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sabato, settembre 30, 2006

 

Togliamo tutti i crocefissi dalle aule

Crocefisso? No grazie, sto bene senza
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di Vittorio Giorgini
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Sempre di più si discute sull’opportunità o no che il crocefisso, simbolo della religione cristiana, continui ad essere esposto in luoghi pubblici come scuole, ospedali, tribunali ed altri. L’Italia è uno Stato laico per costituzione. Il crocefisso è un simbolo religioso e come tale non deve essere usato nello Stato laico, anzi dovrebbe essere proibito nei luoghi pubblici nel modo più severo.
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Le solite voci di parte si levano dicendo che il crocefisso non va preso solo come simbolo religioso ma anche con i significati etici che nel tempo ha assunto, di amore, fratellanza e solidarietà, compreso il suo rappresentare una cultura. Questa della cultura come le altre motivazioni sono assai discutibili e inverosimili. A dire dei «credenti» il crocefisso rappresenta il sacrificio fatto dal figlio di Dio per salvare l’umanità e tutti sono obbligati a sorbirselo sia che appartengano ad un’altra confessione religiosa sia che siano atei riuscendo a vivere benissimo senza vedere nei luoghi pubblici dello Stato italiano il crocifisso. E’ ovvio che le motivazioni e l’arroganza dei cattolici prevaricano di fatto lo Stato e il diritto di tutti gli altri cittadini di non essere discriminati. Anche se questo diritto è sancito e messo nero su bianco nella Costituzione italiana, al gruppetto dei cattolici non interessa : l’importante è che il crocefisso resti saldamente inchiodato sui muri dei luoghi pubblici. E lo Stato? Anche lo Stato sembrerebbe non seguire i dettami della Costituzione italiana, altrimenti avrebbe fatto rimuovere il crocefisso da un bel pezzo. Lo Stato è sordo alle numerose richieste a tal proposito. Infatti questo simbolo che ai cattolici appare indispensabile per potere continuare a vivere, altri lo identificano come un orribile simbolo di morte, angosciante, che infastidisce e anzi è del tutto diseducativo.
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I concetti di amore e di giustizia, sostenuti dal Cristianesimo, sono conseguenza del pensiero socratico platonico e non soltanto. Ma queste trasformazioni filosofiche, riposizionate nel moderno, sono state utilizzate dai nuovi monoteismi che ne hanno falsato le origini e i significati. Non era certo negli intenti presocratici e platonici un’idea di simbolo come quello della croce e un’idea di salvezza-punizione come quella dell’uccisione del proprio figlio. Basare un impegno morale come quello che la religione pretende assumersi, impegno di buonismo, e volerlo rappresentare con uno strumento di tortura sia cosa sadica, non certo elemento di educazione per i giovani che si preparano alla vita. Allora, meglio la stella di David o la falce di luna islamica.
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Il crocefisso altro non è se non la rappresentazione di un’orribile tortura usata dai Romani in tempi barbari per i loro condannati pare in assoluta dissonanza con il significato di salvezza e amore che si vuole dare a tutti i costi e impropriamente a questo simbolo arcaico. Probabilmente le genti primitive erano come i bambini o anche come animali, crudeli senza neanche rendersene conto, senza saperlo, ma con lo sviluppo del pensiero e dell’esperienza, lentamente in tempi successivi è cresciuto il rapporto tra le genti e le loro paure relative a catastrofi naturali e a tutti quegli avvenimenti che terrorizzano.
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Con lo sviluppo dell’esperienza si è cominciato a dare risposte, sia pure primitive, a molte domande e contemporaneamente si sono affermati costumi e usanze per meglio affrontare i problemi dell’esistenza. In questo contesto, succedeva che catastrofi e tutto ciò che feriva, uccideva e rendeva difficile la vita, veniva interpretato come punizione prodotta da rappresentazioni astratte, mostruose, quali quelle di rettili, si pensi al leviatano di tradizione ebraica, animali, figure orrende e composte, si pensi alla medusa, ma anche ai geni e ai tanti demoni. Ciò in tempi ancora pre-teistici, cioè prima dell’invenzione degli déi. In seguito, con tale invenzione, il rapporto malanno-punizione si andrà precisando e ancor più definendo. Le potenze, gli déi, le divinità avevano richieste così come le avevano gli umani: si era sviluppato il concetto del baratto, do ut des, e se ti dò e non mi dài la mia vendetta sarà terribile. Il guaio è che la potenza stava solo dalla parte di chi prendeva e a dare, cioè a fare offerte e a essere puniti, erano sempre gli stessi poveretti. In realtà coloro che prendevano erano le autorità religiose che stavano imparando a procurarsi potere e ricchezza. Le offerte consistevano in tutti i cibi disponibili, nelle prede della caccia e della pesca fino agli esseri umani, dai nemici agli amici, ai figli, ai fratelli, ma meglio ancora se giovani vergini, per cui si costruivano altari sacrificali. Con la scoperta del fuoco, salendo la fiamma ed il fumo verso l’alto, dove si pensava fosse il domicilio degli dèi, si imparò anche a cuocere le carni così che i sacerdoti, ambasciatori dei sacrifici, si trovarono anche il pranzo servito. Il mago, lo stregone, il re-dio, i sacerdoti erano divenuti il tramite fra le divinità, i misteri ed il popolo ignorante per il quale decidevano i tipi di peccato, i doveri, le regole, le punizioni e i premi. Ecco così che mentre tutti gli altri esseri viventi uccidevano solo per mangiare o per difendere il territorio e la famiglia, gli ominidi si inventavano la tortura, sconosciuta agli animali, e l’uccisione per il potere delle idee, le quali, a loro volta davano potere, il potere di uccidere e torturare, e quindi di imperare.
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Gli umani affinarono i modi del torturare e dell’uccidere inventando tecniche le più diverse da applicare, specialmente a quei “maestri” che si muovevano per i territori portando idee straniere, strane, forestiere, selvagge (le selve, le foreste erano oscure, piene di pericoli nascosti). Il Cristo - ammesso che sia esistito benchè ancora non esiste prova - forse altro non era che un Gurù o maestro che comunque rappresenta predicatori girovaghi, verrebbe voglia di dire maghi e imbonitori, perché tutti portavano le proprie vaghe verità come anche molti filosofi pre e post socratici. Ciò avviene ancora in tempi più recenti dove teosofi, filosofi e sacerdoti vogliono ancora parlare in nome degli déi e dare definizioni di anima, spirito più o meno immortale e così via. Basti pensare a come papi e vescovi e non solo parlino ancora oggi in continuazione di ciò che vuole, che dice, che chiede un Dio con il quale sembra mantengano una comunicazione giornaliera.
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Ecco quindi che questo personaggio Cristo fu flagellato, gli fu imposta una corona di spine e poi fu crocefisso sul golgota, almeno così dicono i credenti. Questo si viene ad aggiungere alla storia di uccisioni di persone scomode come quella di Socrate, Spartaco e della fila di croci dei suoi seguaci fuori porta a Roma, come a milioni e milioni di altre uccisioni fino a Savonarola e a Giordano Bruno.
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Pensiamo che se a quei tempi si fosse usata la forca oppure l’impalatura invece del crocefisso avremmo il personaggio Cristo impiccato o impalato. Questo concetto può sembrare offensivo e blasfemo ma occorre liberarsi dalle abitudini mentali e pensare che se la consuetudine fosse quella di un Cristo impiccato diverrebbe blasfemo proporre un Cristo crocefisso. E lo stesso dicasi per un Cristo impalato. Tanto fa l’abitudine e la credenza senza dubbi. Ma il simbolo dell’impiccato, dell’impalato, del ghigliottinato, cioè la forca, il palo, la ghigliottina sono meno adatti al significato che si dà alla croce, anche se sono tutti simboli di uccisioni barbariche che vorremo dimenticare. Infatti la croce si presta bene per le sue tante interpretazioni che vanno dagli incontri incroci nei viaggi di iniziazione, all’intersezione tra verticale e orizzontale – est la nascita, ovest la morte, i demoni in basso, gli Dei in alto – e tanti altri significati.
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È cosa antica, ormai divenuta innata nelle società, la capacità di ottenere il potere esorcizzando paure arcaiche quali la paura di morire, la paura di punizioni prima e dopo la morte; ed è coltivando queste paure che il potere, civile e religioso, ha basato la sua autorità. Pare incredibile che ancora oggi questa alleanza fra potere civile e potere religioso con tutte le credenze (le fedi) l’obbligo alla fedeltà, le superstizioni, le cerimonie, gli abiti e quanto altro mantengano significati superati o meglio che dovrebbero essere superati già dai tempi nei quali il filosofo Protagora diceva: “crederò negli dèi quando riuscirete a provarmene l’esistenza”. Ancora oggi usiamo termini di cose che, in barba ai cosiddetti profeti o rivelatori, sono concetti astratti non provati e non provabili si parla di angeli cosi come di anima e di spirito, senza ricordare che sono invenzioni antiche come lo ius prima noctis. Pensiamo a Giove tramutato in denari, in toro, al ratto di Europa, a Leda col cigno, cose nelle quali non crediamo più ma ci credevamo così come oggi crediamo nella colomba, nello Spirito Santo. Pensiamo anche alla Vergine, che rappresenta poi l’incesto procreando con il Padre, che genererà quel figlio che poi dovrà essere sacrificato. Questa con la sua immacolata verginità, la sua purezza, rende impure tutte le mamme del mondo, così come la povera Eva nel suo tempo.
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Vogliamo qui richiamare l’attenzione sull’atto coraggioso del giudice Luigi Tosti il quale, per avere tolto il crocefisso da un’aula di tribunale certo di applicare la Costituzione italiana e la Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo è stato punito dalla attuale inquisizione con la condanna ad alcuni mesi di prigione, la sospensione dello stipendio e la defenestrazione, mentre se avesse messo il crocefisso in un’aula di tribunale islamica sarebbe stato decapitato!
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Svegliatevi signore, mamme, nonne, sostenete Tosti e come lui togliete i crocefissi da quelle aule nelle quali i vostri figli dovrebbero imparare! Imparare cosa? Che uccidere il proprio figlio è un atto d’amore! Forse voi signore che col vostro latte (anche se comprato al supermercato) insegnate i primi rudimenti di vita ai vostri bambini e nipoti, i primi anni potreste pensare che invece di novelle, quali l’orribile strage degli innocenti di Erode, motivata dall’avvento di Gesù Cristo - che tanto ne determiranno il carattere futuro - sarebbe meglio fare altre scelte, più adatte a risolvere i problemi della vita. Invece di insegnare miti e leggende come fossero cose reali sarebbe certo meglio insegnare il piacere della ricerca, il rispetto e l’amore per le meraviglie dei fenomeni di natura come attività più sana, poeticamente più appagante e bella. Mi è piaciuto quel film dove da un aeroplano cade sulla testa di un boscimano una lattina di Coca-Cola che questi comincia a venerare come un segnale inviato da qualche divinità. Quando ci liberemo dalle nostre lattine, dalle nostre superstizioni?
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Fin qui considerazioni sul significato e l’uso del crocefisso, un simbolo religioso.
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Ricordiamo che le testimonianze e gli studi che abbiamo di società primitive dicono come i primi capi fossero gli individui più forti. A questi poi si sono aggiunti quelli che abbiamo chiamato stregoni, magi, sciamani e simili figure. Sviluppandosi la società in villaggio, città e stato, i re sono diventati sacerdoti, o i sacerdoti sono divenuti re, oppure re e sacerdoti si sono alleati (ricordiamo i famosi Re Magi della cometa di Betlemme). Con lo sviluppo delle civiltà abbiamo avuto governi che sono stati chiamati monarchici, teocratici, aristocratici, fino al concetto greco di demo-crazia. Governi teocratici sono durati fino al 1945, anno in cui l’imperatore nipponico Hirohitho è stato sdivinizzato dal generale McArthur, ma ancora oggi paesi assolutamente democratici sono alleati, per ragioni elettorali, alla teocrazia, e anche Stati teocratici continuano ad esistere e a produrre devastanti tirannie assassine. Ricordiamo che lo Stato Città del Vaticano è una dittatura assolutamente teocratica. Il concetto illuminista dello Stato democratico deriva dall’idea di dare a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio, e ne conseguirebbe, specialmente oggi che tante religioni si incrociano, che il religioso deve relegarsi solo nella sfera del privato perché, se si intromette nel pubblico, il religioso diviene alleato del governo, e ci troviamo in una demo-teocrazia, o, il che è quasi lo stesso, in una teo-democrazia.
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È bene ripetere che il passaggio dal politeismo al cristianesimo fu prodotto dal pensiero presocratico e socratico, con la sola differenza che questi non pensavano neppure lontanamente a sacrificare una persona per salvare l’umanità. Viene fatto di pensare che basare il miglioramento della società sul filiicidio, sull’uccisione del figlio, per mezzo di un orrendo strumento di tortura, quale è l’inchiodatura sulla croce, è cosa sadica, depravata e barbaramente primitiva. Per la stessa ragione il crocefisso non è adatto alle aule di tribunale, dove tra l’altro funge da simbolo di eventuale punizione e non di salvezza.
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Vittorio Giorgini
(Giorgini è ipovedente, può essere contatto solo per telefono: 0552382882).
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Nella foto, l’architetto Vittorio Giorgini autore del libro
"Le religioni plagiano - Lettera agli intellettuali"
per averlo gratis in formato digitale è sufficiente scrivere a:
axteismo@yahoo.it
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Questo testo è in regime di Copyleft: la pubblicazione e riproduzione è libera e incoraggiata
purchè l’articolo sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo,
citando il nome dell’autore e riportando questa scritta.
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mercoledì, settembre 27, 2006

