti di verità e di dimostrabilità sono in partenza concettualmente molto distinti, perché il primo fa riferimento alla semantica, mentre il secondo si riferisce esclusivamente alla sintassi. Il teorema di Gödel mostra che, limitatamente all’ambito sopra indicato, questi concetti non potranno mai combaciare perfettamente, cioè che l’insieme delle formule intuitivamente “vere” non potrà mai coincidere con l’insieme delle formule dimostrabili.

Nel diritto

Nella scienza e nel diritto la verità è riconosciuta in quelle proposizioni o affermazioni il cui contenuto non sia controvertibile. Da un testimone che rende sotto giuramento la propria testimonianza verace in un tribunale non ci si aspetta l’enunciazione di proposizioni infallibilmente vere, ma la buona fede nel raccontare un evento osservato a partire dal proprio ricordo o nel fornire una testimonianza esperta. Ciò che un testimone verace afferma può differire (e sovente accade, nella pratica giudiziaria) da quanto affermato da altri testimoni, anch’essi veraci. Il giudice sarà poi responsabile di valutare l’attendibilità del testimone e la veracità della testimonianza.

Note

[1] Martin Heidegger, Dell’essenza della verità (conferenza del 1930 pubblicata nel 1943) in Segnavia, trad. it. a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano 1987.

[2] Vedasi il dialogo Teeteto di Platone.

[3] Aristotele, Metafisica, 1062 b 14.

[4] «C’è un intelletto analogo alla materia perché diviene tutte le realtà, ed un altro che corrisponde alla causa efficiente perché le produce tutte, come una disposizione del tipo della luce, poiché in certo modo anche la luce rende i colori che sono in potenza colori in atto» (Aristotele, Sull’anima, libro III, in F. Volpi, Dizionario delle opere filosofiche, pag. 92, Mondadori, Milano 2000).

[5] Cfr. Spinoza, Ethica more geometrico demonstrata, XLIII.

[6] In particolare per Tommaso, la verità è il fine ultimo dell’intero universo, il quale trova senso e spiegazione nell’intelletto di Dio che l’ha creato (cfr. Tommaso d’Aquino, Summa contra gentiles, I, 1). Compito del sapiente è dunque quello di volgersi alla ricerca disinteressata della verità, come del resto la stessa divina Sapienza si è incarnata «per rendere testimonianza alla Verità» (Vangelo di Giovanni, XVII, 37).

[7] Tommaso d’Aquino sosteneva in proposito: «Tu non possiedi la Verità, ma è la Verità che possiede te» (De Veritate, 1257).

Bibliografia

Blackburn, S and Simmons K. 1999. Truth. Oxford University Press. A good anthology of classic articles, including papers by James, Russell, Ramsey, Tarski and more recent work

Field, H. 2001. Truth and the Absence of Fact, Oxford

Horwich, P. Truth. Oxford

Habermas, Jürgen. 2003. Truth and Justification. MIT Press

Kirkham, Richard 1992: Theories of Truth. Bradford Books. A very good reference book

Valore, P. 2004: Verità e teoria della corrispondenza, Cusl

Valore, P. 2004: Verità, Unicopli

Pubblicazione classica di Alfred Tarski del 1944 sulla concezione semantica della verità online

Rif.

http://it.wikipedia.org/wiki/Verit%C3%A0


“La speranza è quel velo della natura

che nasconde le nudità della verità.”

Alfred Bernhard Nobel,

inventore della dinamite

e ideatore del Premio Nobel


“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio

e vizio che non vivano della loro segretezza.

Portate alla luce del giorno questi segreti,

descriveteli, rendeteli ridicoli

agli occhi di tutti e prima o poi

la pubblica opinione li getterà via.

La sola divulgazione di per sé

non è forse sufficiente,

ma è l’unico mezzo senza il quale

falliscono tutti gli altri.”

Joseph Pulitzer,

fondatore del Premio Pulitzer

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Veritare, voce del verbo veritare.

Nel tempo dell’inganno universale

veritare è un atto rivoluzionario.

di Ennio Montesi


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