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mercoledì, febbraio 22, 2006

 

Il parroco chiede al sindaco di togliere le immagini sacre dal sito del Comune

Continua la guerra fra Don Camillo e Peppone a Santa Domenica Talao (Cosenza)
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di Francesco Cirillo
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Eravamo abituati a lotte, per fortuna solo giudiziarie, fra laici e cattolici, riguardo alla presenza di crocifissi nelle aule delle scuole e negli ospedali. I laici, non solo coloro che credono in un'altra religione, pensano che in una società multietnica, come è la nostra i simboli delle religioni vadano tolti. Fino ad oggi non lo hanno pensato così diversi giudici che hanno invece condannato chi questi simboli e in particolar modo i crocifissi volevano toglierli. A pagarne le spese, recentemente è stato il giudice di Camerino Luigi Tosti, recentemente sospeso dal Consiglio superiore della magistratura per essersi rifiutato di tenere le udienze qualora in aula fosse esposto il crocifisso. A Santa Domenica Talao succede invece il contrario. Il parroco Don Luciano in guerra con il sindaco della Margherita Salvatore Paolino, non vuole che sul sito del Comune appaiano immagini sacre e fa riferimento ad una nota della Diocesi perché vengano tolte. Così recita la nota: “Oggetto: riproduzioni immagini sacre sul sito internet del Comune di Santa Domenica Talao. Egr. Signor Sindaco, In data 22.06.2002. L’Ufficio Diocesano Arte Sacra e Beni Culturali Ecclesiastici ha trasmesso a tutti i sindaci della Diocesi, le norme per la riproduzione e il prestito dei beni di proprietà ecclesiastica. Tali norme, emanate dalla Conferenza Episcopale Calabra, riflettono le norme statali relative alla tutela del patrimonio storico — artistico, quelle sul diritto d’autore, l’Accordo di Revisione del Concordato firmato nel 1984 e l’intesa per i Beni Culturali del 1996. Esse stabiliscono che “la riproduzione anche fotografica e l’utilizzo di opere di proprietà degli Enti Ecclesiastici devono essere debitamente autorizzate”. Visto che sul sito del Comune di Santa Domenica Talao, sono riprodotte opere appartenenti a questo ente Considerato che questo Ente ovvero la Commissione Diocesana non ha rilasciato alcuna autorizzazione a l’utilizzo di immagini di opere dì sua proprietà e che pertanto il loro utilizzo è da considerarsi illegittimo CHIEDO l’immediata eliminazione dal sito del Comune di Santa Domenica Talao delle immagini di opere o immobili di proprietà dell’Ente Giuridico Parrocchia San Giuseppe di cui sono legale rappresentante INVITO la S.V. a volersi munire delle prescritte autorizzazioni nei modi descritti dalla citata circolare AVVISO che in difetto tutelerò i diritti dell’ Ente anche in sede giudiziaria. Con i dovuti ossequi.”
E il sindaco accetta subito “l’invito” togliendo dal sito tutte le immagini sacre, scrivendo così su ogni foto eliminata: ABUSIVA- C'ERA UNA FOTO DEL CAMPANILE, C'ERA UNA FOTO DEL SANTO PATRONO IN PROCESSIONE, C'ERA UNA FOTO DEL PROSPETTO FRONTALE DELLA CHIESA, C'ERA UNA FOTO DELL'INTERNO DELLA CHIESA, C'ERA UN PRIMO PIANO DELLA STATUA DEL NOSTRO SANTO PATRONO SAN GIUSEPPE, C'ERA UNO SCORCIO DELLA CHIESA DI SANTA DOMENICA. In più aggiunge questa nota.
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“In data odierna riceviamo nota del Parroco Luciano Losardo della Parrocchia San Giuseppe di questo Comune, con la quale ci chiede «...l'immediata eliminazione dal sito del Comune di Santa Domenica Talao delle immagini di opere o immobili di proprietà dell'Ente Giuridico Parrocchia San Giuseppe di cui sono legale rappresentante», alla quale per ovvi motivi politici-amministrativi decidiamo di attenerci in attesa, però, delle opportune verifiche. Pertanto le foto del nostro Patrono San Giuseppe e della chiesa, già presenti da tempo nella pagina foto, saranno oscurate così per come richiesto da Luciano Losardo”.