 

L'errore di Benedetto XVI


“Quel che dipende della fede di qualcuno, non può imporsi a tutti. In questa prospettiva è doveroso, in modo particolare, rimuovere i crocifissi dagli edifici pubblici, affinché tutti i cittadini, quale che sia il loro convincimento spirituale, possano egualmente riconoscersi in uno spazio comune, sottratto al privilegio particolare d'una confessione.”
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Luigi Tosti, magistrato.
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L'errore di Benedetto XVI
di Henri Pena-Ruiz, scrittore e filosofo.
Ultimo lavoro uscito: Qu'est-ce que la laïcité?, (Cosa è la laicità?) Gallimard.
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Da quale parte, nella storia dell'umanità, si sono trovati il rifiuto della ragione e il ricorso alla violenza per imporre la religione? Pretendere, come ha fatto papa Benedetto XVI a Ratisbonne, che soltanto l'islam sia la causa di ciò, si risolve in una singolare mistificazione. In primo luogo, è evidentemente ingiusto confondere islam e islamismo. Come lo sarebbe confondere la fede cristiana e il clericalismo cattolico, ispiratore delle guerre di religione, delle crociate, dei roghi dell'Inquisizione, dell'Indice dei libri vietati, e dell'anti-giudaismo tramutatosi in antisemitismo senza che una tale degenerazione sia mai stata denunciata.
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Secondariamente, non si può obliterare la circostanza che l'idea di diffondere la fede con la spada è stata sostenuta dai teologi cristiani quanto da certi islamisti. Lo stesso sant'Anselmo affermava che la Chiesa deve usare due spade: la spada spirituale della scomunica e la spada temporale del castigo corporale, arrivando persino alla condanna a morte degli eretici e dei miscredenti. «Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi»: è la risposta data del legato del papa, Arnaud Amaury, a quelli che, durante l'assedio di Béziers, nel 1209, volevano distinguere i cattolici dagli eretici. Si trova la stessa grande espressione nella penna di San Paolo : «Il Signore conosce i suoi» (IIa Epistola a Timoteo). Sant'Agostino d’Ippona, che non era da meno, affermava: «C'è una persecuzione giusta, quella che fanno le Chiese di Cristo agli empi... La Chiesa perseguita per amore e gli empi per crudeltà.»
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Se il cristianesimo è religione di pace e di dialogo razionale, come giustificare che, durante i quindici secoli della sua dominazione temporale, la Chiesa, che affermava di volersene inspirare, abbia potuto coprire tante violenze che sono state arrecate ad uomini che non credevano come si doveva? Emanuele Kant, che Benedetto XVI cita nella sua conferenza, stende un bilancio ragionato della storia reale del cristianesimo e lo confronta con l'orientazione morale che attribuisce a Gesù Cristo.«Questa storia del cristianesimo, [...] quando la si valuta con un solo colpo d'occhio, come con un quadro, potrebbe ben giustificare l'esclamazione "Tantum religio potuit suadere malorum" ("La religione ha potuto ispirare tanti mali"), se l'istituzione del cristianesimo non mostrava sempre in un modo abbastanza chiaro, che non ebbe all'inizio altro scopo se non quello di introdurre una pura fede religiosa» (la Religione nei limiti della semplice ragione). Quanto a Vittore Hugo, credente, anch'egli non transige: «Noi conosciamo il partito clericale. E`un vecchio partito che ha degli stati di servizio. E` lui che fa la guarda alla porta dell'ortodossia. E` lui che vieta alla scienza e al genio di andare aldilà del messale, e che vuole chiudere il pensiero nella clausura nel dogma. Tutti i passi che ha fatto l'intelligenza in Europa, li ha fatti nonostante lui. La sua storia è scritta nella storia del progresso umano, ma è scritta al contrario» (discorso del 20 gennaio 1850).
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Come si vede, è un abuso affermare che la religione cristiana ha rispettato la ragione, quando al contrario, da molto tempo, i suoi stessi rippresentanti ufficiali ne hanno ammesso la possibilità di utilizzarla soltanto entro i limiti del dogma, come lo dimostra la condanna a morte, nel 1600, a Roma, di Giordano Bruno, e, trentatré anni dopo, la condanna di Galileo da parte dell'Inquisizione. Quanto ai filosofi greci, è grazie al lavoro di pensatori arabi, come Averroe, che si deve in larga misura il salvataggio della loro eredità, in un'epoca in cui il cristianesimo non salvava di essi solo ciò che poteva concordare con la dottrina religiosa. Cosi, l'idea che il mondo non è stato creato, cara a molti filosofi greci, fu a lungo censurata, e si ammetteva d'Aristotele solo ciò che poteva «servire la teologia».La stessa ragione veniva osteggiata in modo singolare, come da Sant'Agostino d’Ippona : «Credo quia absurdum» («Credo perché è assurdo»).
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Il contrasto messo in evidenza da Benedetto XVI si regge dunque solo su due argomenti nient'affatto accettabili : da una parte, la tesi della solidarietà storica tra cristianesimo e ragione. Dall'altra parte, l'obliterazione dell'islam dei Lumi, particolarmente quello d'Averroe, che riconosceva alla ragione umana il potere d'interpretare i versetti del Corano quando il loro significato letterale contrastava con essa (vedere il Discorso decisivo).
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Quanto alla recente dichiarazione attribuita ad Al-Qaeda, che si scaglia contro la laicità, ravvisandovi un'invenzione dei «crociati», essa manifesta allo stesso modo un singolare errore storico. L'ideale laico, lo si sa, professa l'uguaglianza dei diversi credenti, degli atei e degli agnostici, e allo stesso tempo la loro libertà di coscienza. Esso fu conquistato, in Francia, non contro il cristianesimo, ma contro il clericalismo cattolico che pretendeva di dettare legge in nome d'una fede. In sintesi, se si vuole, contro i moderni «crociati». Le leggi laiche di separazione hanno ricondotto la manifestazione della fede nella sfera privata, individuale o collettiva, dei soli fedeli. Quello che dipende dalla fede di qualcuno, non può essere imposto a tutti. Con questo spirito i crocifissi, in particolare, furono rimossi dagli edifici pubblici, affinché tutti i cittadini, quale che sia il proprio convincimento spirituale, possano riconoscersi nello stesso modo in uno spazio comune, sottratto alla tutela privilegiata di una sola confessione. L'esigenza di neutralità delle istituzioni, comune a tutti, permette di capire appieno la sua ragione d'essere : promuovere quello che l'interesse comune. Non è dunque esatto vedere in una tale conquista una vittoria dei «crociati».
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Qual è l'errore comune al papa e ad Al-Qaeda? Quello rappresentato dal riferimento a tradizioni chiuse, territorializzate, e che confonde le civilizzazioni con le religioni. Pretendere che i «buoni valori» provengano solo da un luogo particolare, è inaccettabile. Si tende cosi ad aizzare, gli uni contro gli altri, i gruppi umani, come lo fa l'opera dell'ideologo americano Samuel Huntington, Lo scontro delle civiltà, il quale valuta in modo gerarchico le «culture», trattate come blocchi monolitici. Si riallaccia cosi implicitamente con la tesi etnocentrista da poco denunciata da Lévi-Strauss, nella sua conferenza «Razza e Storia». Si attribuiscono storie peculiari, enfatizzate contro le storie degli altri, e il disprezzo segreto o manifesto, allora, non è altro che la conseguenza d'un siffatto «spirito campanilistico».
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I diritti dell'uomo, la democrazia, gli ideali di libertà e d'uguaglianza, di pace e di fraternità, l'emancipazione laica, non sono i prodotti d'una storia o d'una civilizzazione particolari, ancora meno l'eredità d'una religione. Sono conquiste dell'umanità che ha rifiutato l'oppressione, conquistate sovente nel sangue e con le lacrime, a discapito delle tradizioni cotrarie. La loro portata universale trascende tutte le eredità e risiede nell'esigenza d'una vita umana dignitosa, libera da qualsiasi schiavitù.
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Fonte:
www.liberation.fr
20.09.2006
Traduzione di Georges Jobert
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L'erreur de Benoît XVI
par Henri Pena-Ruiz écrivain et philosophe. Dernier ouvrage paru : Qu'est-ce que la laïcité ?, Gallimard.
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De quel côté, dans l'histoire humaine, se sont trouvés le rejet de la raison et le recours à la violence pour imposer la religion ? Prétendre, comme l'a fait le pape Benoît XVI à Ratisbonne, que l'islam seul est en cause relèverait d'un singulier oubli. D'abord, il y a évidemment injustice à confondre islam et islamisme. Comme il y en aurait à confondre la foi chrétienne et le cléricalisme catholique, inspirateur des guerres de religion, des croisades, des bûchers de l'Inquisition, de l'Index des livres interdits, et de l'antijudaïsme converti en antisémitisme sans qu'un tel glissement soit dénoncé.
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Ensuite, on ne peut passer sous silence le fait que l'idée de répandre la foi par le glaive a été soutenue par des théologiens chrétiens autant que par certains islamistes. Saint Anselme lui-même affirmait que l'Eglise doit user de deux glaives : le glaive spirituel de l'excommunication et le glaive temporel du châtiment corporel, allant jusqu'à la mise à mort des hérétiques et des mécréants. «Tuez-les tous ! Dieu reconnaîtra les siens» : c'est la réponse effectuée par le légat du pape, Arnaud Amaury, à ceux qui, lors du siège de Béziers, en 1209, souhaitaient distinguer les catholiques des hérétiques. On trouve la fameuse expression sous la plume de saint Paul : «Le Seigneur connaît les siens» (IIe Epître à Timothée). Saint Augustin n'était pas en reste, qui affirmait : «Il y a une persécution juste, celle que font les Eglises du Christ aux impies... L'Eglise persécute par amour et les impies par cruauté.»
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Si le christianisme est religion de paix et de dialogue rationnel, comment comprendre que, pendant les quinze siècles de sa domination temporelle, l'Eglise qui disait s'en inspirer ait pu couvrir tant de violences faites aux hommes qui ne croyaient pas comme il faut ? Emmanuel Kant, que Benoît XVI cite dans sa conférence, dresse un bilan raisonné de l'histoire réelle du christianisme et le confronte à l'orientation morale qu'il attribue à Jésus Christ. «Cette histoire du christianisme, [...] quand on l'embrasse d'un seul coup d'oeil, comme un tableau, pourrait bien justifier l'exclamation "Tantum religio potuit suadere malorum" ("Tant la religion a pu inspirer de maux"), si l'institution du christianisme ne montrait pas toujours d'une façon suffisamment claire qu'il n'eut pas primitivement d'autre fin véritable que d'introduire une pure foi religieuse» (la Religion dans les limites de la simple raison). Quant à Victor Hugo, croyant, il ne transige pas non plus : «Nous connaissons le parti clérical. C'est un vieux parti qui a des états de service. C'est lui qui monte la garde à la porte de l'orthodoxie. C'est lui qui fait défense à la science et au génie d'aller au-delà du missel et qui veut cloîtrer la pensée dans le dogme. Tous les pas qu'a faits l'intelligence de l'Europe, elle les a faits malgré lui. Son histoire est écrite dans l'histoire du progrès humain, mais elle est écrite au verso» (discours du 20 janvier 1850).
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On voit qu'il est abusif d'affirmer que la religion chrétienne a respecté la raison, alors que ses représentants officiels n'en ont longtemps admis l'exercice que dans les limites du dogme, comme le montrent la mise à mort, en 1600, à Rome, de Giordano Bruno, et, trente-trois ans plus tard, la condamnation de Galilée par l'Inquisition. Quant aux philosophes grecs, c'est au travail de penseurs arabes, comme Averroès, que l'on doit en large part le sauvetage de leur héritage, à une époque où la chrétienté ne retenait d'eux que ce qui pouvait concorder avec la doctrine religieuse. Ainsi l'idée que le monde est incréé, chère à bien des philosophes grecs, fut longtemps censurée, et l'on n'admit d'Aristote que ce qui pouvait «servir la théologie». La raison elle-même restait singulièrement bridée, comme chez saint Augustin : «Credo quia absurdum» («Je crois ceci parce que c'est absurde»).
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Le contraste mis en exergue par Benoît XVI ne tient donc que sur la base de deux arguments peu recevables : d'une part, la thèse de la solidarité historique entre christianisme et raison. D'autre part, le silence fait sur l'islam des Lumières, notamment celui d'Averroès, qui reconnaissait à la raison humaine le pouvoir d'interpréter les versets du Coran lorsque leur sens littéral la heurte (voir le Discours décisif ).
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Quant à la récente déclaration attribuée à Al-Qaeda qui s'en prend à la laïcité en y voyant une invention des «croisés», elle révèle également une singulière erreur historique. L'idéal laïque, on le sait, stipule l'égalité de principe des divers croyants, des athées et des agnostiques, en même temps que leur liberté de conscience. Il fut conquis, en France, non contre le christianisme, mais contre le cléricalisme catholique qui prétendait dicter la loi au nom d'une foi. Bref, si l'on veut, contre les modernes «croisés». Les lois laïques de séparation ont reconduit la manifestation de la foi à la sphère privée, individuelle ou collective, des seuls fidèles. Ce qui est du ressort de la foi de certains ne peut s'imposer à tous. Dans cet esprit, les crucifix, notamment, furent ôtés des monuments publics, afin que tous les citoyens, quelle que soit leur conviction spirituelle, puissent se reconnaître à égalité dans un espace commun, soustrait à la tutelle particulière d'une confession. L'exigence de neutralité des institutions communes à tous leur permet d'assumer pleinement leur raison d'être : promouvoir ce qui est d'intérêt commun. Il n'est donc pas exact de voir dans une telle conquête une victoire des «croisés».
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Quelle est l'erreur commune au pape et à Al-Qaeda ? Celle qui consiste à se référer à des traditions closes, territorialisées, et à confondre les civilisations avec les religions. Prétendre que les «bonnes valeurs» sont d'un lieu particulier est irrecevable. On tend ainsi à dresser les uns contre les autres les groupes humains, comme le fait l'ouvrage de l'idéologue américain Samuel Huntington, le Choc des civilisations, en hiérarchisant des «cultures» traitées comme des blocs monolithiques. On renoue ainsi implicitement avec la thèse ethnocentriste naguère dénoncée par Lévi-Strauss dans sa conférence «Race et Histoire». On se dote d'histoires particulières, valorisées contre les autres histoires, et l'invective sourde ou avouée n'est alors que la conséquence d'un tel «esprit de clocher».
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Les droits de l'homme, la démocratie, les idéaux de liberté et d'égalité, de paix et de fraternité, l'émancipation laïque, ne sont pas les produits d'une histoire ou d'une civilisation particulières, encore moins l'héritage d'une religion. Ils sont des conquêtes de l'humanité refusant l'oppression, conquises souvent dans le sang et les larmes, à rebours de traditions rétrogrades. Leur portée universelle transcende tous les héritages et réside dans l'exigence d'une vie d'homme debout, rétif à toutes les servitudes.
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Fonte:

mercoledì, settembre 20, 2006

 

Axteismo - Maleducazione cristiana

Ascolta Sergio Martella che discute sul tema: “E’ educativo insegnare la liturgia del Falso?”
:
I mass media italiani, tranne rarissimi casi, si guardano bene dal trattare questi gravi temi. Accendi le casse acustiche del pc oppure metti in testa la cuffia e poi clicca qui per ascoltare:
:
http://ateo.albiob.org
...poi clicca su... “Axteismo - Maleducazione cristiana
attendi qualche minuto in base alla velocità del tuo collegamento
e inizierà a parlare Martella,
un documento prezioso da ascoltare con attenzione
e da segnalare agli amici.
:
Sergio Martella (Magione, 1956), psicologo psicoterapeuta, dal 1993 svolge incarichi di insegnamento per l’Università di Padova. È autore di ricerche di psico-oncologia. Ha pubblicato il saggio: Pinocchio eroe anticristiano. Il codice della nascita nei processi di liberazione, Sapere Edizioni, Padova, 2000. Autore del libro “Il furore di Nietzsche - La nascita dell'eroe e della differenza sessuale” Edizioni Cleup di Padova.
:
Sergio Martella
sergio.martella@alice.it
mobile 3283841536
www.arte-e-psiche.com
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Nella foto, lo psicoterapeuta e scrittore Sergio Martella
:

martedì, settembre 19, 2006

 