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Questa nota dell’Ufficio Diocesano potrebbe essere proprio la risoluzione che i laici aspettavano da tempo. Nel senso che in questo modo i crocifissi possono essere, tolti, non esistendo domande a proposito da parte di nessuno, (quale sindaco era a conoscenza di questa direttiva?) e solo chi li vuole esporre, ne farebbe esplicita domanda. Il sindaco di Santa Domenica, per esempio intanto potrebbe far togliere tutte le immagini sacre esistenti nel proprio Comune, nella scuola, negli edifici aperti al pubblico, aspettando che in seguito i singoli enti ne facciano esplicita richiesta all’Ufficio diocesano.
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Dando così la possibilità a chi gestisce enti pubblici di fare richiesta o meno di tali esposizioni. Ma è chiaro che a Santa Domenica non c’è una lotta in questi termini. Tutto parte da quando Don Luciano apre un Circolo parrocchiale in tre stanze adiacenti alla Chiesa Madre di San Giuseppe. Locali dove sarebbe dovuto sorgere il Museo dell’Arte Sacra finanziato dalla Comunità Montana di Verbicaro per la somma di 50 milioni di vecchie lire ed approvato dalla giunta comunale il 13 dicembre del 1999. Evidentemente Don Luciano non è convinto dell’istituzione di tale Museo ed intanto si getta sulla sala giochi. Già perché per il sindaco Paolino non si tratta di un circolo parrocchiale ma di una vera e propria sala giochi sprovvista di tutti i permessi necessari. E la chiude. Da qui scoppia il finimondo. Don Luciano il giorno dopo l’ordinanza di chiusura, il 10 novembre 2004, fa fuoco e fiamme e fa partire la sua crociata. Don Luciano in una nuova lettera diretta al Sindaco chiede, sempre a proposito di agibilità se anche la Chiesa può essere dichiarata agibile dal momento che la stessa ne è sprovvista. Don Luciano, è oramai un fiume in piena e scrive finanche una denuncia contro l’atto del Sindaco anche al Procuratore della Repubblica di Paola, ai carabinieri di Scalea, al Presidente della Repubblica, al Ministro degli Interni, al Prefetto ed al vescovo della Diocesi. E la Procura della Repubblica di Paola nell’agosto scorso informa il sindaco di essere oggetto di indagine per la querela presentata dal prete. “Evidentemente la querela vorrebbe distogliere l'opinione pubblica dalla verità raccontata, pubblicamente da chi scrive in data 25 giugno u. s.; - scrive il sindaco Paolino - data in cui, per la prima volta, ed ufficialmente sono state dette, alla cittadinanza, le verità sulla vicenda sala giochi della parrocchia gestita da don Luciano Losardo. Da parte nostra ci diciamo assolutamente sereni, in quanto, il prete, - continua il sindaco Paolino- non ha motivo alcuno di dolersi e che nessun reato è stato perpretato a suo danno. Ci diciamo assolutamente sereni del corso delle indagini e fiduciosi dell'attività degli organi inquirenti. A margine della vicenda, per la prima volta, - dice il sindaco - lo scrivente si sente di esternare questa considerazione: come può un sacerdote che deve, col suo ministero, infondere carità, umiltà ed amore difendersi (in verità attaccare!) sempre con carta bollata e comizi pubblici? Riteniamo che il tempo della permanenza a Santa Domenica Talao sia trascorso. Riteniamo che chi debba decidere su tale vicenda bene faccia a prendere una serena decisione del resto lo scontro politico a Santa Domenica Talao, grazie a don Luciano Losardo ed alla sua intensa "attività politica", è diventato uno scontro senza quartiere, senza riserve: uno scontro sociale che non risparmia nessuno. Non viviamo più serenamente la nostra quotidianità!!”
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Come finirà lo scontro? Non lo sappiamo. Di certo sappiamo che il sindaco non intende recedere di un solo centimetro, così il parroco, mentre l’unico che potrebbe fare da paciere, il vescovo di San Marco, se ne sta in disparte nella sua San Marco Argentano.

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