Crocefisso: giudice Tosti scrive lettera ufficiale al ministro Mastella


Al Ministro di Giustizia
On.le Clemente Mastella

Via Arenula 70
00186 R O M A
:
OGGETTO: Rimozione del simbolo religioso cattolico da tutte le aule giudiziarie italiane.
:
Io sottoscritto Luigi Tosti, res. a Rimini, Via Bastioni Orientali n. 38, nella mia duplice qualità di magistrato ordinario di questa Repubblica e di cittadino italiano imputato nei procedimenti penali nn. 2366/05, 3188/05, 3373/05, 3800/05R.G., 78/2006 e 194/2006 Mod. 21 P.M. Tribunale de L'Aquila e nei procedimenti riuniti nn. 637 e 638/2005 R.G. Tribunale de L'Aquila, reitero per l'ennesima volta, la richiesta di immediata rimozione dei simboli religiosi da tutte le aule giudiziarie italiane, in ottemperanza al principio di laicità dello Stato e in ossequio alla pronuncia della Corte di Cassazione Penale, IV Sez., del 1.3.2000 n. 439, che ha espressamente sancito che tutta la normativa fascista relativa all'ostensione del crocifisso negli uffici pubblici deve ritenersi abrogata, ex art. 15 disp. prel. al cod. civile, per incompatibilità assoluta coi principi di laicità, di libertà religiosa e di eguaglianza dei cittadini affermati dalla Carta Costituzionale e dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti fondamentali dell'Uomo.
In subordine Le chiedo di esporre in tutte le aule giudiziarie, a fianco del crocifisso ed in ottemperanza al principio di eguaglianza di tutte le religioni e di tutti cittadini, tutti i simboli di tutti i credo religiosi concepiti dalla mente dell'uomo e, in particolare, il simbolo dell'Unione degli Atei ed Agnostici Razionalisti e la menorà ebraica (le rammento che la Corte Costituzionale ha sempre attribuito all'ateismo e all'agnosticismo gli stessi diritti e la stessa dignità che competono alle ideologie positive).
Ribadisco che nella mia qualità di magistrato mi rifiuto di violare il mio obbligo giuridico di essere e di apparire imparziale, perché ritengo di dover rispettare sia il comma 2° dell'art. 111 della Costituzione che l'art. 6, 1° comma, della Convenzione sui diritti dell'Uomo e, pertanto, mi rifiuto di calpestare il diritto dei cittadini non cattolici e dei cittadini non credenti di essere giudicati da giudici "visibilmente imparziali".
Ribadisco, poi, che nella mia qualità di imputato mi rifiuto di farmi processare da giudici partigiani che si identificano platealmente nei crocifissi cattolici appesi sopra la loro testa, e non nei simboli neutrali dell'unità nazionale che, guarda caso, sono accuratamente estromessi dalle aule giudiziarie italiane: tanto più in processi nei quali questi giudici di parte cattolica -che cioè accettano di far parte di un'Amministrazione connotata di cristianità- sono chiamati ad esprimere un giudizio di colpevolezza o di innocenza in relazione ad un mio comportamento che è diametralmente opposto, cioè di rifiuto radicale di giudicare in nome di quel "loro" idolo.
Ribadisco che non accetto di essere processato da giudici che sono indotti a condannarmi per non correre il rischio, in caso contrario, di essere sottoposti a procedimenti disciplinari da parte del Ministro di Giustizia, nonché al linciaggio pubblico da parte delle più Alte cariche istituzionali, politiche e "religiose" dello Stato Cattolico Italiano.
Le ricordo, a tal proposito, che il giudice dell'Aquila dott. Mario Montanaro, "reo" di aver pedissequamente seguito l'orientamento giurisprudenziale della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale; "reo" di avere applicato e rispettato la Costituzione Italiana e la Convenzione per la salvaguardia dei diritti fondamentali dell'Uomo, "reo" di avere considerato un cittadino italiano di fede musulmana uguale e di dignità pari a quella di un cittadino cattolico, è stato sottoposto alla vergognosa intimidazione del Ministro della Giustizia Castelli, che ha disposto un'immediata ispezione a suo carico ed ha pubblicamente bollato la sua ordinanza, senza neppure leggerla, come un "provvedimento abnorme", "ricordando di aver ricevuto da Adel Smith la strampalata richiesta -cui ovviamente non ha dato seguito- di togliere i crocifissi dalle aule giudiziarie".
Le ricordo che persino il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi ha scagliato i suoi strali contro il giudice Montanaro, caldeggiando pubblicamente la riforma della sua ordinanza ("si tratta di una decisione non definitiva, suscettibile di impugnazione") e censurandola, nel merito, sino al punto di affermare che "il crocifisso nelle scuole è sempre stato considerato non solo come segno distintivo di un determinato credo religioso, ma soprattutto come simbolo di valori che stanno a base della nostra ("nostra"???) identità", dimenticandosi forse di rivestire la carica istituzionale di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e, quindi, di garante dell' indipendenza e dell'imparzialità dei giudici (estremamente significativa è la circostanza che le "motivazioni" "suggerite" da questo dictat Presidenziale siano poi state pedissequamente recepite dai giudici amministrativi, al pari del dictat del Cardinal Ruini, presidente della Confer. Episc. Italiana, che ha affermato che "il crocifisso esprime l'anima profonda del nostro Paese e deve dunque rimanere come segno dell'identità della nostra nazione. La decisione del giudice Montanaro ci ha sorpreso sia per il contenuto che per le ragioni addotte").
Le ricordo che Benedetto XVI, Capo di uno Stato estero che gode di spazi televisivi RAI infinitamente superiori a quelli destinati al Presidente della Repubblica Italiana, ha lanciato il suo dictat affermando che "E' importante che Dio sia visibile nelle case pubbliche e private, che Dio sia presente nella vita pubblica, con la presenza dei crocefissi negli uffici pubblici" (faccio osservare, incidentalmente, che nessuno vieta a Dio, che è fatto a nostra immagine e somiglianza, di rendersi visibile di persona, quando e dovunque voglia).
Le ricordo che Pierluigi Castagnetti ha "gentilmente" bollato l'ordinanza del giudice Montanaro come "una sentenza priva di intelligenza, buonsenso e legittimità" Le ricordo che Roberto Maroni l'ha bollata come "una sentenza aberrante, che va cancellata al più presto perché un giudice non può cancellare millenni di storia"). Le ricordo che Roberto Calderoli ha bollato l' ordinanza come "una bestemmia, le cui motivazioni gli appaiono ancor più gravi" (per il leghista è inconcepibile che un musulmano possa essere uguale ad un cattolico, come è inconcepibile per alcuni uomini di razza bianca che i "negri" possano godere dei loro stessi diritti).
Le ricordo che il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Virginio Rognoni, dimenticandosi forse di rivestire il ruolo istituzionale di garante dell'indipendenza e dell'imparzialità dei giudici, ha dichiarato di "essere disorientato e preoccupato" (di che? Forse del fatto che il giudice Montanaro aveva fatto pedissequa applicazione delle sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale?)
Le ricordo che il vicepresidente del Consiglio dei Ministri Fini ha graziosamente bollato il provvedimento del dr. Montanaro come una "decisione assurda e sconcertante, operata da un magistrato evidentemente in cerca di notorietà, che offende i sentimenti profondi della stragrande maggioranza degli italiani" (quali? Forse quelli dediti alla pratica del razzismo e della discriminazione religiosa?).
Le ricordo che il Ministro dell'Interno Pisanu, dall'alto della sua carica istituzionale, ha pubblicamente dichiarato di "sentirsi offeso dalla sentenza del giudice Montanaro, sia come cristiano che come cittadino: il crocifisso, infatti, non è solo il simbolo della mia religione, ma anche l'espressione più alta di 2000 anni di civiltà" (a quale "civiltà allude l'On.le Pisanu? Forse alle "sante crociate", che hanno provocato lo sterminio di milioni e milioni di "infedeli musulmani"? Forse ai roghi su cui sono stati fatti cristianamente ardere gli eretici, gli omosessuali e le streghe? Forse alle torture cristianamente inflitte dai Tribunali della "Santa" Inquisizione? Forse all'imposizione di simboli distintivi, alle ghettizzazioni, alle persecuzioni razziali ed all'olocausto contro gli ebrei ed agli stermini dei valdesi e degli ugonotti?)
Le ricordo che il segretario dell'UDC Follini ha bollato il provvedimento del dr. Montanaro come un "errore clamoroso, che colpisce i sentimenti delle persone (quali?) senza aggiungere nulla alla piena autonomia delle istituzioni".
Le ricordo che il capogruppo centrista alla Camera Volonté ha definito l'ordinanza come "sconcertante, oltre che sbagliata, invitando l'Avvocatura di Stato e il Ministro Moratti ad intervenire in sede giudiziaria per tutelare le leggi (??) e la morale civile (??????)". Le ricordo che il Sindaco DS di Roma Veltroni ha bollato il provvedimento come "sentenza priva di intelligenza, che non aiuta l'integrazione" (forse per l'On.le Veltroni l'integrazione consiste nell'obbligo degli atei e dei credenti in religioni diverse dal cristianesimo di prostrarsi dinanzi al "suo" crocifisso, perché "UNICO" simbolo depositario di Verità, civiltà, tolleranza etc. etc.).
Le ricordo che Sandro Bondi di Forza Italia ha invocato addirittura "l'intervento del Parlamento (non, per fortuna, quello dell'ONU) per ristabilire la sovranità popolare e democratica rispetto a decisioni come quella assunta da un funzionario dell'ordine giudiziario che offendono i valori fondamentali della nostra (???) storia, della nostra (???) cultura e della nostra (???) identità nazionale". Le ricordo che Francesco Storace, Presidente della regione Lazio, ha "provato una fortissima indignazione per la sentenza dell'Aquila, che è la logica conseguenza di una grave tendenza che punta alla negazione di valori che fanno parte della tradizione italiana ed europea. E' bene che si cominci a dire forte e chiaro che i cattolici non possono essere considerati ospiti (???) in Italia."
Le ricordo che Gianni Alemanno, ministro delle politiche agricole, ha espresso pubblica "indignazione per la sentenza del giudice Montanaro: aprire alle altre culture non può e non deve significare la cancellazione (????????) della nostra (????) identità italiana" (evidentemente per Alemanno non si è italiani se non si è cattolici).
Le ricordo che il Comitato Nazionale per la Giustizia, presieduto dall'Avv. perugino Giacomo Perrone e dal segretario Gianfranco Sassi, magistrato in pensione, ha chiesto al Ministro di Giustizia Castelli di promuovere l'azione disciplinare nei confronti del dott. Montanaro, "denunciando la natura prettamente politica della decisione, che contrasta con i principi dell'ordinamento dello Stato e con la normativa vigente (follia!), emessa per di più su ricorso del Presidente dell'Unione Musulmani d'Italia, autore di un grave atto di ostilità (non c'è limite all'impudenza)", e bollandola come un' "abnorme pronuncia giudiziaria, chiaramente parziale, e come tale lesiva del prestigio della magistratura (esiste un giudice a Berlino, ma, non certo, nella specie, a L'Aquila".
Le ricordo che il Segretario della Conferenza Episcopale Italiana Mons. Betori ha dichiarato che "la Croce è un simbolo irrinunciabile per il popolo italiano e che la sentenza del giudice Montanaro è in contraddizione con una legge vigente dello Stato, che nessun Parlamento ha mai cambiato, tanto meno la Costituzione" (dal che si arguisce che i giudici della IV Sezione penale della Cassazione sono, agli occhi dell'Alto Prelato, dei perfetti incompetenti).
Le ricordo che il giudice Montanaro è stato fatto oggetto di intimidazioni e minacce di morte da parte di vigliacchi quanto anonimi accoliti della cosiddetta "civiltà" e della cosiddetta "tolleranza" cristiana, di cui sarebbe impregnato il simbolo del crocifisso.
Le ricordo che l'ordinanza del giudice Montanaro ha determinato la presentazione del disegno di legge 2749 del 15.5.2002 dell'On.le Federico Bricolo, recentemente reiterata in data 31.5.2006 col n. 955, col quale si tenta addirittura di istituzionalizzare con legge la discriminazione religiosa, cioè un crimine punito dalla Convenzione di New York con pene detentive, imponendo ai non credenti ed ai credenti in religioni diverse il simbolo della Superiore Religione Cattolica, unico simbolo di civiltà e di tolleranza (Giordano bruno docet), e prevedendo anche sanzioni penali per chi, come me, si rifiuta di soggiogarsi sul posto di lavoro a questo simbolo.
Le ricordo che l'ordinanza del dott. Montanaro ha determinato anche la presentazione del disegno di legge 4523 del 26.11.2003 del leghista Alessandro Cè per la modifica dell'art. 8 della Costituzione in senso razzistico, cioè per attribuire alla sola Religione Cristiana il privilegio e la prerogativa di "fondamento spirituale nel patrimonio religioso italiano", bollando l'ordinanza del giudice Montanaro come un "episodio sconcertante che ha provocato l'unanime reazione di condanna del Parlamento e della Chiesa" (forse sarebbe stato opportuno rispettare la scala dei "valori" istituzionali, posponendo il Parlamento alla Chiesa).
Le ricordo che l'On.le Cosimo Izzo di Forza Italia si è fatto anch'egli promotore di altro progetto di legge di modifica dell'art. 2 della Costituzione, per rendere "obbligatoria" la morale e la religione cattolica agli italiani, forse per "ossequiare" la Convenzione internazionale per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e la convenzione di New York per la repressione delle discriminazioni religiose.
Le ricordo, infine, che anche Ella ha bollato l'ordinanza del giudice Montanaro come "un errore storico e culturale, che non aiuta l'integrazione e interpreta in modo sbagliato il pluralismo religioso. Togliere oggi il crocifisso dalle aule delle scuole significa non avere rispetto per valori che per noi ("noi", chi?) sono fondamentali".
Le chiedo pertanto -nell'ipotesi che non intenda ammettere che il Giudice Mario Montanaro è stato vittima di un vigliacco e ingiusto linciaggio istituzionale, perpetrato col classico coraggio del branco- di spiegarmi quale sarebbe "il modo giusto di interpretare il pluralismo religioso" e se, in particolare, Ella ritiene, come il Suo predecessore On.le Castelli, che il simbolo degli ebrei -che sono stati da Voi cristiani ghettizzati, perseguitati e sterminati- non meriti, per un qualche motivo che mi resta ancora ignoto, di essere esposto a fianco del Vostro sacro Crocifisso.
Attendo cioè di sapere da Lei se il "modo giusto" di interpretare il pluralismo religioso nelle aule giudiziarie sia quello di seguitare a perpetuare il privilegio dell'uso esclusivo delle pareti pubbliche -che cioè appartengono a tutti gli italiani, qualunque sia il loro credo- alla sola "Superiore Razza Cristiana", esponendo il solo simbolo del Crocifisso ed escludendo e discriminando i simboli degli ebrei, dei musulmani, dei buddisti, degli atei e via dicendo.
In epoca oramai lontana negli Stati Uniti si praticava la discriminazione razziale ai danni dei "negri", riservando i posti a sedere sugli autobus pubblici ai soli uomini di "superiore razza bianca". In Italia si pratica ancora oggi la discriminazione religiosa, riservando l'uso e il godimento delle pareti degli uffici pubblici alla sola Razza Superiore dei Cristiani: e si ha anche la sconfinata impudenza di giustificare questa odiosa e squallida discriminazione attraverso il "richiamo" dei "valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di eguaglianza e di rifiuto di ogni discriminazione che il crocifisso è atto ad esprimere in chiave simbolica".
E' forse questo il "modo" in cui Voi Cattolici "praticate" e "coltivate" i "valori" di "eguaglianza", "rispetto reciproco", "tolleranza" e "rifiuto di ogni discriminazione", cioè "marcando" le pareti pubbliche col vostro idolo ed escludendo tutti gli altri dalla possibilità di farne un pari uso? Complimenti!
Gradirei anche sapere se è sua intenzione reiterare, come il Suo predecessore On.le Castelli, la minaccia di procedimenti disciplinari a carico dei giudici aquilani che "osassero" incautamente affermare l'illiceità dell'esposizione dei crocifissi nelle aule giudiziarie italiane, in "oltraggioso" disaccordo con gli autorevoli "dictat" del Vaticano, della Conferenza Episcopale Italiana e della schiera trasversale dei politici sopra menzionati.
Spero che Ella avrà -a differenza del Suo predecessore- la gentilezza di rispondermi e, all'occorrenza, l'umiltà di ammettere gli errori e le ingiuste accuse che sono state perpetrate ai danni di un Giudice, il dr. Mario Montanaro, le cui uniche "colpe" sono quelle di essere giuridicamente preparato, coraggioso, imparziale e indipendente. Penso che molti dovrebbero vergognarsi e chiedergli pubblicamente scusa.
Avendone infine interesse, anche ai fini del tempestivo esercizio della cd. legittima suspicione, colgo l'occasione per chiederLe quale sia l'esito dell'esposto che Le ho presentato per le gravi irregolarità che sono state perpetrate ai miei danni dai giudici aquilani nella formazione del collegio che mi ha giudicato (e condannato) in data 18.11.2005. Chiedo, in particolare, di sapere per quali giustificabili motivi sia stato affidato l'incarico di presidente al dott. Carlo Tatozzi che, oltre ad essere incompatibile ex lege a causa delle mansioni ricoperte (GUP), non rientrava, tabellarmente, tra i giudici assegnati al Collegio penale, e sia stato invece escluso dal collegio giudicante il dott. Mario Montanaro che, stando alle vigenti tabelle, doveva far parte di quel collegio. Mi sembra sufficiente grave che le norme della Costituzione sulla "precostituzione del giudice naturale", le corrispondenti disposizioni dell'ordinamento giudiziario, le circolari del CSM e le tabelle approvate dal CSM siano state disapplicate per creare un giudice prevenuto nei miei confronti.
Distinti saluti.
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Luigi Tosti
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P.S.: dimenticavo di ricordare che il TAR del Veneto, con ordinanza n. 56 del 2004, ha ritenuto -in perfetta sintonia con la Corte di Cassazione penale- che le norme fasciste che impongono l'ostensione dei crocefissi nelle scuole violassero gli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 (una vera e propria strage): pertanto ha sollevato un'eccezione di incostituzionalità delle norme fasciste. La Corte Costituzionale ha però dichiarato inammissibile la questione, trattandosi di norme regolamentari. A quel punto tutti davano per scontato l'accoglimento del ricorso da parte del TAR del Veneto. La Divina Provvidenza, però, ha fatto sì che due dei tre giudici che componevano il precedente Collegio venissero sostituiti e che il fascicolo, originariamente assegnato al relatore dr. Angelo Gabbricci, trasmigrasse nelle mani del nuovo Presidente, il dr. Umberto Zuballi: sicché, con sentenza 1110/2005, il TAR del Veneto si rimangiava tranquillamente tutto quello che aveva affermato un anno prima, affermando addirittura che il crocifisso è un simbolo "laico".
Con sentenza n. 556 del 2006 il Consiglio di Stato ha respinto l'appello, confermando la sentenza del TAR del Veneto. Nella sentenza -la cui stesura è stata affidata non al relatore dr. Sabino Luce, bensì al dr. Giuseppe Romeo, ex residente del centro studi Torrescalla dell'Opus Dei- si spiega che "il crocifisso è atto ad esprimere, in chiave simbolica ma in modo adeguato, l'origine religiosa dei valori della tolleranza (ad esempio: crociate, inquisizioni, roghi su cui Giordano Bruno e decine di migliaia di eretici, streghe ed omosessuali arsero cristianamente), del rispetto reciproco, di valorizzazione della persona (ad esempio: imposizione dei simboli distintivi agli ebrei, ghettizzazione degli ebrei, imposizione delle prediche coatte, rapimento dei bambini ebrei battezzati di nascosto, leggi razziali ed olocausto praticati dai cristiani fascisti e nazisti), di rifiuto di ogni discriminazione (ne sanno qualcosa gli ebrei, le donne, gli omosessuali, gli schiavi)", sicché, in estrema sintesi, "il crocifisso esprime i valori della laicità" e deve essere cristianamente imposto a tutti -anche ai non credenti e a coloro che professano altre religioni- perché "nel contesto culturale italiano appare difficile trovare un altro simbolo che, più del crocifisso, esprima quei valori".
Come dire: la superiore razza ariana è l'unica che merita di vivere, perché si è particolarmente distinta -soprattutto durante il ventennio nazi-fascista- nella lotta contro la discriminazione razziale. E' dunque giusto che solo gli ariani seguitino a vivere e che, al contrario, gli ebrei e i rom seguitino ad entrare nelle camere a gas e nei forni crematori. Oppure: la Superiore Razza Cristiana si è particolarmente distinta -come testualmente afferma il Consiglio di Stato- nella lotta per l'affermazione dei valori della "tolleranza", dell' "eguaglianza", del "rispetto reciproco" e del "rifiuto di ogni discriminazione". E' dunque "giusto" che seguiti a godere del privilegio di marcare, in regime di monopolio, le pareti degli uffici pubblici, discriminando ed escludendo tutte le altre religioni e chi non crede.
Complimenti alla "logica" ed all'impudenza. Credo proprio che per chiudere "degnamente" i processi a mio carico in quel de L'Aquila sarebbe opportuno che la futura formazione dei Collegi giudicanti fosse demandata al Vaticano, alla C.E.I. ed all'Opus Dei: sempreché, ovviamente, non si voglia scomodare la Divina Provvidenza in persona.
Rimini, li 5 settembre 2006
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Luigi Tosti
tosti.luigi@alice.it
via Bastioni Orientali 38
47900 Rimini
mobile: 3384130312
telefono: 0541789323
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Nelle foto, il ministro Clemente Mastella e il giudice Luigi Tosti
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Fonte:

venerdì, settembre 15, 2006

 

Molte donne illibate partoriscono il figlio di dio

Gesù Cristo: favola e mito
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“Quelle qui di seguito elencate sono soltanto alcune delle antiche divinità, tutte precedenti la venuta del Messia cristiano:
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Gautama Buddha: nato dalla vergine Maya intorno al 600 a.C.
Dioniso: dio greco dato alla luce in una stalla da una vergine; trasformò l’acqua in vino.
Quirino: antico salvatore romano, nato da una vergine.
Attis: nato in Frigia dalla vergine Nana intorno al 200 a.C.
Indra: figlio di una vergine, nato in Tibet nel 700 a.C. circa.
Adone: dio babilonese nato dalla vergine Ištar.
Krishna: divinità indù, nata dalla vergine Devakī intorno al 1200 a.C.
Zoroastro: messo al mondo da una vergine nel 1500-1200 a.C.
Mitra: nato da una vergine in una stalla il 25 dicembre del 600 a.C. circa. La sua resurrezione veniva celebrata a Pasqua.
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A quanto pare i secoli hanno prodotto un buon numero di giovani illibate partorienti i figli di dio!”
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Tratto da “La chive di Hiram
di Christopher Knight e Robert Lomas
Mondadori Editore

mercoledì, settembre 13, 2006

 

Bambole di Gesù, Mosè e Ester, offrono versi biblici e abbracci

New York (AFP) – Il Gesù abbracciabile è solo una delle “bambole che ricambiano il tuo amore”, offerte da una coppia di fabbricanti di bambole bibliche di Boston che smerciano bambole di lusso “che uniscono divertimento e fede in un solo adorabile pacco a dimensione di bambino”. C’è anche il Mosè abbracciabile, che culla nelle sue braccia due cuscini a forma di tavole e recita tutti e dieci i comandamenti solo premendo un bottone sul davanti della sua veste marrone, che è legata con una cordicella. Cliff Rockwood ha detto che lui e sua moglie hanno iniziato il business dei “Santi Abbracciabili” per soddisfare un bisogno dei loro stessi figli: “è meglio che dare un fucile giocattolo” ha detto AFP. Queste bambole di 15cm volano via letteralmente degli scaffali “dando ad ogni altra bambola, o giocattolo che coccola, un bello smacco”, dice il loro sito web. “Ne abbiamo vendute più di quante ci aspettassimo” dice Rockwood, che ha 39 anni. La Ester abbracciabile, risplendente in porpora e con in testa una corona, dispensa filosofia dal libro della Bibbia che porta il suo nome “Dio aveva un piano per la mia vita, proprio come quello che ha per la tua”. Gesù concorda: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno può arrivare al Padre se non attraverso me” citando Giovanni 14:6. “I giocattoli possono essere divertenti e istruttivi allo stesso tempo. Perché non spirituali?” dice Rockwood, che fa le bambole in Cina e poi le manda in Australia, Canada e Nuova Zelanda. Il sito Web chiama le bambole “una sana alternativa agli orsacchiotti e ai peluches”. Sull’agenda ci sono le bambole di Jona, David e Noè, dice Rockwood.
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Traduzione di Silvia de Cataldo
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Jesus, Moses, Esther dolls offer Bible verses, hugs
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New York (AFP) - Huggable Jesus is just one of the "the dolls that love you back," offered by a couple of biblical doll-makers in Boston, who hawk plush dolls "that pack fun and faith into one lovable, kid-sized package." There is also Huggable Moses, who cradles in his arms two pillows like tablets and recites all Ten Commandments at the push of a button on the front of his brown robe, which is tied up with twine. Cliff Rockwood said he and his wife started their "Holy Huggables" business to fill a need of their own child: "I wanted her to have a doll that delivers a message of love and moral grounds." "It's better than giving a toy gun," he told AFP. The 15 centimeter (six inch) dolls are flying off the shelves, "giving every other doll and snuggle toy a run for its money," their website says. "We sold more of them than we thought we would," said Rockwood, 39. Huggable Esther, resplendent in purple and wearing a crown, shares philosophy from the book of the Bible bearing her name: "God had a plan for my life just like he has one for yours." Jesus concurs: "I'm the way, the truth and the life. No one can come to the father except through me," quoting John 14:6. "Toys can be fun and instructional at the same time. Why not spiritual?" said Rockwood, who makes the dolls in China and has shipped them to Australia, Canada and New Zealand. The website calls the dolls "a wholesome alternative to teddy bears and stuffed animals". On the drawing board: Jonah, David and Noah dolls, Rockwood said.

 

Dagli amici francesi Brights France per il giudice Luigi Tosti e contro la discriminazione

Grazie per il sostegno! Riceviamo e pubblichiamo
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(désolé ... c'est en français ...)
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Dott. Romano Prodi
Presidenza del Consiglio dei ministri
Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370
00186 Roma - Italia
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Monsieur le Président du Conseil,
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Il y a maintenant six mois, en février 2006, à notre initiative, des milliers de démocrates des cinq continents, s’adressaient à votre prédécesseur, le Dott. Silvio Berlusconi, en réaction à une décision de la section disciplinaire du Conseil Supérieur de la Magistrature d’Italie : le juge Luigi Tosti était suspendu de toutes ses fonctions et de son traitement. Cette instance avait été saisie par l’avocat général auprès de la Cour de Cassation et ajoutait cette sanction disciplinaire exceptionnelle à une condamnation pénale, en novembre 2005, à une peine de sept mois de prison difficilement compréhensible dans un pays civilisé: ces condamnations et sanctions faisaient suite au refus du Juge Luigi Tosti de continuer à se plier aux dispositions de la circulaire du 29 mai 1926, imposant la présence de crucifix dans les salles d’audience.
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Dans notre adresse à votre prédécesseur nous rappelions, en empruntant les mots du philosophe Henri Pena-Ruiz, les principes fondateurs de la laïcité institutionnelle et scolaire pour un état démocratique : "Certains hommes croient en un dieu. D'autres en plusieurs. D'autres se tiennent pour agnostiques et refusent de se prononcer. D'autres enfin sont athées. Tous ont à vivre ensemble. Et cette vie commune, depuis la première Déclaration des droits de l'homme, doit assurer à tous à la fois la liberté de conscience et l'égalité de droits." C’est ainsi que la laïcité, garantissant l’absolue liberté de conscience et d’expression par la séparation de la religion et de l’Etat, est clairement établie comme étant une condition nécessaire, même si bien évidemment non suffisante, de la démocratie politique.
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De nombreuses organisations démocratiques, défendant la liberté de conscience, se sont adressées par écrit à votre prédécesseur pour réclamer l’arrêt des procédures engagées par l’Etat italien contre le juge de Camerino. A notre connaissance, aucun accusé réception, ni a fortiori aucune réponse n’ont été apportées par la Présidence du Conseil.
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Aujourd’hui nous nous faisons donc les porte-parole de la centaine d’organisations locales, nationales et internationales, qui à l’instar de l’International Humanist and Ethical Union ou du Conseil Œcuménique de la Jeunesse en Europe, ont interpellé votre prédécesseur.
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Nous n’entendons pas nous ingérer dans ce qui est du ressort exclusif de la démocratie politique italienne ; il appartient au peuple italien et à lui seul de s’emparer, s’il le souhaite, avec ses organisations politiques, des exigences démocratiques de la laïcité institutionnelle et scolaire et de faire évoluer en conséquence les lois. Ainsi, sur le plan judiciaire et conformément aux lois en vigueur, le Juge Luigi Tosti, exerce et exercera auprès des différentes juridictions italiennes et de la Cour de Justice Européenne, l’ensemble des recours qui sont à sa disposition, et il nous trouvera à ses côtés autant qu’il le jugera nécessaire ou souhaitable.
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Par contre, au-delà des lois qui sont l’expression de la représentation nationale de la République Italienne, il est des questions qui sont de la responsabilité de l’exécutif, et donc, désormais, de votre responsabilité personnelle. Il en est ainsi des procédures qu’engage l’Etat Italien contre le Juge Tosti ; il en est ainsi des circulaires ministérielles ; il en est ainsi des sanctions disciplinaires prises à l’encontre du Juge Tosti.
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C’est donc solennellement et publiquement que nous nous adressons à vous pour que vous mettiez un terme à l’ensemble des procédures engagées par l’Etat Italien contre le Juge Luigi Tosti sur instruction de votre prédécesseur à la Présidence du Conseil, et que vous mettiez en œuvre l’ensemble des moyens qui sont mis à votre disposition par la Constitution Italienne pour réintégrer le Juge Tosti dans ses fonctions et traitement.
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Vous remerciant par avance de l’attention que vous aurez portée à notre courrier, et de celle que vous voudrez bien porter à nos demandes, nous vous prions de bien vouloir accepter, Monsieur le Président du Conseil, nos salutations les plus respectueuses.
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Bruxelles, Nantes, Paris, le 23 Août 2006
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Christian Eyschen (Paris)
Michel Naud (Nantes)
Johannès Robyn (Bruxelles)
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sabato, settembre 09, 2006

 

Quando il “pretofilo” si occupa di “violentariato”


“Lasciate che i pargoli vengano a me”. (Mc. 10,14).
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Pedofilia: arresti domiciliari a sacerdote
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Milano - Arresti domiciliari nella casa di un familiare per don Siro, il prete di un paese in provincia di Pavia che è stato sorpreso a Milano in atteggiamenti inequivocabili nella sua auto con un ragazzino rom di 13 anni. L'istanza di arresti domiciliari è stata presentata dall'avvocato Fabio Santopietro difensore del sacerdote durante l'udienza di convalida che si è tenuta davanti al gip Clementina Forleo. Il religioso ha sostanzialmente ammesso la dinamica dei fatti: il parroco avrebbe detto di essere stato in macchina con il ragazzino ma di non aver consumato la prestazione per la quale era stato gia' pattuito il prezzo. Don Siro ha anche dovuto giustificare la presenza di un gel lubrificante nella sua macchina, di preservativi e di una videocassetta pornografica nella sua abitazione parrocchiale. Il difensore ha ricordato pero' che il prete per anni si è occupato di volontariato per aiutare i carcerati e gli immigrati. (Agr) 08 set 2006.
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venerdì, settembre 08, 2006

 

I preti gay del Vaticano discutono su internet

Ecco il loro sito www.venerabilis.tk (*)
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Città del Vaticano - Il nome è in latino, il dominio è in Turchia e i navigatori stanno tutti in Vaticano. Si chiama
www.venerabilis.tk il sito gay della «fraternità omosessuale dei preti cattolici» che abitano le stanze del potere d’Oltretevere. E che si tratti di persone che maneggiano carte importanti emerge chiaramente dalla natura dei fatti a cui i navigatori fanno riferimento. Plurilingue, con il fondo dorato simile a quello in uso per il sito ufficiale della Santa sede, www.venerabilis.tk è regolato da un agguerrito «moderator», capace di individuare persino la professione degli anonimi interlocutori e di sparare giudizi senza appello. E si sussurra in Vaticano che tanto ardore gli abbia meritato un ottimo posto in una nunziatura del Nord America. (Angelo Custode) Panorama 07.09.2005.
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“E’ più facile che una testa di cazzo entri nella cruna di un ago che un prete nel suo paradiso”. Ennio Montesi (En. 2,6).
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ATTENZIONE:
Sembrerebbe che collegandosi al sito in oggetto, si intrufoli un dialer al proprio pc che fa saltare la connessione internet che farebbe partire una chiamata a tariffa costosa.
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(*) Nota pervenuta dall’amico Alberto:
Il dominio .TK non appartiene alla Turchia. Questa credenza è abbastanza diffusa in Italia, vista l’assonanza che si fa col nome della nazione (e che nessuno ha voglia di documentarsi… fa venire in mente un po’ il caso delle religioni). In realtà il dominio .TK appartiene alle Isole Tokelau, uno splendido arcipelago nel mezzo dell’oceano Pacifico sotto le dipendenze della Nuova Zelanda. Il dominio della Turchia è invece .TR. Tutti i domini .TK vengono gestiti da un’azienda americano-olandese.

giovedì, settembre 07, 2006

 

Il furore di Nietzsche, note di lettura su mito, religione e tragedia

di Sergio Martella
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È raro il caso che l’indagine della psicologia analitica estenda il metodo di interpretazione oltre i territori del mito e del caso clinico per applicarlo allo studio del paradigma religioso. Eppure non c’è maggior suggestione formativa dell’educazione religiosa. La pedagogia ispirata al credo cristiano occupa una posizione egemone nella trasmissione di valori affettivi e morali nella personalità dei giovani. Trovo auspicabile che la divulgazione scientifica dedichi maggiore attenzione a questo tema, che resterebbe, altrimenti, escluso dallo sguardo dell’indagine, al punto da rasentare il sospetto di rimozione. I contenuti del messaggio pedagogico e morale dovrebbero essere messi al vaglio degli studiosi, senza omissioni o reticenze per il timore di una ingerenza di campo.
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Lo studio della personalità e dell’opera di Friedrich Nietzsche è un esercizio esemplare per approfondire i temi della sensibilità umana di fronte alle premesse formative del destino e alle conseguenze sull’esistenza del soggetto. La filosofia ha posto, infatti, le premesse più significative al sorgere della psicoanalisi. I temi dell’istinto, del femminile, della religione e del destino sono affrontati in questo testo dedicato a Nietzsche e al confronto con la tradizione intellettuale europea. Razionalità e suggestione affettiva concorrono con dinamiche diverse nella determinazione dell’Io, fin dalla più tenera età. L’educazione religiosa incide altrettanto profondamente sullo sviluppo della personalità e del destino. In proporzione al ruolo egemone, la chiesa è responsabile del clima di degrado o di civiltà. Il racconto cristiano non è una mera rappresentazione dei moti della pulsione umana nella contraddittoria valenza di aggressività e affetto; non è, quindi, semplice abreazione (ritorno del rimosso nella coscienza); pone, invece, l’apologia del valore del sacrificio come reiterazione del messaggio, in chiave implicita di fede: lo prescrive.
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La religione si contrappone di fatto all’indagine della psicologia e della psicoanalisi esercitando il controllo suggestivo del credo sulla sfera della sessualità, sulla natura della relazione tra figli e genitori nella fase costituente della personalità del soggetto e, poi, con l’assunzione di proprietà del ruolo di generazione. L’importanza delle dinamiche dell’individuazione è tale da coinvolgere e condizionare ogni ulteriore riuscita del soggetto nelle sue relazioni mature, fino a connotare la forma sociale stessa della civiltà. L’economia degli affetti si lega, infatti, all’intera gamma dell’economia delle relazioni sociali. Il ciclo di sfruttamento economico svela la natura di controllo del conflitto affettivo tra generazioni: il possesso (pos-sesso) è il sesso di incesto che detiene il potere e ritarda o impedisce l’avvicendamento del ruolo sessuale. E’ il labirinto del Minotauro risolto dall’arguzia di Arianna e dell’audacia di Teseo. Nel cristianesimo la liberazione è invece subordinata all’obbedienza assoluta; si decreta la morte quale condizione del distacco e di rinascita alla vita; il debito del parto-creazione è preponderante rispetto al diritto all’autonomia sessuale: innanzitutto nella figlia Maria. La figlia cristiana è succube del potere egemone della Grande Madre, nell’accezione junghiana, o della matrigna, la strega della letteratura popolare che, nella fattispecie di Spirito Santo ingloba vita e sesso della figlia come fosse la continuazione del proprio. Maria è madre a sua volta, ma del tutto priva del suo ruolo: non ha un amante, che pure era concesso alla figlia Eva della tradizione ebraica; l’attributo sessuale è scisso in Maria Maddalena, meretrice. Al contrario di Eva, che assumeva sul proprio sesso la maledizione di invidia del creatore-madre con l’invettiva velenosa di doglie e dolore, Maria resta del tutto esclusa dalla realtà fisiologica della procreazione. Il motivo? Il potere di partorire in libertà e autonomia renderebbe la giovane donna pari e superiore all’egemonia della sua stessa madre! Il creatore-madre anticipa, ingloba e controlla la nascente attraenza della figlia, muta l’attualizzarsi della generazione in de-generazione. Il frutto del concepimento non appartiene a Maria: le è negata la proprietà che le spetta per diritto di ruolo naturale. Non occorre una specifica esperienza clinica per constatare che il nato non desiderato nasce segnato da un destino di sofferenza e di rifiuto. Nascere in una stalla o dinanzi a un cassonetto è la coerente realtà di chi non è voluto. La figura femminea del Cristo, sfigurato, affetto da stimmate di sangue (la ferita nel costato, da cui è nata Eva) rappresenta la sofferenza della stessa madre (alienazione, ingiustizia e ferita sessuale). Mors tua vita mea, il sacrificio del debole rende possibile la reiterazione del sistema degenere di controllo sulla generazione. Il martirio sadico del figlio è l’oggettivazione necessaria per dare corpo e voce all’infelicità della donna! L’icona mistica del Cristo in croce reca l’implicita (ma potrebbe essere più esplicita?) asserzione del diritto da parte del genitore-dio (la trinità familiare) di votare alla sacralità del martirio (ma-sacro) l’esistenza del figlio. Concepito per essere ucciso! Il colmo è che si fraintende tutto questo per “amore”. La coppia di identificazione sado-masochista esercita un perverso fascino sui giovani e sulle donne di ogni tempo. Ne L’Anticristo, Nietzsche non si fa scrupolo di demolire la mistica della morte nel figlio cristiano: Fare di Gesù un eroe! ...qui cadrebbe invece a proposito una parola ben diversa, la parola: idiota!
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La tragedia nell’opera e nella biografia di Nietzsche aprono ad una consapevolezza inusuale nella generale reticenza dell’intellettualità europea. C’è del marcio nella vecchia Europa: a differenza della grande tradizione del Greci, l’Occidente non ha risolto l’enigma dell’origine fisiologica, familiare e sessuale del potere e dell’ingiustizia.
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Sergio Martella
“Il furore di Nietzsche - La nascita dell’eroe e della differenza sessuale”
Edizioni Cleup, Padova, 2005.
Il testo è corredato da nove tavole a colori del pittore milanese Carlo Adelio Galimberti.
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Friedrich Nietzsche, eroe tragico e geniale, è un interprete emotivo, quasi femminile, che sovverte i canoni accademici della cultura europea. Pochi personaggi hanno suscitato, al pari di lui, entusiasmi di identificazione tali da originare radicali falsificazioni del suo pensiero. Cultore della laicità dei Greci, nemico del nazionalismo e di ogni razzismo, ostile agli stereotipi tedeschi, ancora oggi è imputato di essere l’ispiratore dell’ideologia nazi-fascista. Egli è il solo, in realtà, che abbia denunciato la profonda mala fede dell’Occidente. La sua follia e la sua morte rispecchiano lo stesso enigma che fu di Amleto.
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Sergio Martella (Magione, 1956), psicologo psicoterapeuta, dal 1993 svolge incarichi di insegnamento per l’Università di Padova. È autore di ricerche di psico-oncologia. Ha pubblicato il saggio: Pinocchio eroe anticristiano. Il codice della nascita nei processi di liberazione, Sapere Edizioni, Padova, 2000.
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mobile 3283841536
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citando il nome dell’autore e riportando questa scritta.
Fonte:

 

Vietare ai "negri" l'accesso nelle scuole italiane

commento del giudice Luigi Tosti ad una sentenza del TAR
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Ultima "chicca", cioè la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia, Sezione distaccata di Brescia, che, decidendo sul ricorso proposto nel 1992 (15 anni fa!) dall'insegnante Lazzarini Angelo, ha sancito la legittimità della "consuetudine" dell'esposizione del crocifisso nelle scuole, quando essa sia "condivisa dai funzionari e dai cittadini" e "rafforzata dalla decisione di alcuni genitori di ritirare i figli dalla scuola nel caso di mancato ristabilimento della consuetudine".
Facendo un esempio parallelo, sarebbe come dire: la "consuetudine di vietare ai "negri" l'accesso nelle scuole italiane è da ritenere legittima, quando essa sia condivisa dal Preside, dagli insegnanti e dai genitori degli alunni e, anzi, rafforzata dalla decisione di alcuni genitori di razza bianca che hanno minacciato di ritirare i loro candidi pargoletti nell'ipotesi in cui si consenta agli "sporchi" bambini "negri" di frequentare la scuola".
I miei personalissimi complimenti al TAR bresciano.
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via Bastioni Orientali 38 - 47900 Rimini (Italia)
obile: 3384130312
telefono: 0541789323
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Nella foto, il giudice Luigi Tosti
Fonte:
http://nochiesa.blogspot.com
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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
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Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia Sezione staccata di Brescia ha pronunciato la seguente
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SENTENZA
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sul ricorso n. 113/1992, proposto da
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LAZZARINI ANGELO,
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rappresentato e difeso dall’Avv. Mario Moneghini, con domicilio eletto presso il suo studio in Brescia via Solferino 48;
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contro
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DIREZIONE DIDATTICA DI GAVARDO,
:
in persona del direttore didattico pro tempore, costituitasi in giudizio, rappresentata e difesa dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato, con domicilio eletto presso la sede dell’Avvocatura in Brescia via S. Caterina 6;
:
per l'annullamento
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del provvedimento del direttore didattico del 21 novembre 1991 riguardante l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche;
Visto il ricorso con i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca;
Viste le memorie prodotte dalle parti a sostegno delle proprie difese;
Visti gli atti tutti della causa;
Designato quale relatore alla pubblica udienza del 15 luglio 2005 il dott. Mauro Pedron;
Uditi i difensori delle parti;
Ritenuto in fatto e in diritto quanto segue:
:
FATTO
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Il ricorrente ha prestato servizio in qualità di insegnante presso la scuola elementare di Vallio Terme nel corso dell’anno scolastico 1991-1992. Nello svolgimento dell’attività didattica ha dedicato una parte del tempo allo studio e alla conoscenza delle varie religioni. In alcune occasioni durante le ore di lezione di sua competenza il ricorrente ha rimosso il crocefisso dalla parete dell’aula. Secondo il ricorrente la rimozione era giustificata dalla necessità di appendere alle pareti il materiale elaborato dagli studenti in relazione allo studio delle religioni. Il direttore didattico dopo un’ispezione ha ordinato al ricorrente il 21 novembre 1991 di interrompere il proprio atteggiamento e di non rimuovere ulteriormente il crocefisso. Il ricorrente ha ottemperato ma con atto notificato il 16 gennaio 1992 e depositato il 29 gennaio 1992 ha impugnato l’ordine del direttore didattico formulando le seguenti censure:
- eccesso di potere per ingerenza nell’attività didattica;
- violazione del principio di laicità dello Stato desumibile dagli art. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione.
Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca si è costituito in giudizio chiedendo la reiezione del ricorso.
All’udienza del 15 luglio 2005 il ricorso è stato trattenuto in decisione.
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DIRITTO
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Il ricorso riguarda il problema dell’affissione del crocefisso nelle aule scolastiche. Il ricorrente, insegnante in una scuola elementare, ha impugnato il provvedimento con il quale il direttore didattico il 21 novembre 1991 gli ha ordinato di ricollocare il crocefisso e di astenersi per il futuro dal rimuoverlo durante le ore di lezione.
1. L’Amministrazione scolastica costituendosi in giudizio ha eccepito preliminarmente l’inammissibilità del ricorso per mancata notifica ad almeno uno dei controinteressati. Questi sarebbero da individuare nei genitori e negli insegnanti contrari all’iniziativa del ricorrente.
L’eccezione non può essere accolta. La posizione del ricorrente contraria all’affissione del crocefisso è stata effettivamente discussa nel consiglio di interclasse del 15 novembre 1991 alla presenza degli insegnati del plesso e dei rappresentanti dei genitori. Tutti i partecipanti alla riunione tranne il ricorrente si sono dichiarati favorevoli al mantenimento del simbolo religioso nelle aule. Questa circostanza tuttavia non trasforma i soggetti con opinioni diverse dal ricorrente in controinteressati rispetto al provvedimento impugnato. La decisione finale sulla ricollocazione del crocefisso, benché formulata dal direttore didattico, è stata assunta dopo il pronunciamento del consiglio di interclasse. Tale organo per la sua ampia base rappresentativa è dotato di competenza generale sui rapporti tra i soggetti che operano all’interno della scuola (art. 5 comma 8 del Dlgs. 16 aprile 1994 n. 297). Quanti facevano parte del consiglio di interclasse hanno quindi contribuito a formare la posizione istituzionale della scuola, il che esclude la presenza di un interesse individuale contrario a quello fatto valere dal ricorrente mediante l’impugnazione.
Per quanto riguarda poi i genitori che non facevano parte del consiglio di interclasse, alcuni dei quali hanno minacciato di ritirare i figli dalla scuola in caso di rimozione del crocefisso (manifestazione di intenti esposta in una nota del 20 novembre 1991), il contrasto rispetto alla linea dell’insegnante implica un mero interesse di fatto alla conservazione del provvedimento impugnato. Quest’ultimo d’altra parte non prende in esame la posizione di alcuni soggetti particolari e non identifica i beneficiari dell’ordine di ricollocazione del crocefisso. Il ricorrente non era quindi in grado di individuare con precisione l’esistenza di eventuali controinteressati.
2. Il primo motivo è finalizzato a tutelare la libertà di insegnamento, che sarebbe stata compromessa dall’ingerenza del provvedimento impugnato nell’attività didattica del ricorrente. In particolare il ricorrente avrebbe avuto come obiettivo didattico uno studio sulle diverse religioni, nell’ambito del quale gli studenti sarebbero stati invitati a realizzare direttamente alcuni simboli religiosi.
La tesi non appare condivisibile. Come chiarito dal direttore didattico nella nota di controdeduzioni del 13 febbraio 1992 questo tema non è stato individuato da nessun documento di programmazione e non risulta neppure dal registro di classe del ricorrente, che alla data del 29 gennaio 1992 (quindi dopo il provvedimento oggetto del presente ricorso) non era ancora stato compilato. Mancano anche riscontri del lavoro svolto in classe dagli studenti per la realizzazione di simboli religiosi. Non risulta quindi che il direttore didattico abbia impedito al ricorrente di condurre in autonomia un programma di insegnamento definito in modo chiaro e portato a conoscenza degli organi scolastici.
3. Con il secondo motivo il ricorrente sostiene che l’affissione del crocefisso violerebbe il principio di laicità dello Stato posto dagli art. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione. La tesi non può essere condivisa, con alcune precisazioni.
3.1 Occorre premettere che l’affissione del crocefisso nelle aule scolastiche è prevista in norme regolamentari. Per le scuole medie dispone l’art. 118 del RD 30 aprile 1924 n. 965, per le scuole elementari l’art. 119 del RD 26 aprile 1928 n. 1297 (che rinvia agli arredi indicati nel successivo allegato C). Secondo l’ordinanza della Corte costituzionale n. 389 del 15 dicembre 2004 queste norme non hanno un puntuale fondamento legislativo e non costituiscono specificazione delle disposizioni sull’arredamento e sul materiale didattico ora riprodotte negli art. 159 e 190 del Dlgs. 297/1994.
3.2 Le citate norme regolamentari sono ormai superate dai principi del nuovo concordato tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sottoscritto il 18 febbraio 1984 e ratificato dalla legge 25 marzo 1985 n. 121. In particolare è rilevante l’art. 1 del protocollo addizionale, che chiarisce il concetto di separazione tra l’ordinamento statale e quello della Chiesa (si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano). Con riferimento all’ambito scolastico può inoltre essere richiamato l’art. 9 dell’accordo, che individua la religione cattolica come materia di insegnamento nelle scuole pubbliche riconoscendo a ciascuno il diritto di avvalersi o non avvalersi di tale insegnamento nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori.
Le istituzioni pubbliche e in particolare quelle scolastiche non possono quindi scegliere di rendersi identificabili attraverso simboli religiosi, i quali anche quando esprimono messaggi universali appartengono pur sempre alla sfera della coscienza e delle libere scelte individuali.
3.3 Occorre peraltro considerare che lo stesso accordo tra la Repubblica italiana e la Santa Sede all’art. 9 punto 2 contiene un significativo riconoscimento del valore storico della religione maggioritariamente praticata nel territorio nazionale (la Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano …). Questo riconoscimento giustifica l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, ma può essere utilizzato anche come criterio per regolare quelle situazioni in cui la visibilità dei simboli religiosi all’interno degli edifici scolastici (e pubblici in genere) fa parte di consuetudini radicate. A tali consuetudini può essere data rilevanza finché sono condivise da quanti utilizzano gli edifici pubblici, includendo nel numero non solo i funzionari ma anche i cittadini che abbiano un qualche collegamento con l’attività svolta all’interno dei suddetti edifici. L’estensione dei soggetti interessati vale in modo particolare nel settore della scuola, dove gli studenti e i loro genitori non sono semplici fruitori di un servizio ma componenti della comunità scolastica (art. 3 del Dlgs. 297/1994). L’autonomia sempre maggiore riconosciuta alle singole istituzioni scolastiche (DPR 8 marzo 1999 n. 275) conferma che la soluzione del problema dei simboli religiosi tradizionalmente esposti deve essere trovata all’interno di questi ambiti attraverso il coinvolgimento (negli appositi organismi collegiali) di insegnanti, studenti e genitori.
3.4 Nel caso in esame il consiglio di interclasse si è espresso chiaramente a favore del mantenimento del crocefisso nelle aule scolastiche. Questo orientamento è stato in qualche modo rafforzato dalla decisione di alcuni genitori di ritirare i figli dalla scuola nel caso di mancato ristabilimento della consuetudine. Di fronte alla sensibilità manifestata da un’ampia maggioranza della comunità scolastica a difesa di valori che sono in origine religiosi ma hanno anche un rilievo storico (nel senso chiarito dall’art. 9 punto 2 dell’accordo tra la Repubblica italiana e la Santa Sede) il principio di laicità invocato dal ricorrente non può conseguire l’obiettivo di modificare unilateralmente la situazione.
Il ricorso deve quindi essere respinto. Per quanto riguarda le spese di giudizio la complessità di alcune questioni consente l’integrale compensazione tra le parti.
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P.Q.M.
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il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia Sezione staccata di Brescia, definitivamente pronunciando, respinge il ricorso.
Le spese sono integralmente compensate tra le parti.
Così deciso, in Brescia, nella camera di consiglio del 15 luglio 2005, con l'intervento dei Signori:
Francesco Mariuzzo - Presidente
Gianluca Morri - Giudice
Mauro Pedron - Giudice relatore est.
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NUMERO SENTENZA
603 / 2006
DATA PUBBLICAZIONE
22 - 05 - 2006

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